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Articoli filtrati per data: Dicembre 2013

Commemorazione quarantennale terremoto 1980 – 2020, iniziativa congiunta con MIBACT , Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino e Provincia di Avellino “…una foto al dì”

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino e l’Amministrazione Provinciale di Avellino si uniscono, virtualmente, per celebrare i quaranta anni del terremoto che colpì duramente l’Irpinia e parte della provincia di Salerno, alle 19.34 del 23 novembre 1980.

Ogni giorno, da giovedì 19 novembre alla fine del mese, l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (Mibact) e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino rispolvereranno, sui rispettivi canali social (Facebook, Instagram e Twitter), il loro importante patrimonio fotografico per tener vivo il ricordo e la memoria, riproponendo immagini della distruzione del paesaggio urbano, ormai modificata per sempre, delle comunità violate, di luoghi del ricordo e dell’anima cancellati anche dalla memoria di coloro che vissero quel dramma collettivo.

Nel post terremoto determinante fu il ruolo svolto dalla Soprintendenza per il recupero, la tutela ed il restauro di emergenze architettoniche, storico-artistiche ed archeologiche, attività propedeutiche al ripristino di un’etica della bellezza che seppe riallacciare le trame dell’identità culturale delle popolazioni colpite.

Le immagini dell’ICPI provenienti dall’Archivio Fotografico Moderno e dal volume appena edito da Effigi “IRPINIA 1980. Evocare il terremoto ripensare i disastri” sono il frutto di due diverse campagne di raccolta sul campo condotte nel post-terremoto. L’anno dopo la scossa, i fotografi del Museo di Arti e Tradizioni popolari documentarono con i loro scatti cosa restava di quei paesi, delle feste, delle comunità e dei patrimoni che avevano conosciuto prima che tutto crollasse e che consegnano alla memoria con preziose testimonianze fotografiche sui quei giorni difficili trascorsi tra le macerie del “terremoto dei poveri”.

Le testimonianze della Soprintendenza provengono dal proprio Archivio fotografico e sono il frutto di un intenso e capillare lavoro documentario svolto dai fotografi dell’ufficio nell’immediato post terremoto.

La Provincia di Avellino, con lo sguardo rivolto al futuro, ha curato, nell’ambito del proprio ricco cartellone di eventi per la commemorazione, un catalogo fotografico dal titolo “Irpinia Sospesa” che racconta quarant’anni di ricostruzione dei paesi irpini.

La strategia di comunicazione digital ideata dai tre soggetti istituzionali si basa su un ritmo ben scandito di messaggi “post” che, pur nella rievocazione del passato, offrono la visione del presente proiettandosi al futuro.

Questa ritrovata collaborazione inter istituzionale è stata cercata e costruita nella ferma volontà, delle Pubbliche Amministrazioni coinvolte, di far si che il ricordo della drammaticità dell’evento e delle profonde ferite che il sisma provocò al territorio, si trasformi in una forte motivazione di intenti comuni per tutelare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale della provincia.

Una collaborazione inter istituzionale indubbiamente a sostegno del nostro territorio!

Canali Social e Siti Istituzionali:

ICPI/MIBACT

https://www.facebook.com/Demoetnoantropologia

http://www.idea.mat.beniculturali.it/

https://www.instagram.com/mibact_demoetnoantropologia/

Soprintendenza Archeologia Belle Arti SA – AV

https://www.facebook.com/soprintendenzasalernoeavellino/

http://www.ambientesa.beniculturali.it

https://instagram.com/sabap_salerno?igshid=q70ca87g3han

https://twitter.com/sabap_salerno

Provincia di Avellino

https://www.facebook.com/terremotodellirpinia/

http://www.provincia.avellino.it/home

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IRPINIA 1980. EVOCARE IL TERREMOTO, RIPENSARE I DISASTRI Una pubblicazione e una mostra fotografica a quarant’anni dal sisma di Campania e Basilicata

 

Il 23 novembre del 1980 una violenta scossa tellurica devastò l’area dell’Appennino campano-lucano causando circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Quel terremoto trasformò irrimediabilmente decine e decine di paesi e comunità che, custodi di un patrimonio culturale inestimabile per lo più sepolto dalle macerie, da quarant’anni fanno i conti con i ritardi dei soccorsi e gli scandali della ricostruzione. In occasione di un anniversario così significativo, l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del MiBACT dedica all’Irpinia il secondo numero della collana Visioni d’Archivio, un volume fotografico che restituisce alla comunità antropologica e alle comunità terremotate una serie di scatti inediti realizzati nei paesi del cratere nel 1981 da Luciano Blasco, Patrizia Ciambelli e Paolo Revelli Beaumont, custoditi nell’Archivio Fotografico Moderno dell’ICPI.

Curato da Irene Falconieri, Fabio Fichera e Simone Valitutto, Irpinia 1980. Evocare il terremoto, ripensare i disastri (Effigi, 2020), con la supervisione tecnica di Massimo Cutrupi (photo editor della collana), è il risultato di una selezione del nutrito fondo fotografico dell’ICPI, frutto di due diverse campagne di raccolta sul campo condotte nel post-terremoto. L’anno dopo la scossa, i fotografi del Museo di Arti e Tradizioni popolari documentarono con i loro scatti cosa restava di quei paesi, delle feste, delle comunità e dei patrimoni che avevano conosciuto prima che tutto crollasse e che consegnano alla memoria con preziose testimonianze fotografiche sui quei giorni difficili trascorsi tra le macerie del “terremoto dei poveri”. Il corpus fotografico, raccolto in diversi paesi delle province di Avellino, Salerno e Potenza (Avellino, Calabritto, Castelfranci, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Serino, Teora, Avigliano, Balvano, Bella, Savoia di Lucania, Ruoti, Colliano, Laviano, Oliveto Citra, San Gregorio Magno, Santomenna, Valva) è stato suddiviso in argomenti utili per approfondire i temi dell’antropologia dei disastri e analizzare le conseguenze socio-culturali dell’evento catastrofico: dieci oggetti tematici che, da angolature molteplici, distinte ma inevitabilmente interconnesse, raccontano il terremoto con le sue conseguenze ancora oggi visibili sui territori e sulle popolazioni non solo nell’Irpinia di quarant’anni fa ma nell’Italia contemporanea. Ciascuna sezione è stata poi oggetto di riflessione per antropologi culturali, sociologi, storici, archeologi, artisti che, provenienti da quei territori o dai campi di ricerca di altre catastrofi nazionali e internazionali, hanno raccontato le immagini in brevi note dal forte impatto emotivo. I temi e gli autori: Lutto (Canio Loguercio), Oggetti e intimità (Irene Falconieri), Zone rosse e abbandoni (Fabio Carnelli, Silvia Pitzalis), Abitare l’emergenza (Gabriele I. Moscaritolo, Sara Zizzari), Macerie, rovine e patrimoni (Valentina Soviero), Riti e percorsi dell’emergenza (Giovanni Gugg), Carnevale e rigenerazioni di comunità (Alessandra Broccolini, Simone Valitutto), Le fabbriche del consenso (Stefano Ventura), Spopolamenti: opacità dischiuse nei crinali del tempo (Marina Berardi), Generazione scossa (Marina Brancato, Rita Ciccaglione, M. Carolina Vesce).

A corredo di questo lavoro intellettuale di messa in dialogo di immagini, saperi ed emozioni, le introduzioni di Leandro Ventura, Direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, e di Antonia Pasqua Recchia, già Segretario Generale del MiBACT, la prefazione dell’antropologo Francesco Faeta sull’Irpinia “del giorno prima” quale metafora dell’impegno politico dell’antropologia italiana e delle ricerche di comunità nell’area prima del 1980, la postfazione dell’antropologa Mara Benadusi sull’Italia “del giorno dopo” che riorganizza la gestione dei disastri e ne approfondisce scientificamente cause ed effetti.

