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Facchini di Santa Rosa. Foto: M. Berretta, 2009,  Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia Facchini di Santa Rosa. Foto: M. Berretta, 2009, Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

Santa Rosa a Viterbo

Macchina di Santa Rosa - 2-3 settembre

Santa Rosa patrona di Viterbo

Agli inizi di settembre si festeggia a Viterbo Santa Rosa, patrona della città. Il pomeriggio del 2 settembre, dal 1921, il cuore di Santa Rosa, custodito in un prezioso reliquiario, viene portato a spalle da quattro suddiaconi su un cuscino di fiori, nel corso di una processione, alla quale partecipano il clero, le autorità civili e militari, le associazioni religiose e il popolo. Dagli anni '70 fa parte di questa processione anche un corteo storico, rappresentato da antichi personaggi e autorità che già dal 1200 rendevano omaggio all'evento della traslazione del corpo della Santa.

La sera del 3 settembre ha luogo il trasporto della "Macchina di Santa Rosa": originariamente il trasporto di questa torre luminosa, chiamata anche "campanile", faceva parte della processione, ma dopo l'incendio del 1891, che provocò la morte di molte persone, le autorità furono costrette a far svolgere le due manifestazioni separatamente.

Si presume che l'inizio del trasporto della macchina sia avvenuto intorno al XIII secolo. Il 4 settembre 1258 le spoglie miracolosamente incorrotte della fanciulla viterbese, morta nel 1251, della quale Innocenzo IV nel 1252 aveva già avviato il processo di canonizzazione, furono traslate dalla chiesa di Santa Maria in Poggio (ora Crocetta), alla chiesa di San Damiano (ora monastero di Santa Rosa). Il feretro era sorretto da quattro cardinali e seguito dallo stesso pontefice Alessandro IV. Quell'evento segnò il primo passaggio trionfale di Rosa per le vie di Viterbo e fu ripetuto ogni anno. In processione non fu portato il corpo della fanciulla, ormai conservato in un'urna, ma un baldacchino sempre più sfarzoso, sul quale veniva posta un'immagine della Santa circondata da luci.

La Macchina di Santa Rosa

La prima macchina risale al 1664 e venne forse realizzata come sviluppo del baldacchino processionale, per adempiere a un voto fatto dai viterbesi durante la terribile epidemia del 1657; la configurazione attuale risale alla metà del '700. In questa epoca si hanno testimonianze del cambiamento del baldacchino, che andò trasformandosi nel corso degli anni fino a quando, all'inizio del 1800, lo stesso comune diede l'incarico di disegnare ed eseguire una nuova costruzione, a forma di torre, che oggi raggiunge un'altezza di oltre 20 metri. Questa costruzione, composta di parti metalliche, legno e cartapesta, del peso di oltre tre tonnellate, rivestita da centinaia di lampadine accese, viene portata a spalle da ottanta uomini detti "facchini".

I facchini

Per poter reclutare i facchini addetti al trasporto della "Macchina di Santa Rosa", ogni anno nei mesi di giugno e luglio, si effettua da parte del sodalizio (associazione costituita nel 1978 per regolarne la scelta) una selezione, sulla base della cosiddetta "prova di portata". All'interno della settecentesca chiesa sconsacrata della Pace viene tracciato un percorso a cerchio, che ogni aspirante facchino deve ripetere tre volte con 150 kg sulle spalle.

La posizione che assumono durante il trasporto della macchina contraddistingue i facchini in "ciuffi" e "spallette". I "ciuffi", che indossano un copricapo di cuoio imbottito di canapa che scende fino alle spalle, all'altezza della cervicale, si posizionano sotto una trave di legno, alla base della macchina, la sollevano e la sostengono; le "spallette" effettuano il trasporto con un cuscinetto di cuoio imbottito di canapa, posto su una spalla (destra o sinistra), sempre a contatto con una trave di legno. La divisa del facchino è composta da un fazzoletto bianco annodato in testa, una camicia bianca con maniche arrotolate fino al gomito (distintivo del Sodalizio), una fascia rossa alla vita, pantaloni bianchi alla zuava, calzettoni bianchi, scarponcini alti di cuoio nero, "ciuffi" o "spallette".

Al comando "Sotto col ciuffo e fermi!" la folla resta in silenzio e la città viene completamente oscurata. Al successivo ordine: "Sollevare e fermi!" i facchini alzano la macchina sulle spalle sotto applausi scroscianti. All'ordine di "Santa Rosa, avanti!" ha inizio il trasporto, lungo un percorso di oltre un chilometro.

Il passaggio della macchina, che in altezza supera gli edifici della città, avviene con molte pause e quattro soste. I facchini, arrivati ai piedi dello stradone che conduce alla chiesa di Santa Rosa, si lanciano di corsa per circa cento metri in ripida salita, premiati da entusiastici applausi e calorosi abbracci.


 Foto: V. Contino (1982)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


 Foto: M. Berretta (2 e 3 settembre 2009)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


Foto: E. De Simoni (3 settembre 2009)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

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