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Civitavecchia, 2018 - Processione di Santa Fermina (ph. B. Myftari) Civitavecchia, 2018 - Processione di Santa Fermina (ph. B. Myftari)

#LACULTURANONSIFERMA #LAFESTANONSIFERMA. Sguardi incrociati, cronaca di una festa. Santa Fermina, un’eredità alle nuove generazioni di Bianka Myftari

Le feste hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale attraverso cui la comunità dialoga con l’esterno, creando relazioni. La festa esprime in un quadro modificato l’aspetto sacrale, i rituali, e soprattutto il valore patrimoniale di cui le comunità sono sempre più consapevoli. Le feste, in particolare quelle patronali, si legano con l’identità stessa del luogo e delle persone, come Santa Fermina, Santo Patrono dei Naviganti, di Amelia e di Civitavecchia. Ad Amelia si festeggia il 24 Novembre, a Civitavecchia il 28 aprile. 

La prima processione della santa, che unisce due località, è datata nel 1647, anno in cui la comunità civitavecchiese vedeva esaudito il secolare desiderio di ricevere dalla Chiesa di Amelia alcune reliquie della comune Patrona. Per questa occasione veniva organizzata per la prima volta una grande festa. Oggi, la festa si compone di vari eventi sia religiosi che laici che culminano con due processioni: terrestre e via mare. L’aspetto laico della festa varia nel corso degli anni, facendo emergere come la riproposizione e la reinvenzione siano caratteristiche peculiari delle feste mariane civitavecchiesi, rivolte soprattutto ai più giovani.

Diario di campo, aprile 2019
La domenica del 28 aprile è la giornata più sentita e attesa da gran parte della città, rappresenta il culmine di un intero anno di lavoro per il comitato che organizza la festa, e che raccoglie l’interesse e l’impegno della maggior parte della popolazione. All’alba del 28 aprile parto per Civitavecchia, città portuale aperta sul mar Tirreno, la cui storia è legata alla marineria e al commercio, ed è conosciuta fin dai tempi antichi come porto di Roma. Era una giornata chiara e serena, con il mare calmo e una temperatura gradevole. Camminavo a passo spedito per partecipare in tempo alla messa che si svolge nella piccola cappella di Santa Fermina all’interno della fortezza portuale Forte Michelangelo. La città si sveglia con il suono della Banda musicale “Giacomo Puccini” che percorre tutte le vie cittadine, segna il preludio dei festeggiamenti patronali. La prima messa inizia per le 08.30.
Questo rito rientra in quell’insieme di pratiche e conoscenze che formano i modelli culturali di una data società e svolgono una funzione di trasmissione di valori e norme, di riconoscimento di identità e coesione sociale. Durkheim analizza i riti religiosi come momenti di estasi collettiva nei quali, attraverso l’identificazione dell'oggetto di culto, viene rafforzata la coesione sociale tra i membri. Dopo la celebrazione eucaristica, ci dirigiamo verso la Cattedrale dove si svolgerà l’offerta del Cero da parte della comunità di Amelia preceduta dal trentacinquennale Corteo Storico amerino, che fa capo al prestigioso Ente Palio dei Colombi, composto da circa duecento persone tra tamburini, sbandieratori e costumanti appartenenti alle varie contrade della città umbra. Le celebrazioni continuano con il corteo storico delle cinque contrade di Amelia, Collis, Crux, Valli, Posterola e Platea che sfila per la città con costumi dell’epoca trecentesca romana, dando vita insieme al gruppo di sbandieratori ad un vero e proprio insigne riconoscimento alla Santa Patrona. Per gli amerini la festa e molto sentita non solo perché per un giorno evocano i personaggi del medioevo, ma per partecipare attivamente ed essere parte della tradizione cittadina. Ci sono molti giovani che da molti anni fanno parte delle contrade amerine partecipando attivamente alle cerimonie tradizionali come la festa della comune Patrona Fermina ad Amelia e Civitavecchia, sia anche alle altre celebrazioni come il Palio dei Colombi, una singolare rievocazione in costume che si svolge secondo quanto contenuto negli Statuti Comunali trecenteschi del 1346. In occasione del Palio, ciascuna contrada di Amelia scende in campo con un balestriere, un cavallo e un cavaliere.
Tra le file degli sbandieratori ci sono anche i bambini. Il gruppo degli sbandieratori costituiscono un’antica tradizione ad Amelia che viene tramandata da generazione in generazione; è importante condividere e portare avanti la tradizione, perché questi valori non scompaiano mai. A questi ragazzi gli viene insegnato a custodire la tradizione, un’esperienza fondatrice e dai caratteri basilari del proprio stare al mondo.