La pubblicazione del volume è solo la prima azione di un percorso di restituzione del materiale fotografico e di dialogo con le comunità custodi dei patrimoni stravolti dal terremoto del 1980 che si svilupperà nei prossimi mesi coinvolgendo istituzioni nazionali e locali, università, associazioni, musei e prenderà il via il 20 novembre con l’inaugurazione dell’anteprima della mostra fotografica "Isteresi. Quarantanni dal terremoto Irpino" a cura dell’ICPI in sinergia con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino al Complesso monumentale Ex Carcere Borbonico di Avellino.

Nella primavera del 2021, a conclusione di queste attività, sarà organizzato un convegno con l'obiettivo di mettere in dialogo le conoscenze teoriche e applicative dell'antropologia nel tema delle catastrofi con le politiche nazionali di governance dell'emergenza.

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Mostra fotografica: FRANK CANCIAN. Un paese del Mezzogiorno italiano. Lacedonia, 1957

Dal 10 ottobre 2019 al 10 gennaio 2020, il Museo delle Civiltà - Museo delle Tradizioni Popolari (Piazza Marconi 8, Roma) propone al pubblico la mostra "Frank Cancian. Un paese del Mezzogiorno italiano - Lacedonia, 1957", realizzata in sinergia con l'Istituto Centrale per il patrimonio immateriale e in collaborazione con il Comune di Lacedonia (AV), il Museo Antropologico Visuale Irpino (MAVI), la Pro Loco "Gino Chicone", l'Associazione Culturale "La Pilart" e il Museo etnografico di Morigerati (SA).

La mostra espone una selezione di oltre cento fotografie realizzate da Frank Cancian nel 1957 a Lacedonia in provincia di Avellino che rappresentano in modo esaustivo ed efficace i molteplici aspetti della vita sociale di questa piccola comunità a cui l’autore ha voluto restituire poi i 1801 scatti realizzati all’epoca e ora conservati presso il MAVI di Lacedonia.

Frank Cancian, allora giovanissimo ricercatore borsista Fulbright, poi affermato professore di Antropologia Culturale in università statunitensi, ha realizzato nel paese irpino uno straordinario studio di comunità attraverso la fotografia: uno dei più rilevanti frutti dell'impegno delle scienze sociali americane nel nostro Paese negli anni Cinquanta e Sessanta.

Le immagini in bianco e nero esposte, molte in grande formato, sono state stampate esclusivamente per la mostra da negativo originale con metodi tradizionali su carta ai sali d’argento e sono accompagnate da altri materiali di corredo come fogli provino e riproduzioni di note e taccuini dell'autore.

Alla mostra si aggiunge un volume edito per i tipi di Postcard in doppia tiratura, con testi in Italiano e in Inglese, curato da Francesco Faeta Un paese del Mezzogiorno italiano. Lacedonia (1957) nelle fotografie di Frank Cancian/ A Town in Souther Italy. Lacedonia (1957) in Frank Cancian's photographs. Il volume sarà presentato in occasione della inaugurazione della mostra e contiene un'ampia scelta antologica delle fotografie dell'Autore e saggi critici che illustrano la rilevanza del fondo fotografico dal punto di vista antropologico ed etnografico, storico-sociale e storico-fotografico.

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PARMA NEL GEOPORTALE DELLA CULTURA ALIMENTARE PRESENTAZIONE DEL PROGETTO E CALL FOR PARTNERSHIP

Palazzo del Governatore - Auditorium “Carlo Mattioli”

Piazza Garibaldi, Parma
3 ottobre 2020
ore 11.00
INGRESSO LIBERO

Presentazione del Geoportale della Cultura Alimentare: il progetto, le collaborazioni e le prospettive evolutive - Coordinamento a cura di Chiara Burgio - già Responsabile Area Patrimonio Demoetnoantropologico Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, interventi di:
- Michele Guerra, Assessore alla Cultura del Comune di Parma
- Corrado Azzollini, Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza
- Leandro Ventura, Direttore Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale
- Cristiano Casa, Vicepresidente dei Musei del Cibo – Assessore al Turismo del Comune di Parma
- Massimo Spigaroli, Presidente del Consorzio del Culatello di Zibello
- Elena Federica Marini, BIA – Beni Immateriali e Archivistici

con proiezione delle nuove Micronarrazioni - Musei del Cibo di Parma e Consorzio del Culatello di Zibello.

Libero dibattito, conclusioni e call for partnership rivolta al territorio.
La manifestazione, promossa dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, di concerto con l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, presenta i primi risultati dell’attività di valorizzazione della cultura enogastronomica parmense attraverso l’utilizzo del Geoportale della Cultura Alimentare (www.culturalimentare.beniculturali.it ), un progetto del Ministero per i Beni le Attività Culturali e per il Turismo, gestito e coordinato dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, che per la prima volta riunisce, e rende fruibili alla libera consultazione, database e contenuti eterogenei già esistenti di provenienza pubblica e privata (Ministero, Regioni Italiane, Consorzi, Ecomusei, Istituzioni, etc.), configurandosi come racconto corale del Patrimonio Immateriale Enogastronomico della Cultura Italiana.
I Video di Micronarrazione sono strumenti audiovisuali flessibili e sintetici, della durata di 3-4 minuti, sviluppati da ICPI per raccogliere e trasmettere uno specifico elemento del patrimonio culturale alimentare nel suo contesto storico e contemporaneo, attraverso il racconto di un testimone qualificato: lo “storytelling” dei beni culturali.
Parma e il parmense sono testimoni imprescindibili del complessivo racconto della cultura enogastronomica italiana. Per questo, oltre alle generalità del progetto del Geoportale, verranno nell’occasione presentati anche i nuovi Video di Micronarrazione istituzionali, fruibili dal Geoportale, nati dalla collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza e i Musei del Cibo di Parma (Parmigiano Reggiano, Pasta, Pomodoro, Vino, Salame di Felino, Prosciutto di Parma, Culatello di Zibello), fra i primi a rispondere alla proposta di ICPI ; in questa occasione verrà presentato anche il video di micronarrazione che vede protagonista lo chef Massimo Spigaroli, Presidente del Consorzio del Culatello di Zibello, “modello” dei video dedicati alle realtà culturali e produttive del territorio che si vorrebbero ulteriormente realizzare.
I video sono stati realizzati da BIA – Beni Immateriali e Archivistici, società di consulenza che si occupa di progetti nel settore creativo e culturale e che cura lo sviluppo evolutivo del Geoportale della Cultura Alimentare, con la consulenza scientifica di Giancarlo Gonizzi, che ha rivestito il ruolo di narratore dei diversi filmati.
“Se la partecipazione non è soltanto “fare parte di”, ma è soprattutto contribuire attivamente alla realizzazione di qualcosa –sottolinea Leandro Ventura, Direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – l’intento del progetto è quello di promuovere la messa in rete del Geoportale del Patrimonio Culturale Alimentare delle Regioni, delle Istituzioni locali e delle singole Comunità, facendole partecipare al grande racconto collettivo dell’Italia. Il Geoportale nasce come spazio aperto e con questo orientamento: l’evento di oggi, dunque, è l’occasione non soltanto di presentare i primi risultati di questa importante sinergia con il Parmense, ma anche di chiamare a collaborare consorzi, realtà produttive e istituzionali del territorio, per estendere ed ampliare
ulteriormente questo racconto collettivo”.
“La Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza –aggiunge il Soprintendente Corrado Azzollini – è felice di collaborare con l’Istituto alla raccolta e valorizzazione del Patrimonio Immateriale Enogastronomico del nostro territorio, e di poterlo fare con questa importante vetrina a Parma, città creativa per la gastronomia UNESCO, con un evento ufficiale all’interno della programmazione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020-2021”.
“La presenza sul Geoportale dei Musei del Cibo – ricorda Mario Marini, Presidente dei Musei del Cibo – rende merito al notevole patrimonio di saperi che la nostra terra ha accumulato per generazioni nel settore agroalimentare e valorizza un circuito unico a livello europeo che ha saputo negli anni contribuire in maniera significativa alla salvaguardia e alla diffusione di questo patrimonio”.
L’evento, coordinato da Chiara Burgio, già Responsabile Area Patrimonio Demoetnoantropologico
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, prevede interventi di Michele Guerra Assessore alla Cultura del Comune di Parma, Corrado Azzollini Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, Leandro Ventura Direttore Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, Cristiano Casa Vicepresidente dei Musei del Cibo e Assessore al Turismo del Comune di Parma, Giancarlo Gonizzi, Coordinatore dei Musei del Cibo, Massimo Spigaroli, Presidente del Consorzio del Culatello di Zibello, Elena Federica Marini per BIA – Beni Immateriali e Archivistici.

