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Le Carte da Gioco conservate presso il Gabinetto delle Stampe dell'ICPI

Il Gabinetto delle stampe dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI): il gioco delle carte

Stefania Baldinotti, Cinzia Marchesini, Anna Sicurezza e Leandro Ventura

Nell’ambito dell’iniziativa #laculturanonsiferma, è stato trattato il tema del gioco attraverso le tavole conservate presso il Gabinetto delle stampe dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Nei mesi di marzo e aprile, ogni giovedì, vi abbiamo raccontato del gioco dell’oca e delle sue mille varianti, i giochi di fortuna e di strategia, fino alle sagome da ritagliare. Le carte saranno le compagne di viaggio di questa nuova puntata.

Chi gioca a carte ha a disposizione per la creazione delle “sue mani” sia la fortunache l’agonismo,utili entrambi per una buona partita che va gestita con attenzione e competenza. Anche in questo campo di gioco il denaro è talvolta strumento che accompagna il divertimento e la tensione della partita, tanto più è considerevole quanto più è in gioco la sorte e di “conseguenza più debole la difesa del giocatore” (Caillois 2014).

I tarocchi sono i maggiori protagonisti del Gabinetto delle stampe; i più antichi, una serie di xilografie di ambito ferrarese o veneto, risalgono alla metà del XVI secolo e si ispirano al poema dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Il mazzo, ovviamente non completo, si distingue non solo per la sua rarità ma anche per l’eleganza raffinata del disegno. Arriviamo al 1799 con altri tarocchi che mostrano le tipiche figure della morte, dell’impiccato o del diavolo; si tratta anche in questo caso di xilografie dipinte in parte a mano. Non mancano della stessa tipologia mazzi più recenti di primo Novecento, prodotti a Genova dai fratelli Armanino, e a Bari da Guglielmo Murari. I tarocchi sono un vero e proprio gioco di carte con le sue regole, detto anche gioco del trionfo, ma sono conosciuti soprattutto come veicoli di predizione del futuro. Alcuni appunti aggiunti a penna su uno dei mazzi consistono infatti in brevi spiegazioni a margine sulla funzione oracolare di ogni figura.

Un’altra tipologia di semi, con cuori, quadri, picche e fiori, introduce le carte francesi di cui il Gabinetto delle stampe conserva alcuni rari esemplari che risalgono con ogni probabilità alla seconda metà del XVI secolo. Oltre alle xilografie cinquecentesche, non mancano i mazzi di carte di primo Novecento, fra i quali esiste un’edizione in miniatura, di dimensioni piccolissime, dedicata al gioco dei ragazzi.

Alle carte francesi si aggiungono quelle contraddistinte da bastoni, spade, denari e coppe. Il Gabinetto delle stampe conserva due mazzi della seconda metà dell’Ottocento, uno stampato a Vienna, e un altro di origini siciliane, come si può notare dalla diversa rappresentazione grafica degli stessi semi. Si riconosce anche il profilo di Garibaldi, così sentito nell’immaginario popolare, nel cinque di denari delle carte siciliane. Non manca infine anche per questa tipologia di carte un’edizione minuscola di primo Novecento dedicata ai bambini.

Va ricordata inoltre, tra le tavole del Gabinetto delle stampe, una xilografia risalente al XVIII secolo; si tratta dell’antico Giuoco del Cu cù, stampato a Bologna in un foglio unico che si sarebbe dovuto ritagliare per ottenere il mazzo di carte finale.

Tra i giochi di carte più recenti va invece ricordato il mercante in fiera, che si diffuse in Italia nella prima metà dell’Ottocento ed ebbe presto un largo seguito, forse per il suo carattere familiare e di relativa competitività. Sulle carte sono raffigurati oggetti, animali, personaggi, vedute, scene di genere di ogni tipo. Risale ad esempio alla fine del XIX secolo un esemplare di mercante in fiera in cui viene rappresentato, tra i vari soggetti, anche un velocipede, a celebrazione di una innovazione tecnica dell’epoca che porterà alla futura bicicletta.

Terminiamo la rassegna delle carte conservate presso il Gabinetto delle stampe con il gioco amoroso delle domande e delle risposte, da inserire tra i giochi di società fioriti tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. È basato su due mazzi di carte, uno per le domande maschili e l’altro per le risposte femminili. Lo scopo del gioco è quello di favorire la socialità, fino ad avviare il dialogo fra le coppie di gioco e a sviluppare aspetti di corteggiamento; si tratta di uno dei tanti processi di gioco volti alla trasmissione delle regole culturali, in campo sessuale e di coppia, che prevede anche il rafforzamento dei comportamenti di genere socialmente condivisi.

Bibliografia 

Come giocavamo. Giochi e giocattoli 1750/1960, catalogo della mostra (Milano, Rotonda della Besana, primavera 1984), a cura di Patrizia Bonato e altri, Alinari, Firenze 1984, pp. 24, 43, 51, 120-121, 123.

Roger Caillois, I giochi e gli uomini, Bompiani, Milano 2014.

Michael Goodal, Behind the wainscot and under the floorboards, «Ludica», 9, 2003, pp. 196-199.

Stuart R. Kaplan, The encyclopedia of tarot, U.S. Games Systems, New York 1986, vol. II, pp. 270, 287-288.

Raimondo Luberti, Dai trionfi miniati del XV secolo ai tarocchi stampati del XVI, «Ludica», 9, 2003, pp. 178-193.

Alberto Milano, Una stampa umoristica sulle regole del tarocco e del tresette, «Ludica», 19-20, 2013-2014, pp. 202-205.

Paolo Toschi, Stampe popolari italiane dal XV al XX secolo, BPM, Milano 1965, pp. 205-207.

Sitografia

Maria Ludovica PiazziAtlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0782-ALU.0793, http://archivi.cini.it:80/cini-web-test/storiaarte/detail/29941/carta-gioco-29941.html

http://www.treccani.it/enciclopedia/carte-da-giuoco_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Elaborato e video Stefania Baldinotti, Cinzia Marchesini e Anna Sicurezza con la preziosa collaborazione di Leandro Ventura.

 

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