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LUCIGRAFIE

LUCIGRAFIE

L’attenzione dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale nei confronti di Gubbio e delle infinite stratificazioni e declinazioni del suo patrimonio culturale, nasce nel lontano 1911, quando Lamberto Loria, mitico fondatore della nostra istituzione e dell’interesse verso quello che oggi chiamiamo patrimonio immateriale, volle con tutta la sua determinazione esporre i Ceri di Gubbio nella Mostra di Etnografia Italiana organizzata nell’ambito dei festeggiamenti per il cinquantenario dell’Unità d’Italia.

Quegli stessi Ceri, i mezzani costruiti nel 1894, esposti nelle sale del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Museo delle Civiltà, sono stati i protagonisti di una memorabile iniziativa di repatriation che li ha visti tornare a Gubbio nel 2017 in occasione della mostra “L’ultima muta”, realizzata sulla base di un approfondito studio dei carteggi conservati presso l’Archivio Storico dell’ICPI.

Ai documenti visivi, raccolti nel corso di moltissime rilevazioni etnografiche realizzate dall’Istituto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso ad oggi, si è aggiunto nel 2018 "Prodigio in Slow Motion", il film di Francesco De Melis, prodotto dall'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale che nell’arco di un solo anno, un 2019 tutto da raccontare, è riuscito ad emozionare il Cile, l’Argentina ed il Messico e punta ora alla Bienal de la Habana, nel progetto espositivo itinerante “Racconti (in)visibili”. Lo stesso film che, nella versione “affresco digitale”, videomapping realizzato dagli exibithion designers di OpenlabCompany sulla volta della ex- chiesa di San Sisto, oggi Museo di arte contemporanea Francesco Messina, ha stupito la città di Milano, nella mostra “Con straordinario trasporto”, dove molti eugubini, tra i tanti visitatori affascinati, hanno provato la straordinaria emozione di avere i Ceri mezzani nel cuore di Milano, insieme alle iconiche strutture delle macchine festive di Nola, Palmi, Sassari e Viterbo.

La rilevanza antropologica della Corsa dei Ceri e l’appassionamento che la sua complessità di pratica festiva suscita tra gli studiosi, sono stati il punto di partenza di molti progetti di valorizzazione e di salvaguardia, di innovazione in campo espositivo, di apertura al panorama culturale mondiale: un percorso nel quale al valore scientifico, si accompagnano la propositività e la grande disponibilità della comunità ceraiola e delle istituzioni eugubine sostenute dall’entusiasmo e dalla solidarietà della Rete delle Grandi Macchine a Spalla di cui Gubbio è parte da quasi 15 anni.

Il 15 maggio, giorno della Corsa, è sempre segnato sull’agenda dell’Istituto come giornata non disponibile per nessun altro evento e non di rado, mettendo a calendario gli impegni istituzionali e la routine di servizio ci troviamo a dire “No, a metà maggio non possiamo, ci sono i Ceri!” Quest’anno, benché il 15 maggio fosse cerchiato già da tempo e tutti gli appuntamenti fissati alla giusta distanza, i Ceri non hanno corso.

La quarantena che ha bloccato la nostra quotidianità, ha fermato anche il tempo della festa, il ritmo della corsa, il rinnovarsi rituale del tempo e delle stagioni. L’attesa della guarigione collettiva, una pratica che i nostri giorni non avevano mai conosciuto, ha cristallizzato i suoni, i gesti, i profumi, i sapori e i colori della festa, ma non ha certamente cambiato il suo senso più profondo: l’affidamento alla devozione dei Santi, l’offerta del sacrificio, il voto, la preghiera, l’invocazione della grazia. Quella di quest’anno è stata la corsa più ardua, la salita più dura, la muta più difficile: è stata “l’assenza” il peso insostenibile sulle spalle dei ceraioli, un dolore che nessuno meritava, al quale solo la fede più profonda può dare un senso.

La sospensione delle Sacre Rappresentazioni e degli altri eventi devozionali e festivi legati alla Passione di Cristo e alla Settimana Santa, che ha impedito lo svolgersi di pratiche devozionali tra le più significative e radicate della nostra tradizione, è stata la prima di una serie di assenze con le quali le comunità festive italiane si sono dovute confrontare. Il nostro lavoro di documentazione e i nostri abituali percorsi accanto alle comunità festive ci hanno portato, in questi giorni, a misurarci con l’incertezza, con il disorientamento, con il dolore delle comunità private della possibilità di rappresentare e celebrare riti e tradizioni. Abbiamo così riflettuto sul valore dell’antropologia visiva non solo come strumento di analisi critica del visibile, ma anche per il suo valore documentario o, più semplicemente, ma non banalmente, per la sua funzione di raccogliere e conservare ricordi.

In questa lunga attesa di ritorno alla festa, in cui il potere evocativo della memoria compone nella mente di ognuno la sequenza unica e irripetibile del flusso dei ricordi, è nata l’idea di Lucigrafie, una performance virtuale nel cuore di Gubbio che si ispira a quei ricordi trasfigurandoli in un’opera di arte contemporanea, e che sarà anche il cuore di un nuovo progetto di video installazioni evocative che la Rete delle Grandi Macchine a Spalla realizzerà in collaborazione con l’ICPI e con l’Ufficio Patrimonio Unesco nell’anno del tempo sospeso.

Lucigrafie prevede la proiezione sulla facciata del Palazzo dei Consoli, a Gubbio, di una versione inedita di "Prodigio in Slow Motion", come un immenso affresco "all'aria aperta", in alta risoluzione, con un potentissimo impianto audio surround dislocato in quadrifonia e con la sorprendente scenografia evocativa dei Quiet Ensemble, un duo di performers che hanno maturato, nel campo delle istallazioni con elementi naturali -incluso il governo dei fumi e degli agenti atmosferici- una esperienza internazionale.

Lucigrafie, evocazione della memorabile assenza in tre atti in forma di video-arte, sarà messa in scena da Openlabcompany – lo stesso team che, oltre gli affreschi milanesi, ha progettato e realizzato la sezione audiovisiva della mostra “Unwritten structures. Racconti (in)visibili”. L’intera performance verrà a sua volta filmata, da terra e in volo, con un set di cinecamere in movimento per la regia di Francesco De Melis che ha ideato l'evento in collaborazione con l'Archivio di Antropologia Visiva dell'Istituto.

Il film diventerà una sorta di installazione dell'installazione, che l'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale inserirà nel percorso espositivo della mostra internazionale Racconti (in)visibili, che, nonostante tutto, sta proseguendo il suo itinerario rafforzando la valorizzazione e la promozione del patrimonio immateriale italiano nel mondo.

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