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Al via la XVIII edizione di Tocatì, Festival Internazionale dei Giochi in Strada, gli eventi e le dirette sui social dell'ICPI da oggi al 20 settembre

Associazione Giochi Antichi e Comune di Verona

presentano

TOCATÌ

Festival Internazionale dei Giochi in Strada

(Tòca-a-tì: dalla voce dialettale veronese che vuol dire “tocca a te”)

XVIII Edizione

18.19.20 Settembre 2020

Verona e Borghi d’Italia

Dal 18 al 20 settembre 2020 si terrà la XVIII edizione di Tocatì, Festival Internazionale dei Giochi in Strada, organizzato da Associazione Giochi Antichi in collaborazione con il Comune di Verona. Un’edizione speciale dal titolo Le Italie dei Borghi in gioco.

Per adeguarsi alle regole e necessità del momento, Tocatì cambia radicalmente il format.

Giunto alla 18esima edizione, il festival si svolgerà non solo, e in maniera completamente diversa, nei luoghi simbolo della città di Verona, ma anche in giro per le piazze italiane. Un evento diffuso che coinvolgerà circa 20 giochi e sport tradizionali che si praticano in varie regioni d’Italia e che verranno proposti proprio là dove sono nati e dove continuano ad essere giocati dalle comunità ludiche.

Un team ha collaborato per rendere completamente accessibile la diretta streaming di Tocatì 2020, che si potrà seguire nei canali social ufficiali e nel sito www.tocati.it

Protagonisti di questa edizione del Tocatì saranno dunque non solo i giochi tradizionali, ma anche i borghi storici italiani dove questi sono di casa. Un’occasione importante in questo momento per incentivare la scoperta di luoghi poco noti del nostro paese, con un’idea di turismo lento e attento alle tradizioni.

Altra novità di quest’anno sarà il coinvolgimento di numerose realtà cittadine che, nei giorni del Festival, ospiteranno giochi, incontri e laboratori direttamente nella loro sede. Tra questi il Museo di Storia Naturale e il Museo di Castelvecchio, inseriti nel sistema dei Musei Civici di Verona, la Villa Romana di Valdonega, Palazzo Diamanti,la Chiesa di Santa Maria in Organo, Museo G.B. Cavalcaselle, Palazzo della Ragione e Bastione Santo Spirito – Ex Zoo, Arsenale, complesso architettonico Ex macello.

Tra questi luoghi alcuni dei più significativi della città che hanno contribuito all’iscrizione di Verona tra le città Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, titolo che quest’anno compie vent’anni.

Tra i giochi della tradizione italiana che si svolgeranno a Verona, Schida (da Guidizzolo, Mantova), Morra (da Sant’Anna d’Alfaedo, Verona), Palota (da San Vito al Mantico, Verona), Palo della Cuccagna (da Santa Maria di Zevio, Verona)e diversi giochi da tavoliere come Carrom, Dama Backgammon e Scacchi.

Verranno invece proposti nei borghi di appartenenza, molti dei quali riconosciuti come patrimoni mondiali Unesco, Bijé (Farigliano, Cuneo), Birillo Parato (Fossato Ionico, Reggio Calabria), Cacio al fuso (Pienza, Siena), Corsa con la Cannata (Arpino, Frosinone), Gioco delle Noci (Monterosso al Mare, Liguria), Lancio del Maiorchino (Novara di Sicilia, Messina), Pilote (Gemona del Friuli, Udine), Trampoli (Schieti di Urbino), Tsan (Brissogne, Aosta), S’Istrumpa (Ollollai, Nuoro), Sburla la Roda (Fossacaprara, Cremona) e Zugo de l’ovo (Sezano, Verona).

Numerosi i personaggi del mondo della cultura che contribuiranno al ricco calendario dedicato alle “Riflessioni”. Nella Biblioteca Civica di Verona e al Museo di Storia Naturale si terranno incontri e laboratori, in sicurezza, con il pedagogo Marco Dallari, che racconterà come il gioco e l’arte abbiano molto in comune, Luigino Bruni, che illustrerà il progetto di “Economia di Comunione” , come alternativa allo stile di vita dominante, l’iillustratrice Irene Penazzi, Pierdomenico Baccalario che presenterà “Giochi di gruppo (anche) a 1 metro di distanza” scritto con Federico Taddia.

In occasione del centenario dalla nascita di Gianni Rodari, nella promoteca della Biblioteca Civica verrà allestita “Un Rodari a Verona” una mostra omaggio al maestro in cui sarà possibile scoprire un Rodari poco noto, quello che ha raccontato la città di Verona in due bellissime storie, “Il tenore proibito” da Il libro degli errori (1964) e “Un amore a Verona”, da Il gioco dei quattro cantoni (1980).

Piazza delle Erbe farà da cornice all’installazione dedicata alle “Remiere”, con l’esposizione di tre tipi di barche per un confronto tra imbarcazioni tradizionali che adottano l’antica tecnica della voga alla veneta divenuta, negli anni, pratica ludico-sportiva: la “Bissa” del Garda, il “Naet” del Lago d’Iseo e la “Mascareta” della laguna veneziana.

Come ogni anno spazio a musica tradizionale con Suoni lungo l’Adige,sul palco in Lungadige San Giorgio si avvicenderanno diversi gruppi: nella serata di giovedì 17 i Salento Ensamble, venerdì 18 i Contrada Lorìe sabato 19 il cantastorie Otello Perazzoli.

Spazio anche a cinema e teatro con il Bridge Film Festival che, nel Cortile del Mercato Vecchio, che quest’anno omaggerà l’ospite d’onore proponendo cortometraggi d’animazione italiani e dai borghi d’Italia, in collaborazione con AIGU (Associazione Italiana Giovani per l’Unesco). Bam Bam Teatro con lo spettacolo “La Guerra dei Bottoni” e Favolavà, nel Cortile del Museo di Castelvecchio, proporranno invece spettacoli teatrali e spettacoli di burattini per grandi e piccini.

In Cortile Mercato Vecchio si potrà inoltre assistere a concerti di musica della tradizione sia nella serata di venerdì con il gruppo Ance di Mondrago che nella serata di sabato con il duo Zazà col concerto Tri Colombe e Na Viola.

