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Marzo

Marzo

  • I Santi:
    8 marzo - San Giovanni di Dio
    Juan Ciudad (nome secolare di san Giovanni di Dio) nacque in Portogallo nel 1495; all'età di 8 anni, assieme a un chierico si trasferì in Spagna, ad Oropesa (Toledo) trascorse gran parte della sua vita. Fino ai vent'anni Juan si dedicò alla pastorizia apprezzato da tutti. In due occasioni si arruolò soldato, partecipando alla guerra di Fuenterrabía nei Pirenei, e combattendo contro i Turchi a Vienna. Tornò poi nel paese natio e successivamente in Spagna spostandosi tra diverse città: Siviglia, Ceuta (Marocco), Gibilterra e per finire Granada, dove si stabilì come venditore di libri, soprattutto testi religiosi e di genere cavalleresco.
    Le biografie riportano che nel 1537, dopo aver ascoltato una predica di San Giovanni d'Avila attraversò una grande crisi di fede: distrusse la sua libreria e girovagava per le strade gridando e rotolandosi a terra. Dopo aver tenuto questo comportamento per diversi giorni, preso per pazzo, venne rinchiuso nell'Ospedale Reale di Granada, da dove uscì qualche mese dopo disposto a seguire il Signore dedicando la propria vita al prossimo e dedicando il suo tempo all'aiuto dei poveri malati e dei bisognosi. Proprio per questa sua attività decise di fondare un ospedale, la casa di Dio dove tutti potevano trovare ospitalità, adoperandosi anche nei confronti delle prostitute. Il suo modo di chiedere la carità era molto curioso e diede origine al nome ai nosocomi nati dell'Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio: "Fate del bene a voi stessi! Fate bene, fratelli!".
  • Accadde:
    3 marzo 1585: inaugurazione del Teatro Olimpico di Vicenza
    Il Teatro Olimpico di Vicenza è il più antico teatro coperto in muratura dell'epoca moderna, realizzato a fine XVI secolo su progetto di Andrea Palladio tra il 1580 e il 1585, anno della sua inaugurazione.
    situato all'interno del palazzo del Territorio, è composto da una cavea semiellittica, e da un imponente proscenio rettangolare, aperto in più punti, che la fronteggia oltre il quale si dipartono sette strade prospettiche a creare l'impianto scenografico. In occasione della prima rappresentazione, durante il Carnevale del 1585, venne messa in scena la tragedia greca "Edipo Re" di Sofocle: la scenografia riproduceva le sette vie di Tebe che si intravedono dalle aperture del proscenio. L'anziano architetto morì prima di vedere realizzato il teatro, che venne costruito dal suo allievo Vincenzo Scamozzi, cui si devono gli ambienti complementari, l'Odeo - dove avevano luogo le riunioni dell'Accademia - e l'Antiodeo, decorati nel Seicento dal vicentino Francesco Maffei
  • Feste e sagre:

    Segavecchia di Forlimpopoli
    La festa della Segavecchia di Forlimpopoli si tiene a metà Quaresima nella città dell'entroterra romagnolo.
    E' la più antica festa che si celebra a Forlimpopoli. Le origini si perdono nella storia; ci sono documenti che ne attestano la presenza già nel Trecento. Ma le radici sembrano ancora più antiche. Si tratta di un rito pensato per accogliere la nuova stagione, utilizzando il fantoccio della "Vecchia" come caprio espiatorio di tutti i mali dell'anno passato. Si brucia per purificare e accogliere la Primavera.
    Oggi la festa della Segavecchia di Forlimpopoli è un evento che coinvolge la città per una settimana intera con sfilate ed esibizioni di carattere carnevalesco. Gli appuntamenti principali sono i corsi mascherati con carri e gruppi a piedi che animano le principali giornate nel centro storico. L'evento principale e il più atteso resta l'esecuzione della Vecchia. Prima del taglio questa viene portata in un gran corteo assieme ai carri allegorici attraverso le vie del paese, che ne definisco il circuito per il giro finale, al pubblico ludibrio di tutti gli accorsi per vederne la 'segatura'.
    Segavecchia è una parola composta da Sega, strumento principe del gran finale, e da Vecchia. Già perché la Vecchia viene segata a metà dai boia sulla piazza, proprio con una enorme sega da boscaioli, e dal suo grembo fuoriescono dolciumi e balocchi, che sono gettati a simbolo di prosperità verso i più giovani che assistono impazienti all'esecuzione, mentre in sottofondo nel silenzio più totale la voce del giudice ne sancisce la pena mortale. La coronazione del finale avviene grazie ad un maestoso gioco pirotecnico che con suoni, luci e colori simboleggia il fuoco purificatore.

  • La ricetta:
    Minestra di Cardi alla piemontese

    Ingredienti: 1 grosso cardo gobbo; 1 limone; 2 spicchi d' aglio; 2 cucchiai di farina bianca; 75 g di burro; 2 cucchiai di olio di oliva; 4 uova; alcune fette di pane casereccio; parmigiano grattugiato; 2 litri di brodo di pollo o di cappone o di tacchino.

    Preparazione: Ripulire con cura il cardo togliendo le coste esterne più dure ed i filamenti. Tagliare a pezzi non molto grandi le coste e ponendole subito in acqua con limone e 2 cucchiai di farina bianca. Portare ad ebollizione dell'acqua salata e lessare i cardi lasciandoli al dente.
    Soffriggere gli spicchi d'aglio interi nell'olio e nel burro. Aggiungere nel soffritto le coste di cardo, mescolare bene per farle insaporire e versare sul composto i due litri di brodo. Aggiustare di sale nel corso della cottura e pepare.
    Sbattere le uova sul fondo di una zuppiera con abbondante parmigiano e versare sopra la minestra cotta, mescolando bene. Servire distribuendola nei singoli piatti dove saranno già state preparate alcune fette abbrustolite di pane casereccio.

  • Il proverbio:
    Marzo asciutto e aprile bagnato, beato il villano che ha seminato
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