Malattia e morte
Ogni cultura ha avuto ed ha i propri concetti di malattia e di cura, e ai diversi tipi di medicina corrispondono rimedi differenti. In ambito folklorico la concezione della malattia comporta il ricorso ad adeguati rituali magico-terapeutici, che prevedono spesso la presenza di un piccolo gruppo di appartenenza. Il rito avviene con l'intervento di un operatore magico, le cui doti siano riconosciute dalla comunità. L'efficacia è garantita da molteplici fattori: pronunciamento di formule, esecuzioni coreutiche e musicali, ricorso a medicine naturali, uso di oggetti magici, gesti rituali e così via.
Anche la preghiera e il pellegrinaggio si possono considerare modalità terapeutiche, quando l'oggetto delle richieste sia la guarigione. La devozione tradizionale attribuisce alle entità religiose specifiche prerogative taumaturgiche. Sant'Antonio Abate guarisce le eruzioni cutanee, Santa Lucia le malattie degli occhi, San Lorenzo le ustioni e cosi' via. Si può dire che ogni parte del corpo umano, con le relative afflizioni, sia rappresentata nell'affollato pantheon della religiosità popolare. L'invocazione e la visita al santuario o luogo sacro divengono in tal modo i rimedi del disagio. Lo dimostrano anche le storie degli ex voto pittorici, con le loro immagini forti di malattie e disgrazie, spesso sovrastate dalle iconcine di Santi e Madonne che hanno contribuito alla salvezza. Oggi nei santuari queste raffigurazioni sono state sostituite da fotografie nelle quali vengono ricostruiti gli eventi negativi della vita e gli scampati pericoli. L'ideologia devozionale persiste dunque nel tempo e ha radici profonde. Sono infatti testimonianza del ricorso alle divinità in epoca pre-cristiana gli ex voto anatomici, che riproducono, come quelli in cera o in argento di ambito folklorico, le parti guarite del corpo esposte nella sala.
Il ciclo della vita biologica si chiude con la morte, che è occasione di riunione della famiglia e di socializzazione dell'evento attraverso il funerale. Il passaggio dal vecchio equilibrio rappresenta una fase di instabilità per il gruppo sociale, una forte trasformazione della realtà. Tale cambiamento e' rappresentato anche dal passaggio materiale del morto dallo spazio della casa allo spazio del cimitero, con il corteo funebre composto dai parenti e dalla comunità. Oggi la morte si occulta al nostro interno e non disponiamo di opportuni segni esterni per condividere il dolore nel tempo e superarlo: affrettate esequie, effimeri annunci sui giornali e poi il silenzio. Nei contesti tradizionali la sospensione irrompe nei suoni delle ore scandite dalla chiesa, con la "campana a morto", che annuncia la funzione e sollecita al commiato. I costumi del lutto, che sono esposti, comunicheranno in seguito la memoria dell'assenza, rinnovata e resa pubblica nella vita quotidiana.
Comunemente si dice che non vi sono parole per esprimere la sofferenza causata dalla perdita di una persona cara. In ambito folklorico parole e gesti per rappresentare questo sentimento sono offerti in un percorso ritualizzato che consente la possibilità di un controllo della crisi. Nella socializzazione del cordoglio, attuata dalla pratica del lamento funebre lucano, formule stereotipe ripetute, gestuali, verbali e musicali, forniscono un sistema di rielaborazione del dolore condiviso dalla comunità. Il disordine causato dalla morte viene in tal modo risanato in un adeguato orizzonte emotivo.
L'interpretazione è affidata a esecutrici femminili, che sollecitano la manifestazione del dolore da parte della persona colpita dal lutto, in una sorta di catarsi guidata. Il superamento può infatti avvenire soltanto con la piena espressione della crisi entro i canoni forniti dalla tradizione, che trova le sue radici nel pianto rituale della cultura classica e delle civiltà del Mediterraneo. Chi ha abbandonato l'esistenza terrena può, in alcuni casi, continuare a parteciparvi con funzioni protettive nei riguardi dei vivi, come accade nel culto napoletano delle Anime del Purgatorio, le cui raffigurazioni ricorrono in alcuni ex voto pittorici. A queste anime la devozione popolare attribuisce la facoltà di intercedere presso i santi per ottenere le grazie richieste. A conclusione di questo percorso nel ciclo della vita, è significativo ricordare l'usanza siciliana del 2 novembre, festa dei defunti, che esprime la continuità dell'esistenza umana in un particolare rapporto tra i vivi e i morti: secondo la tradizione, in questa ricorrenza, i morti tornano per recare doni ai bambini.