Il Cortile del Mercato vecchio, come di consueto, cuore del Festival, farà da cornice al Forum Internazionale della cultura ludica, luogo d’incontro messo a disposizione dei visitatori per dialogare con esperti e appassionati di giochi e sport tradizionali e divulgare la cultura ludica, con incontri, interventi a cura di AGA e la diretta streaming dalle piazze d’Italia in gioco.

Lo spazio del Forum anche nell’edizione 2020 avrà il piacere di ospitare l’Istituto centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPIIstituto Centrale per il Patrimonio Immateriale), il Museo delle Civiltà (MuCiv), la Societá italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici (SIMBDEA) impegnati nella valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale italiano, nonché l’Association Européenne des Jeux et Sports Traditionnels (AEJeST), organizzazione non governativa accreditata presso l’UNESCO dal 2010, che intende valorizzare e difendere gli sport e i giochi tradizionali.

Rafforzata ulteriormente in questa diciottesima edizione la collaborazione di MIBACT e ICPIIstituto Centrale per il patrimonio Immateriale che sostiene la diciottesima edizione del festival.

Quest’anno è stata inviata ufficialmente la candidatura Multinazionale UNESCO ICH di Tocatì al Registro delle Buone Pratiche per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, con capofila l’Italia a fianco di Belgio, Cipro, Croazia e Francia.

Sabato 19 dalle ore 8.30 alle ore 13 presso la Loggia Fra Giocondo si terrà l’incontro internazionale “Tocatì, un programma condiviso per la salvaguardia dei Giochi e Sport Tradizionali” e che rifletterà sulla prima misura indicata nel programma: la trasmissione dei Giochi e Sport Tradizionali in contesti di educazione formale e informale.

Una sezione del Festival sarà dedicata completamente ai più piccoli con giochi e laboratori per poter esprimere la loro creatività. Tra i giochi proposti “Giocar è una cosa seria… fin da piccolissimi”, a cura e nella sede di Il Melograno, Centro Informazione Maternità e Nascita e il gioco dell’Antica Roma “Doudecim Scripta” a cura di Archeonaute Onlus che si svolgerà negli spazi della Villa Romana di Valdonega. Tanti i laboratori in programma tra cui “l’Albirinto: alla ricerca degli animali in via d’estinzione”, presso l’Arsenale, a cura del Centro di Riuso Creativo, un laboratorio sulla tecnica delle tarsie dedicato a Fra Giovannida Verona, in piazzetta Santa Maria in Organo a cura di Verona Minor Hierusalem e “Giochiamo in Giardino!” a cura dell’illustratrice Irene Penazzi con il sostegno di Fondazione San Zeno.

Per i piccolissimi invece, anche quest’anno, sarà allestito lo spazio Nursery all’interno della tenda di Unicef Verona, un servizio gratuito dove i genitori avranno a disposizione sedia e fasciatoio.

Il Festival Tocatì si svolgerà nel rispetto delle ordinanze e linee guida vigenti in materia di tutela della salute pubblica (vedi documento allegato: Festival Sicuro).

Ricordiamo a tutti:

– di evitare di creare assembramenti;

– di portare con sé la mascherina che potrebbe essere richiesta da parte dei nostri volontari per accedere a determinate aree;

– di prestare attenzione alla segnaletica presente nelle aree;

– che molti eventi sono a prenotazione;

– che gli eventi sono tutti a numero chiuso e pertanto soggetti ad esaurimento posti.

- che in caso di pioggia il festival si tiene regolarmente, in parte, in spazi al coperto.

- che il biglietto del festival è gratuito.

Informazioni sul Festival

- Nato nel 2003, il Festival ha avuto subito successo. Dal 2006 viene dedicato ogni anno ad un diverso Paese che viene rappresentato da giochi, musiche, danze caratteristiche e specialità gastronomiche (2006 Spagna, 2007 Croazia, 2008 Scozia, 2009 Grecia, 2010 Svizzera, 2011 vari Paesi del mondo in occasione del congresso mondiale degli esperti di gioco ITSGA - International Traditional Sports and Games Association, 2012 tutti i Paesi Ospiti in precedenza hanno inviato una rappresentanza per celebrare il decennale del Tocatì, 2013 Ungheria, 2014 Messico, 2015 Catalunya, 2016 Repubblica Popolare Cinese, 2017 vari paesi europei legati dal tema della lotta, 2018 La Francia del Sud, 2019 La Bretagna).

- Il Festival è da sempre attento a sostenibilità e ambiente ed utilizza solo energia proveniente da fonti rinnovabili. Dal 2015 ha ottenuto la certificazione internazionale ISO 20121 come evento sostenibile.

Per informazioni                                                       

Segreteria del Festival e Associazione Giochi Antichi

cell. 342 7842761

www.tocati.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.associazionegiochiantichi.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Area Comunicazione Tocatì e Associazione Giochi Antichi

cell. 344 0472139

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Ufficio Stampa del Festival

Spaini & Partner

www.spaini.it

T. 05035639 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Visioni dai territori: PROGETTO CLIC - Riuso e rigenerazione dei paesaggi culturali terrazzati in abbandono attraverso modelli di economia circolare a cura della Città di Salerno, ICPI e SABAP di Salerno e Avellino

Il progetto europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020 CLIC “Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse” (www.clicproject.eu) ha come obiettivo lo sviluppo di nuovi modelli valutativi, gestionali, di governance, finanziamento e gestione per il riuso adattivo e la rigenerazione del patrimonio e paesaggio culturale, nella prospettiva dell’economia circolare e dell’applicazione del modello di città/territorio circolare (circular city).

CLIC implementa operativamente la Raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Storico Urbano sviluppando strumenti innovativi di coinvolgimento delle comunità, strumenti di conoscenza e pianificazione, legislativi e finanziari per il riuso adattivo e la rigenerazione del patrimonio e paesaggio culturale in abbandono e sottoutilizzo, all’interno di città e territori in costante e dinamica evoluzione.

La ricerca scientifica e l’innovazione del progetto CLIC sono orientate, oltre al riuso adattivo del patrimonio culturale urbano in disuso, anche al recupero dei paesaggi culturali in abbandono. Tra questi, i paesaggi terrazzati hanno un ruolo fondamentale poiché sono rappresentativi delle sfide, così come delle opportunità, della rigenerazione e valorizzazione del paesaggio, parte integrante dell’identità personale e collettiva e specchio delle condizioni ambientali, e dunque elemento chiave per la salute e il benessere delle comunità.

Nell’ambito del progetto CLIC sono stati sviluppati studi su modelli “circolari” rigenerativi per il recupero dei paesaggi culturali terrazzati, ed è in corso la raccolta e catalogazione di “buone pratiche”, alcune delle quali già pubblicate sulla piattaforma dedicata del progetto (www.clicplatform.eu).

Nell’area di Salerno, città partner del progetto CLIC, la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino è coinvolta nel progetto CLIC con il contributo specifico del “Settore demoetnoantropologico e Immateriale” e dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Mibact, con riferimento in particolare al recupero delle tecniche tradizionali di costruzione in pietra a secco, incluse nella lista del Patrimonio Mondiale Immateriale UNESCO.

Di seguito un approfondimento sul lavoro in corso che vede coinvolta l’area della Costiera Amalfitana, sito UNESCO dal 1997 in funzione dell’unicità del suo paesaggio culturale.