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Civitavecchia, 2019 - Piccoli sbandieratori mentre si esibiscono davanti alla comunità (ph. B. Myftari)

Un momento di particolare interesse è il pranzo che il comitato offre dopo la messa pontificale a tutta la comunità amerina venuta a Civitavecchia per i festeggiamenti della comune Patrona. Il cibo è legato al momento festivo della commensalità fra gli uomini, è un momento intimo e allo stesso tempo collettivo. Il cibo a saperlo leggere, è un libro di memoria e, se ci si viene dalla terra in cui siamo nati, è anche un pezzo della nostra infanzia e della nostra storia. I prodotti alimentari sono innegabilmente la caratterizzazione di un territorio, in cui le varie popolazioni hanno affermato la propria identità e il diritto all’esistenza. Quindi storia del cibo, ma anche la storia nel cibo. E in questa prospettiva non poteva mancare il prodotto che rappresenta di più Civitavecchia, il pesce, territorio di pescatori, parte fondamentale della tradizione. Questo incontro annuale, diventato un rito tra gli abitanti di Amelia e di Civitavecchia è un’occasione per rinsaldare il gemellaggio tra le due città. Liberalità e gratitudine sono inseparabili e vengono esercitate palesemente nelle feste, in tanti aspetti che mi limito a menzionare sommariamente: donare il proprio tempo, le proprie capacità, una parte dei propri beni; donare la propria cordialità e gioia, esercitare l’ospitalità, dedicarsi agli altri, e tutto questo porta a accogliere con riconoscenza i gesti ospitali, i trattamenti di riguardo e quel che gli altri hanno donato, in senso ampio, per la buona riuscita della festa. La festa, pertanto, è un’occasione privilegiata per vivere e curare la trasmissione intergenerazionale, così importante per la crescita personale e sociale.
Nel primo pomeriggio, davanti alla Cattedrale comincia il raduno dei cortei storici di Civitavecchia e di Amelia, del gruppo dell’Ordine di Malta, Marinai d’Italia, pro-loco Civitavecchia, di tutte le associazioni, delle confraternite civitavecchiesi e amerine.

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Civitavecchia, 2019 - Bambine vestite con il costume iconografico della Santa (ph. B. Myftari)

Al corteo partecipano anche diversi gruppi boy scout della città. Una particolare menzione alle famiglie che con tanta tenerezza hanno curato la partecipazione alla processione delle bambine vestite con il costume iconografico della Santa. Questa nuova tradizione si è inserita da poco nell’uso locale grazie al nuovo presidente del Comitato, Ombretta del Monte, decisa a far rivivere non solo la tradizione ma anche creare nuovi costumi che siano parte di un nuovo rito festivo. All’interno della Cattedrale i portatori di Santa Fermina finiscono gli ultimi preparativi e controllano che la macchina a spalla non abbia problemi durante la processione percorrendo le vie storiche della città.

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Civitavecchia, 2019 - La statua di S. Fermina esce in processione (ph. B. Myftari)

Aprono il corteo i membri del comitato, proseguendo con le autorità locali civitavecchiesi e amerine, le autorità civili e militari. Dalla Cattedrale esce la statua di Santa Fermina che viene portata sulle spalle dai portatori vestiti da marinai, che sono il simbolo della santa perché sono coloro che “portano” sulle spalle il peso della devozione. In processione vengono portati anche le reliquie della santa. Nel corso della processione si procede con l’accensione di un cero devozionale da parte della staffetta podistica proveniente da Amelia, davanti al monumento della Patrona che si trova all’ingresso della fortezza Forte Michelangelo. La statua di Santa Fermina arrivata al porto, è accolta dalle sirene delle navi. Questo momento è particolarmente difficile per i portatori, ci vuole tanta pazienza e lucidità perché la santa viene spostata dalla banchina al rimorchiatore per intraprendere la processione via mare presso le acque portuali. I rimorchiatori sono accompagnati dalla Guardia Costiera, Capitaneria del porto, i marinai e i pescatori. Tutti salutano la santa suonando contemporaneamente le sirene, mentre il vaporetto si allontana dalla banchina davanti si aprono due prospettive, da un lato il panorama della città splendente dalle luci del tramonto, dall’altro l’orizzonte, l’infinito blu. Un fedele grida “evviva Santa Fermina”, in quel momento sembra di entrare in un'altra dimensione, forse e anche questo un legame intimo con il divino, la necessità aggrapparsi come i marinai, a un credo. Dopo il giro in porto, il corteo religioso riprende il cammino per tornare in Cattedrale per celebrare un’ultima messa e raccogliersi in preghiera da tutti i devoti.

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Civitavecchia, 2018 - Processione via mare (ph. B. Myftari)

La ricerca sulla Processione di Santa Fermina è stata svolta nell'ambito del lavoro di tesi per la Scuola di Specializzazione in Beni demoetnoantropologici dell'Università La Sapienza di Roma. 

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