Nel folklore emerge sempre il richiamo alla patria. I temi ricorrenti nella cultura tradizionale albanese sono la nostalgia della patria perduta, il ricordo delle leggendarie gesta di Skanderberg e la tragedia della diaspora, in seguito all'invasione turca. Un discorso a parte merita la "vallja", danza popolare attraverso la era rievocata la vittoria riportata dal condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg contro gli invasori turchi.
Costumi
Di singolare bellezza è il costume tradizionale di gala, indossato dalle donne in particolari ricorrenze, come il matrimonio o le festività della Pasqua, dei battesimi e del Santo patrono.
I costumi sono veri e propri capolavori artistici che ripropongono l'antica simbologia orientale, alcuni attraverso il ricamo.
Famosissimo per lo splendore e la bellezza è il costume tradizionale di Piana degli Albanesi.
Interessanti sono anche i costumi di San Costantino Albanese, costituito da un copricapo caratteristico, una camicia di seta bianca con merletti, un corpetto rosso con maniche strette ricamate in oro e una gonna su cui sono cucite tre fasce di raso bianche e gialle, e di Firmo, con una camicia dal collo ampio e ricamato (mileti) e una gonna lunga ed ampia, plissettata e bordata.
A Plataci, Castroregio e Farneta, l'abito di gala presenta una gonna a larghe pieghe, kamizolla me fashet, raccolte ed arricciate in vita.
La singolarità di questo abito è nel numero di strisce di seta gialle e bianche, opposte in senso orizzontale sulla gonna, indice dello status sociale della donna. Viene indossato la prima volta dopo le nozze e rimarrà d'ora in poi l'abbigliamento principale. Il vestito della donna nubile, presenta una gonna rossa a larghe pieghe, kamizolla me kliç, ornata sul bordo da tessuto di raso verde o blu e un corpetto in velluto rosso, bordato sul dietro da galloni. La camicia lunga, linja, è abbellita da pizzi.
L'abito nuziale, kamizolla nusesë, ha una gonna di raso blu o verde, o damascata e bordata sull'orlo. Alla vita viene legata la vandera, un grembiule e il brezi, specie di cintura che incrociata sul davanti si allunga ai lati.
Le Vallje - Il ballo tondo della libertà
La "vallja" è una danza popolare in cui giovani nel tradizionale costume, formando una catena per mezzo di fazzoletti e guidati all'estremità da due figure particolari chiamati "flamurtarë" –portabandiera-, si snodano per le vie del paese eseguendo canti epici, rapsodie tradizionali, canti augurali.
Non si tratta di una variante della tarantella calabrese, ma di una ridda dal colorito originale albanese, che riporta ai ritmi sostenuti e fieri ancora oggi presenti nelle danze dei montanari del Dukagjini, del Rugovo, regione montuosa della Kosova, e dell'Epiro.
Il ritmo della danza è a volte grave e a volte aggressivo nella "vallja e burravet" -la danza degli uomini- composta da soli uomini che ricordano nei loro movimenti la tattica di combattimento adottata da Skanderbeg per catturare il nemico.
La vallja si svolgeva anticamente in quasi tutti i paesi arbëreshë il pomeriggio della domenica di Pasqua, il lunedì e il martedì successivi. Attualmente ha luogo principalmente a Civita e a Frascineto e, in parte, anche a San Basile e a Firmo.
Kalevari (il Carnevale)
Nel calendario delle festività arbëreshe, il carnevale occupa un posto di rilievo il Kalevari.
Mediante le farse venivano rappresentate all'intera popolazione le "malefatte" e i "vizi" dei singoli individui e delle diverse categorie sociali presenti nella comunità.
Costituivano essenzialmente un momento di radicale protesta e di denuncia sociale nei confronti dei gruppi dominanti che tenevano oppressa e divisa la popolazione. L'ultimo giorno di carnevale nei paesi di rito bizantino, corrisponde all'ultima Domenica di Quaresima.
La sera del martedì a San Demetrio Corone, comitive di giovani, in giro per il paese, annunciano la morte del Carnevale (zu Nikolla), un vecchio vestito di stracci che bussando di porta in porta veniva confortato da abbondanti bicchieri di vino e carne di maiale. Zu Nikolla veniva rappresentato ogni anno il mercoledì delle ceneri con la celebrazione del suo funerale: un corteo che sfilava per tutto il paese dietro la bara dell'ex ghiottone.
A S.Benedetto Ullano, la tradizione vuole che gruppi di giovani rappresentanti i dodici mesi dell'anno, guidati dal padre, sfilino per le vie del paese a cavallo di somari e, fermandosi negli spazi più ampi del paese, recitino in albanese le caratteristiche e la funzione di ciascun mese.
Qui i riti del Carnevale sono legati a "Pietr'Andoni", la maschera tradizionale del luogo. È rappresentato da un pupazzo dalle sembianze umane che viene trasportato per le vie del paese da un gruppo di persone mascherate che cantano e ballano e in suo onore chiedono vino, salame e uova.
A Piana degli Albanesi le donne in maschera invitano al ballo gli uomini in attesa di essere prescelti. Motivo di spassosi equivoci, nel segno del sano divertimento, sono i frequenti travestimenti nell'uno e nell'altro sesso.