Il paesaggio terrazzato della Costiera Amalfitana tra bellezza e abbandono

I paesaggi terrazzati sono una particolare tipologia di paesaggio culturale, “risultato della storica interrelazione tra uomo e natura”, anche definiti come ‘paesaggi rurali storici’ per la loro vocazione produttiva. Paesaggi terrazzati sono presenti in ogni continente con una varietà di tecniche e materiali costruttivi: dall’appennino e arco alpino italiano, alla Francia, Spagna, al Perù, alla Cina, all’Africa… i sistemi

terrazzati hanno contribuito da sempre alla sopravvivenza delle popolazioni locali insediate sui versanti, permettendo la coltivazione di terreni altrimenti inaccessibili. Diversi di questi paesaggi sono già inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Tra questi, la Costiera Amalfitana è uno dei più suggestivi, con i suoi terrazzamenti incastonati sui versanti costieri, che creano scorci panoramici indimenticabili.

Il valore sociale “complesso” dei paesaggi terrazzati

La bellezza dei paesaggi terrazzati deriva dalla spettacolarità dell’opera secolare dell’uomo completamente integrata con quella della natura, marcando le linee ideali di livello dei versanti con i caratteristici muri in pietra a secco, attraverso pendenze che fanno spesso parlare di agricoltura ‘eroica’. Le comunità insediate in questi luoghi hanno valorizzato le risorse più semplici, ma essenziali per la vita in territori impervi: terra, pietra, acqua, sole. Attraverso un uso sapiente di materia ed energia della natura, generazioni di abitanti con capacità di artigiani e coltivatori hanno costruito e mantenuto in vita un complesso sistema territoriale e relazionale, che si regge non solo sulla produzione agricola – molto spesso ad uso esclusivamente personale e familiare – ma soprattutto su un ‘patto’ di mutuo supporto e collaborazione che vede coinvolta l’intera popolazione residente per la ‘cura’ di un’opera imponente e corale come il paesaggio. Si tratta di un sistema di cura e manutenzione continua del dettaglio: della porzione di muro franata, della pulizia del bosco, degli alvei di fiumi e torrenti, regimentazione e raccolta delle acque piovane attraverso canali e cisterne che diventano sistema ‘linfatico’ del territorio. Attenzione e osservazione quotidiana di ognuno, occhio vigile dell’abitante che individua un dissesto e lo ripara chiamando a raccolta i vicini, nell’interesse di tutti.

Questo sistema di relazioni e conoscenze espresso in maniera tangibile nei paesaggi terrazzati si trova oggi ad alto rischio di scomparsa irreversibile, a causa dell’abbandono progressivo delle attività agricole e di manutenzione del territorio tradizionali a favore di attività economiche “indifferenti” alla cura del paesaggio, della salute dell’uomo e degli ecosistemi, come il turismo di massa e l’agricoltura industriale. Anche per questa ragione, nel 2018 l’UNESCO ha incluso “l’arte della costruzione in pietra a secco” nella lista del Patrimonio Mondiale immateriale, promuovendo il recupero delle conoscenze artigiane capaci di usare sapientemente la pietra locale per costruire muri e manufatti con un orizzonte di vita almeno centenario.

Il muro in pietra a secco

La funzione primaria dei terrazzamenti è quella agricola, ma i sistemi terrazzati contribuiscono a stabilizzare i terreni in pendenza e quindi alla difesa dal dissesto idrogeologico. La costruzione in pietra a secco permette alle acque meteoriche di filtrare attraverso il terreno e la pietra, rallentando la velocità di scorrimento superficiale delle acque e mantenendo la giusta umidità nei terreni, migliorandone la fertilità. Al contrario delle strutture murarie in calcestruzzo armato, erroneamente utilizzate per ripristinare i muri dissestati, la costruzione in pietra a secco evita che l’acqua venga ‘bloccata’ dietro il muro causando forti pressioni sulle superfici murarie e quindi provocando frane e dissesti periodici. Inoltre, i muri in pietra a secco rappresentano un habitat ideale per specie animali e vegetali e contribuiscono alla biodiversità dei paesaggi in cui sono inseriti. Infine, i muri e le altre costruzioni in pietra a secco sono un patrimonio di energia, “incorporata” nei manufatti stessi come risultato di un processo di estrazione, trasporto, lavorazione e messa in opera di materiali che dal punto di vista ambientale assume un valore spesso sottostimato. Confrontato con un nuovo manufatto in calcestruzzo armato, il muro in pietra a secco presenta vantaggi ambientali durante l’intero ciclo di vita, permettendo di risparmiare energia ed evitare inutili emissioni di gas climalteranti, oltre ad essere estremamente più longevo se opportunamente manutenuto.

Le iniziative per la conservazione dei paesaggi terrazzati

Per il recupero dei paesaggi terrazzati e il riconoscimento del valore storico, culturale, economico, sociale, ambientale e identitario, si è costituita la International Terraced Landscape Alliance (ITLA) che vede in Italia uno dei comitati nazionali più attivi, recentemente costituito in Associazione di Promozione Sociale (www.paesaggiterrazzati.it). Dal 2010 si sono tenuti già quattro incontri mondiali che hanno visto coinvolti coltivatori, ricercatori, amministratori pubblici, studenti e attivisti riunitisi prima in Cina, poi in Perù (2014), in Italia (2016) e in Spagna (2019), e prossimamente si riuniranno in Buthan (2022) per riflettere sui cambiamenti in corso e sulle iniziative più interessanti per il recupero e la conservazione dei paesaggi terrazzati come valida “scelta per il futuro” e non solo a scopi ‘museali’ come testimonianza del passato. Infatti, in linea con la profonda revisione degli approcci alla conservazione del patrimonio culturale e paesaggistico avviata già con le riflessioni sulla ‘conservazione integrata’ e più tardi con la Convenzione Europea del Paesaggio (2000), la Raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Storico Urbano (2011) e l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale (2018), il patrimonio del passato rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile dei territori, continuamente rigenerabile e ‘adattabile’ a nuove funzioni e usi, pur mantenendo intatta l’integrità e l’autenticità dei luoghi e delle conoscenze tramandate.

Così nascono esperienze di rigenerazione di terrazzamenti in abbandono in Costiera Amalfitana attraverso il recupero contestuale delle antiche sementi del pomodoro “Re Fiascone”, con il supporto di una micro-comunità attivata attraverso il crowdfunding. Ancora, l’adozione di terreni terrazzati abbandonati con il progetto “Adotta un terrazzamento” nella Valbrenta, che ha visto coinvolte più di 500 persone in dieci anni e conta attualmente circa 40 proprietari che hanno deciso di mettere a disposizione i loro terreni per favorire attività di riuso, creando anche un percorso artistico nei sentieri che attraversano i terrazzamenti chiamato in maniera evocativa “Coltiva l’Arte”. Eppure, non è sempre facile recuperare aree ormai coperte di rovi e con muri in buona parte franati, soprattutto dove mancano le competenze. In Costiera Amalfitana, gli artigiani ancora in grado di ricostruire adeguatamente un muro in pietra a secco si contano sulle dita di una mano. Il sistema normativo e urbanistico non aiuta, essendo pensato principalmente per le aree urbane: se crolla un muro, l’intervento di ripristino è soggetto a processi di autorizzazione spesso lunghi e più costosi dello stesso lavoro di recupero. Anche per questa ragione, ITLA Italia promuove la costituzione di una Scuola di Costruzione in Pietra a Secco con certificazione degli artigiani e delle imprese, che possa costituire una rete di maestranze competenti a cui affidare il recupero, specialmente in casi di urgenza.

