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Mastello di legno fatto a doghe. Pescasseroli (AQ), 1909 Mastello di legno fatto a doghe. Pescasseroli (AQ), 1909

Lavorazione del latte

Due vetrine sono dedicate alla lavorazione del latte: dalla fase della mungitura, operazione che si effettuava due volte al giorno, documentata mediante sgabelli da mungitore, recipienti in terracotta, legno e rame che servivano a raccogliere il latte appena munto, alla produzione del burro, del formaggio e della ricotta. Per la burrificazione sono presenti recipienti per l'affioramento della panna, mestoli-spannatoi, contenitori per la panna, stampi, misure, zangole.

Attrezzo fondamentale per la produzione del burro è la zangola, gli esemplari esposti in vetrina, presentano la tipologia di zangola fissa, costituita da un recipiente di legno di forma cilindrica chiuso da un coperchio attraverso il quale passa il pistone che viene mosso in senso verticale: vi si versava la panna o crema affiorata dal latte e la si sbatteva energicamente fino a ottenere il burro, che veniva poi tolto dalla zangola, lavato e modellato in pani con le mani o con stampi. Di notevole interesse i sigilli lignei da burro esposti utilizzati per imprimere, sulla superficie del burro, motivi figurati con funzione distintiva oltre che decorativa.

Tra gli attrezzi per la produzione del formaggio e della ricotta si segnalano: il secchio sardo di sughero che attesta la primitiva tecnica di riscaldamento del latte mediante l'immersione di sassi arroventati, le grandi caldaie in cui si metteva a riscaldare il latte fino ad arrivare alla temperatura richiesta dal tipo di lavorazione, le frangicagliate utilizzate per frantumare il latte divenuto denso grazie all'aggiunta del caglio (una sostanza coagulante ricavata in passato dallo stomaco dei vitelli), gli stampi nei quali veniva messa in forma e a scolare la pasta di formaggio, le fiscelle per la ricotta, ottenuta ricuocendo il siero residuo della lavorazione del formaggio. Viene inoltre riproposto l'intero ciclo della lavorazione del latte a partire dalla mungitura con oggetti raccolti in uno stesso contesto rispettivamente in una masseria pugliese e in Val d'Aosta.

La cultura pastorale viene documentata in relazione a quattro aspetti: l'abbigliamento (con l'abito del massaro calabrese e quello del fruttier, ovvero il lavorante valdostano di fontine), l'equipaggiamento personale, la produzione artistica e la sfera magico-religiosa. Autosufficente, il pastore provvedeva a confezionare i capi in pelle del suo vestiario, realizzava e decorava gli oggetti del suo equipaggiamento, costruiva gran parte degli attrezzi necessari al suo lavoro. Inoltre, nell'ambito delle comunità rurali, era l'artefice di molti degli oggetti decorati che costituivano doni rituali in occasione di fidanzamenti, matrimoni, nascite. L'abilità artigianale del pastore si esplicava nella lavorazione di manufatti in legno, canna, sughero e corno, nella lavorazione e decorazione di zucche, nella fabbricazione di strumenti musicali in canna e legno, ed anche nell'esecuzione di lavori a maglia. Le decorazioni scolpite o incise sui manufatti rivelano un ricco repertorio iconografico con una forte presenza di simboli a carattere propiziatorio, apotropaico e sacro.

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