Durante il difficile periodo di isolamento causato dalla pandemia globale del Covid-19, e il conseguente crollo dell’economia del turismo - che nonostante le misure di emergenza faticherà a tornare ai livelli di redditività precedenti alla crisi, si apre una prospettiva del tutto nuova anche per il paesaggio terrazzato della Costiera Amalfitana. Costretti a ridurre tempi e spazi degli spostamenti quotidiani, molti stanno già tornando a prendersi cura di piccoli orti e appezzamenti di terreno. La prossimità alla natura e la vista della costa che ha fatto ‘innamorare’ scrittori e poeti rende meno rigido l’isolamento, condiviso con familiari e piccole comunità di vicinato. Nuovi usi creativi e produttivi, nuove modalità di produzione-consumo che ri-localizzano l’abitare pur mantenendo la ‘connessione’ con l’umanità stanno emergendo, con la potenzialità di diventare modelli permanenti e rigenerativi nel post-pandemia. Per più di un secolo abbiamo guardato ‘fuori’ grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia e dall’economia globale, ora sembra che sia il tempo di guardare ‘dentro’ i nostri territori per ritrovare senso, prossimità e comunità.

Testo di Antonia Gravagnuolo (ricercatrice, CNR IRISS) nell’ambito del progetto CLIC, progetto europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020, nell’area di Salerno, città partner del progetto, con il coinvolgimento del Settore demoetnoantropologico e immateriale della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino, responsabile dott.ssa Rosa Maria Vitola e dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Mibact, direttore dott. Leandro Ventura.

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#VISIONIDAITERRITORI. L'arte del tombolo di Isernia attraverso le mappe interattive e il fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise

di Lia Montereale - Segretariato Regionale del Molise

Proseguiamo il nostro viaggio culturale alla scoperta delle tradizioni del Molise e ci fermiamo ad Isernia. Anche oggi ci faremo aiutare dalle mappe interattive del Segretariato Regionale per il Molise. Rivediamo dunque cosa sono le mappe tematiche interattive che ci accompagneranno in questo percorso.

Il Segretariato Regionale per il Molise, articolazione periferica del MiBACT, nel 2018 ha creato nove mappe tematiche interattive per divulgare la conoscenza del patrimonio culturale presente nella regione (mappe che nel corso degli anni si sono arricchite di contenuti e approfondimenti). 

Le mappe raccolgono su un'unica piattaforma digitale le informazioni che riguardano il territorio, fornendo al visitatore uno strumento semplice da usare che, attraverso testi, ipertesti ed immagini, racconta e facilita la conoscenza del Molise.  

Sono interattive, sono costruite su piattaforma Google, sono utilizzabili sia da dispositivo fisso che mobile e sono dedicate ognuna ad uno specifico tema del patrimonio culturale del Molise. Possono essere consultate a questo link: www.molise.beniculturali.it 

Iniziamo quindi dalla mappa feste e tradizioni (foto 1) per conoscere insieme l’arte del tombolo di Isernia.

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Fig. 1 Mappa feste e tradizioni del Segretariato regionale per il Molise

 

Quali sono le origini di questa tradizione?

La parola “tombolo” deriva dal latino “tumulus”, per il cuscino su cui poggiano i fuselli e si intrecciano e annodano i fili di cotone.

Era il XIV secolo quando l’arte del merletto a tombolo proveniente dal Regno di Napoli si diffuse grazie alle suore spagnole che alloggiavano nei monasteri di Santa Maria delle Monache ad Isernia (foto 2, 3) e di Santa Chiara a Venafro (foto 4), luoghi che accoglievano giovani educande appartenenti alla nobiltà napoletana che qui studiavano arti come la pittura e la musica, e che successivamente divennero musei archeologici. 

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Fig. 2. Foto di Lia Montereale

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Fig. 3. Foto di Lia Montereale

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Fig. 4. Foto della Direzione Regionale Musei Molise

Nel 1492 Giovanna III di Aragona, regina di Napoli e moglie di Ferdinando II di Napoli soggiornò a Isernia presso il convento di Santa Maria delle Monache. Si narra che avesse manifestato interesse ad apprendere le tecniche di lavorazione del tombolo e che amasse abbellire i suoi abiti con i merletti di Isernia. 

Come Segretariato Regionale per il Molise abbiamo inoltre realizzato un fumetto digitale “C’era una volta…Molise”, disponibile in tre lingue (italiano, inglese e spagnolo) e consultabile su www.molise.beniculturali.it

Il protagonista, personaggio di fantasia, è un frate con il blocco dello scrittore che non sa come riempire le pagine del suo manoscritto. Decide così di lasciare la sua abbazia e di intraprendere un viaggio alla scoperta del Molise. Incontrerà personaggi storici e leggendari legati al territorio che gli faranno da guida lungo il suo percorso, aiutandolo a ritrovare l’ispirazione e l’estro artistico. Le sue numerose avventure lo porteranno ad immergersi e a conoscere il grande e variegato contenitore del patrimonio culturale demo-etnoantropologico e immateriale del Molise (foto 5, 6 e 7).

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Fig.5 “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise. Fra Giuseppe, in visita ad Isernia, incontra una signora che lavora al tombolo accanto alla Fontana Fraterna, monumento simbolo di Isernia.

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Fig. 6. “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise. La signora illustra a Fra Giuseppe le origini del tombolo.

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Fig. 7. “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise. Il tombolo con fuselli e fili di cotone.

È possibile consultare i link riportati di seguito per avere maggiori informazioni sulla tecnica del tombolo, sulla città di  Isernia e sui luoghi della cultura che un tempo hanno ospitato le giovani educande dedite ad apprendere le arti più elevate:

Tecnica del tombolo

Museo Archeologico di Santa Maria delle Monache

Museo Archeologico di Venafro

Isernia- Segretariato Regionale MiBACT per il Molise

Comune di Isernia

Il nostro viaggio di oggi si conclude qui e speriamo di avervi incuriosito sul patrimonio demo-etnoantropologico e immateriale del Molise. Vi diamo appuntamento al prossimo “viaggio” per scoprire insieme nuovi aspetti e nuovi elementi di questo grande patrimonio.

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#VISIONIDAITERRITORI. Frosolone: un piccolo polo museale che racconta le tradizioni del passato. Alla scoperta dei tre luoghi della cultura di appartenenza non statale: il Museo dei Ferri Taglienti, la Casetta del Pastore e il Museo del Costume

di Lia Montereale - Segretariato Regionale del Molise

I luoghi della cultura locali di appartenenza non statale svolgono un ruolo fondamentale nella valorizzazione e promozione del territorio.

Sono i custodi della storia, della tradizione e dell'identità del Molise di cui ne tramandano le arti, le tradizioni, le credenze, le tecniche artigianali e in generale l'immenso patrimonio culturale immateriale ancora molto diffuso.
 
Lo studio, il recupero e la valorizzazione delle tecniche artigianali tradizionali, dei saperi locali e dei mestieri antichi legati ad un determinato territorio risultano fondamentali per lo sviluppo sociale e culturale della comunità che ci vive, affinché si possa formare una memoria storica ed una eredità culturale da trasmettere alle generazioni future.
 
In una società all’insegna della velocità e dello sviluppo tecnologico, i beni immateriali svolgono un ruolo fondamentale nel territorio di appartenenza. Portano alla luce il rapporto tra locale e globale, tra tradizione e modernità, tra produzione artigianale e creatività individuale da un lato e produzione massificata, industriale e seriale dall'altro, ponendo le basi per lo sviluppo economico e per il rilancio del turismo nel territorio.

I progetti su cui il Segretariato Regionale per il Molise ha lavorato a partire dal 2018 (tra cui i progetti digitali “Mappe tematiche” e il fumetto digitale “C’era una volta… Molise”, lo spot Mibact/Rai “Terra di Meraviglie”, la campagna di comunicazione “Quanto conosci il Molise”, la collana editoriale “Prospettive. Il patrimonio culturale del Molise” per la quale tre volumi sono stati dedicati ai piccoli musei etnografici del territorio) sono stati tutti concepiti per facilitare la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale materiale e immateriale e delle loro reciproche interazioni.

A Frosolone, in provincia di Isernia, sono presenti tre musei che conservano ed espongono un ricchissimo patrimonio culturale legato ai riti, alle usanze e alle tradizioni della loro comunità. Il Museo dei Ferri Taglienti è legato all’antica tecnica artigianale della forgiatura, tecnica con cui gli abili maestri artigiani, fin dai tempi più remoti, costruivano oggetti e strumenti da lavoro. Conserva una vastissima collezione di oggetti, soprattutto forbici e coltelli (foto 1 e 2), anche provenienti dalle Marche e dal Lazio. Il Museo dei Ferri Taglienti di Frosolone si presenta quindi come testimonianza materiale di un artigianato tipico che da secoli si tramanda attraverso le generazioni, al quale si accompagnano la Mostra Mercato Nazionale, che espone forbici e coltelli della produzione artigianale proprio nei locali occupati un tempo dalle botteghe artigiane, e la "Festa della Forgiatura" grazie alla quale è possibile rivivere nelle piazze l'antica lavorazione.

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La Casetta del pastore (foto 3) è un piccolo scrigno che a sua volta custodisce le arti e le tradizioni del passato. La sala espositiva riproduce in maniera autentica e genuina la cucina di un pastore, comprensiva degli utensili e degli attrezzi che un pastore era solito utilizzare per svolgere la propria attività.

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Il Museo del costume espone invece il corredo di matrimonio appartenente ad una giovane fanciulla (foto 4) proveniente da una famiglia di allevatori. Nell’arco della propria vita, una donna arrivava a possedere al massimo due costumi, quello da ragazza e quello con il quale si sposava. L’abito da sposa, tolti gli ori e gli spilloni, era quello con cui veniva seppellita il giorno del suo funerale. Elemento tipico del costume di Frosolone è lo spillone (foto 5), in filigrana d’argento, infilato sulla mappa. Lo spillone svolgeva una funzione prevalentemente decorativa, ma poteva essere utilizzato anche come strumento di difesa per la donna che, per qualsiasi motivo, si fosse trovata costretta ad uscire da sola. Non mancano poi i riferimenti alle credenze popolari e alle superstizioni: il giorno delle nozze infatti, per proteggersi dal malocchio, la sposa indossava le calze al rovescio. Lo sposo, a sua volta, portava nel taschino della giacca un paio di forbicine, che la mattina stessa aveva ricevuto dalla propria madre, e con cui, simbolicamente, avrebbe dovuto tagliare ogni legame con amori del passato ma anche semplicemente con le abitudini che aveva da scapolo, compreso il gioco e le uscite serali con gli amici. Pietre ed amuleti contro i malefici venivano indossati dalle donne anche e soprattutto durante la gravidanza e il parto. All’interno del Museo, inoltre, sono presenti altri elementi tipici del corredo, tra cui il lenzuolo che sarebbe stato ricamato dalla futura sposa in persona. Quello esposto nel museo presenta alcune teste di cane (foto 6). Il cane è il simbolo della fedeltà e della sottomissione al padrone (in questo caso al marito). Sono poi presenti centrini, tessuti ricamati e perfino il corredino per l’eventuale nascituro.

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I tre musei di Frosolone costituiscono un vero e proprio polo museale locale del patrimonio immateriale. Un bacino che custodisce e racconta, attraverso le sue collezioni, le usanze e le tradizioni di una civiltà prevalentemente dedita alla pastorizia e al lavoro nei campi, attività che si riflettono anche nei costumi indossati e negli ornamenti, così come nella simbologia e nel significato attribuito a certi riti e a determinati comportamenti.

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La zampogna di Scapoli

Alla scoperta di questo antico strumento pastorale attraverso le mappe interattive e il fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise

di Lia Montereale

Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle tradizioni del Molise e ci fermiamo a Scapoli, in provincia di Isernia, nota per essere la “capitale della zampogna”.

Come sempre durante i nostri viaggi culturali, anche oggi ci faremo aiutare dalle mappe interattive del Segretariato Regionale per il Molise. Rivediamo insieme cosa sono le mappe tematiche interattive che ci accompagneranno in questo percorso.

Il Segretariato Regionale per il Molise, articolazione periferica del MiBACT, nel 2018 ha creato nove mappe tematiche interattive per divulgare la conoscenza del patrimonio culturale presente nella regione (mappe che nel corso degli anni si sono arricchite di contenuti e approfondimenti).

Le mappe raccolgono su un'unica piattaforma digitale le informazioni che riguardano il territorio, fornendo al visitatore uno strumento semplice da usare che, attraverso testi, ipertesti ed immagini, racconta e facilita la conoscenza del Molise.  

Sono interattive, sono costruite su piattaforma Google, sono utilizzabili sia da dispositivo fisso che mobile e sono dedicate ognuna ad uno specifico tema del patrimonio culturale del Molise.

Possono essere consultate a questo link: www.molise.beniculturali.it

Iniziamo quindi dalla mappa feste e tradizioni (foto 1) per scoprire insieme le tradizioni del Molise.

 

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Fig. 1 Mappa feste e tradizioni del Segretariato regionale per il Molise

L’antica tradizione degli zampognari

A Scapoli, ancora oggi, sono presenti artigiani che di generazione in generazione si tramandano le tecniche di costruzione della zampogna, contribuendo così a mantenere vivo il legame della comunità con questo strumento pastorale dalle origini antichissime. La zampogna infatti ha accompagnato per secoli i pastori nei loro spostamenti, assumendo un ruolo centrale in prossimità dell’arrivo del Natale. In realtà a Scapoli la tradizione della zampogna è presente tutto l’anno, grazie ai due luoghi della cultura ad essa dedicati che consentono di approfondire, in qualsiasi momento, la conoscenza sulle sue origini e la sua storia.

E già, perché a Scapoli è possibile visitare Il Museo Internazionale della Zampogna, gestito dal comune di Scapoli, e la mostra permanente gestita dall’associazione Circolo della Zampogna, attiva dal 1991. Spostiamoci quindi su un’altra mappa, la mappa dei musei locali di appartenenza non statale. Il Museo Internazionale della Zampogna è dedicato al suo ideatore Pasquale Vecchione ed espone zampogne provenienti da ogni parte del mondo e prodotte in varie epoche storiche. Il Circolo della Zampogna, a sua volta, espone una mostra permanente di zampogne e cornamuse italiane e straniere (foto2,3,4).

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Fig. 2 Foto di Donato D’Alessandro

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Fig. 3 Foto di Donato D’Alessandro

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Fig. 4 Foto di Donato D’Alessandro

Inoltre, l’organizzazione di appuntamenti annuali come la Mostra Mercato e il Festival Internazionale della Zampogna svolgono un ruolo centrale nella tutela di questo antico strumento a sacco e della sua tradizione, contribuendo, allo stesso tempo, a rafforzare e diffondere un senso di orgoglio, di identità e di appartenenza tra i costruttori (foto 5 e 6) e i suonatori di zampogne.

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Fig. 5 Foto di Donato D’Alessandro

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Fig. 6 Foto di Donato D’Alessandro

In Molise la dimensione culturale locale si traduce in un binomio perfetto tra gli aspetti materiali e immateriali del patrimonio culturale. Entrambi gli aspetti caratterizzano i territori, entrambi contribuiscono a determinare l’aspetto dei paesaggi e le forme della vita quotidiana. Si viene così a determinare un indotto culturale che si traduce anche in un indotto economico, perché le forme culturali ereditate dal passato sono le basi per un futuro realmente sostenibile. È questa la grande valenza dei beni culturali, materiali e immateriali: essere testimonianza viva e utilizzabile per dare basi solide alla progettazione del domani.

In Molise, soprattutto i “piccoli musei” di carattere etnografico, fortemente radicati e legati al territorio, svolgono un ruolo chiave nella salvaguardia, nella promozione e nella trasmissione del patrimonio culturale demo-etnoantropologico e immateriale. Alcuni, come in questo caso, svolgono un ruolo centrale e attivo nella conservazione, trasmissione e divulgazione della tradizione, mantenendo un solido e stabile legame con la comunità di appartenenza e promuovendo allo stesso tempo la tradizione anche in chiave turistica e di sviluppo territoriale.

Come Segretariato Regionale per il Molise abbiamo inoltre realizzato un fumetto digitale “C’era una volta…Molise”, disponibile in tre lingue (italiano, inglese e spagnolo) e consultabile su www.molise.beniculturali.it.

Il protagonista, personaggio di fantasia, è un frate con il blocco dello scrittore che non sa come riempire le pagine del suo manoscritto. Decide così di lasciare la sua abbazia e di intraprendere un viaggio alla scoperta del Molise. Incontrerà personaggi storici e leggendari legati al territorio che gli faranno da guida lungo il suo percorso, aiutandolo a ritrovare l’ispirazione e l’estro artistico. Le sue numerose avventure lo porteranno ad immergersi e a conoscere il grande e variegato contenitore del patrimonio culturale demo-etnoantropologico e immateriale del Molise. (foto 7,8,9,10,11).

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Fig.7 “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise.

Fra Giuseppe è in visita a Scapoli.

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Fig.8 “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise.

Fra Giuseppe, in visita a Scapoli, si reca ai musei dedicati alla zampogna.

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Fig.9 “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise.

Fra Giuseppe visita il Museo della zampogna P. Vecchione di Scapoli.

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Fig.10 “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise.

Fra Giuseppe visita il Circolo della Zampogna di Scapoli.

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Fig.11 “C’era una volta…Molise”, fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise.

Fra Giuseppe, a Scapoli, si diverte a prendere in giro la statua dello zampognaro.

Per maggiori informazioni sulla tradizione della zampogna di Scapoli è possibile consultare i seguenti link:

Il Museo Internazionale della zampogna P.Vecchione

Circolo della Zampogna

Scapoli- Segretariato Regionale MiBACT per il Molise

Comune di Scapoli

Il nostro viaggio di oggi si conclude qui e speriamo di avervi incuriosito sul patrimonio demo-etnoantropologico e immateriale del Molise. Vi diamo appuntamento al prossimo “viaggio” per scoprire insieme nuovi aspetti e nuovi elementi di questo grande patrimonio.

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Patrimoni Immateriali e modernità: rievocare le tradizioni e le antiche credenze di Casalciprano con i fumetti digitali

Alla scoperta del Museo a cielo aperto della Memoria Contadina di Casalciprano attraverso le mappe interattive e il fumetto digitale del Segretariato Regionale per il Molise

di Lia Montereale

Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle tradizioni del Molise e ci fermiamo a Casalciprano, in provincia di Campobasso, noto per il suo Museo a cielo aperto.

Come sempre durante i nostri viaggi culturali, anche oggi ci faremo aiutare dalle mappe interattive del Segretariato Regionale per il Molise. Rivediamo insieme cosa sono le mappe tematiche interattive che ci accompagneranno in questo percorso.

Il Segretariato Regionale per il Molise, articolazione periferica del MiBACT, nel 2018 ha creato nove mappe tematiche interattive per divulgare la conoscenza del patrimonio culturale presente nella regione (mappe che nel corso degli anni si sono arricchite di contenuti e approfondimenti).

Le mappe raccolgono su un'unica piattaforma digitale le informazioni che riguardano il territorio, fornendo al visitatore uno strumento semplice da usare che, attraverso testi, ipertesti ed immagini, racconta e facilita la conoscenza del Molise.  

Sono interattive, sono costruite su piattaforma Google, sono utilizzabili sia da dispositivo fisso che mobile e sono dedicate ognuna ad uno specifico tema del patrimonio culturale del Molise.

Possono essere consultate a questo link: www.molise.beniculturali.it

Iniziamo quindi dalla mappa feste e tradizioni (foto 1) per scoprire insieme gli usi e i costumi che nei secoli precedenti hanno scandito le abitudini e la quotidianità degli abitanti di Casalciprano.

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Fig. 1 Mappa feste e tradizioni del Segretariato regionale per il Molise

Che cos’è il Museo a cielo aperto della Memoria Contadina di Casalciprano?

Il Museo a cielo aperto della Memoria Contadina è stato allestito nel cuore del borgo medievale di Casalciprano. Il percorso di visita, attivo dal 2004, si sviluppa tra l'esterno e l'interno.

Gli oggetti, gli strumenti e i costumi sono tutti riconducibili ad usi quotidiani della vita contadina. Le sculture in bronzo poste all'aperto rappresentano momenti di aggregazione come giochi e feste. Passeggiando per il borgo incontriamo la statua che rappresenta il fotografo del paese e che “accoglie” turisti e visitatori per immortalarli nello scatto della sua macchina fotografica. Il percorso museale all’aperto prosegue con i murales che ritraggono uomini che lavorano nei campi, scene che richiamano l’agricoltura, la vendemmia e la pastorizia, a cui si aggiungono scene di vita familiare. Evidenti sono anche i riferimenti alle leggende e alle antiche credenze.

 

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Fig. 2 Foto di Lia Montereale

Gli abitanti di Casalciprano credevano nelle streghe e nei loro riti magici. Secondo la tradizione, queste, una volta l’anno, organizzavano un convegno (il Sabba, foto 2), in un bosco lì vicino, a cui partecipavano anche le streghe di Benevento. I riferimenti alla superstizione e alle credenze popolari continuano anche all’interno del Museo dove incontriamo il lupo mannaro, il diavolo e la pupa usata come deterrente per i bambini per tenerli lontani dai pozzi. L’allestimento museale però ci propone anche altri personaggi e ci racconta gli antichi mestieri (attraverso il banditore, il falegname, il boscaiolo, il calzolaio, lo spazzacamini, etc.), così come ricostruisce ambientazioni domestiche che ripropongono le abitudini quotidiane attraverso gli oggetti di uso comune. Proseguendo nella visita, incontriamo scene di lavori casalinghi svolti dalle donne, la scena della serenata, della festosità (la coppia che balla sulle note di una fisarmonica), a cui si aggiunge, immancabile, la scena rappresentativa della povertà e della esclusione sociale. Il Museo a cielo aperto della memoria contadina di Casalciprano è un esempio importante del ruolo svolto dal museo nella salvaguardia così come nella promozione del patrimonio immateriale e degli elementi che riguardano l’identità di una comunità e le sue radici. Visitare Casalciprano è come fare un viaggio indietro nel tempo, attraverso le ambientazioni domestiche com’erano una volta e rivivendo le abitudini quotidiane scandite dalle ore del giorno. Un viaggio in cui non mancano i riferimenti alle credenze popolari, segno di identità e di appartenenza alla propria terra.

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Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
Metro Linea B (EUR Fermi) Bus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791
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