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Articoli filtrati per data: Febbraio 2014

Fidanzamento e matrimonio

I pegni d'amore rappresentano il proseguimento della storia individuale, che prelude al passaggio nello stato matrimoniale. Tra i più diffusi doni di fidanzamento vi sono gli strumenti per il lavoro femminile, che preannunciano le attività della donna nel suo futuro ruolo di moglie e di madre, ad esempio le rocche, decorate secondo una simbologia d'amore e di fertilità o con figure umane e zoomorfe. La promessa viene espressa anche con il dono di stecche da busto in legno arcuato. Sono esposte nel percorso anche stecche intagliate provenienti dall'Italia centrale e meridionale, che rappresentano motivi di cuori, stelle, rami fioriti, chiavi, disegni geometrici o immagini riferite alla coppia. Simboli che alludono all'unione sono presenti anche in alcuni anelli di fidanzamento: due mani che si stringono o che sorreggono un cuore, le colombe, la doppia spola e la doppia foglia. Un esempio di dono femminile agli uomini è rappresentato da alcuni fazzoletti ricamati, che recano sul bordo versi amorosi indirizzati al futuro marito. Gli esemplari conservati nelle raccolte museali provengono dal Lazio, dall'Abruzzo, dal Molise e dalla Calabria.

E' compito della donna fornire in dote matrimoniale il corredo, normalmente custodito in cassapanche e cassoni, spesso decorati. Alcune fotografie dei primi del '900 mostrano il trasporto del corredo su un carro trascinato da buoi, in una sorta di processione che dimostra alla comunità le basi anche materiali sulle quali si fonda il nuovo nucleo.

I pegni d'amore costituiscono una delle principali categorie di doni che, in ambito rituale, sono offerti non tanto a un singolo individuo ma in virtù della sua posizione all'interno della famiglia o del suo rapporto con il donatore. I doni accreditano dunque la coppia di sposi presso la comunità, che verrà accresciuta dal frutto della loro unione e sarà modificata da nuove relazioni.

Il matrimonio, in quanto sede legittima di procreazione, e la morte, in quanto sottrazione al gruppo dei suoi membri, sono eventi che incidono profondamente sull'assetto sociale, e richiedono pertanto momenti rituali collettivi. Questi momenti, che segnano le occasioni significative della vita, non possono risolversi sul piano individuale, ma coinvolgono gruppi familiari o intere comunità, ed anche essere estesi ad ambiti più ampi, come accade in alcune situazioni festive. Il ricorso a un rituale permette di esprimere le ansie e le preoccupazioni con gesti che abbiano un significato socialmente riconosciuto, e nella cui efficacia i partecipanti ripongano la loro fiducia. In tal modo si consolidano i rapporti di solidarietà, si risolvono le crisi dell'esistenza e si esprime il sentimento comune della festa.

Le diverse situazioni richiedono anche un abbigliamento che rappresenti la differenziazione dalla vita quotidiana: dal battesimo alle nozze, l'abito esprime l'intensità del passaggio, con le forme e i colori delle varie tradizioni, fino a giungere al nero del lutto, che chiude il percorso individuale.

Questi riti regolano la vita nell'uomo, che deve sottoporsi, nei giusti tempi e con le giuste modalità, agli inevitabili e legittimi passaggi. Quando l'individuo non rispetta le scadenze cicliche, la comunità stigmatizza il suo comportamento, ritenuto minaccioso per l'equilibrio collettivo. Le unioni tra vedovi, tra vecchi o tra persone con grande differenza d'età, possono essere oggetto di rituali oltraggiosi, in genere attuati da gruppi di giovani. Scampanate, charivari o rough music, vengono definite in area europea quelle pratiche derisorie, caratterizzate dal rumore prodotto con strumenti improvvisati, contro gli individui che hanno infranto le regole sociali.

Scrive Ernesto De Martino sul Radiocorriere, nell'articolo di presentazione del ciclo "Panorami etnologici e folcloristici" del 1954: "La serie si propone pertanto di soddisfare, per quanto possibile, un bisogno strettamente conoscitivo, avvicinando il pubblico non specializzato agli aspetti più salienti e più accessibili della vita culturale primitiva e popolare. Dato il carattere delle forme di cultura primitiva e popolare è stato naturalmente dato ampio rilievo alle espressioni musicali: ma poiché musica, canto, letteratura, danza, costume e ideologia formano qui un'unità organica molto più stretta che nelle forme superiori di civiltà, il ciclo di trasmissioni non poteva ridursi a un semplice panorama etnofonico, senza adeguato commentario ideologico e più propriamente etnografico e culturale". Seguitando la sua indagine sulle manifestazioni culturali relative ai più importanti momenti critici dell'esistenza, e cioè la nascita, l'infanzia, l'amore, le nozze, la fatica, la guerra e la morte, De Martino tratta nella seconda trasmissione da lui curata il tema dell'amore nella vita privata e collettiva della società rurale.
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I Cavalieri della Memoria: mostra sulle tradizioni cavalleresche in Sicilia

Conferenza di inaugurazione giovedi 27 febbraio ore 17.00

Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, in collaborazione con il Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo, presenta, nell'ambito della promozione delle tradizioni orali e della conoscenza del patrimonio immateriale del nostro Paese, una mostra fotografica e degli spettacoli dedicati al teatro dell'Opera dei Pupi siciliano. La mostra I Cavalieri della memoria, a cura di Rosario Perricone, presenta il mondo dei pupi e ripercorre lo scontro tra Occidente e Oriente, quale ha attraversato la letteratura e le arti europee sin dal tempo dei Greci, contrapposizione che nel tempo si è convertita in principio ideologico ordinatore del mondo. In questo quadro è da intendere l'opposizione tra cristiani e saraceni, presente in tanti aspetti della cultura europea. La cultura siciliana, in particolare, custodisce nel suo patrimonio, nel linguaggio, nei riti, nei comportamenti tracce profonde e incancellabili di questo confronto tra visioni del mondo solo apparentemente inconciliabili.

A circa due secoli dalla sua prima apparizione l'opera dei pupi, certamente tra le più singolari espressioni della cultura popolare siciliana, conserva ancora oggi una significativa vitalità. Le "marionette armate", grazie a tenaci operatori fedeli alla tradizione più autentica – trasmessa oralmente -, rievocano gli epici combattimenti tra i paladini di Carlo Magno, strenui difensori della fede cristiana, e gli infedeli saraceni, temibili e minacciosi, rappresentando tradimenti, sofferte storie d'amore, miracolose apparizioni, irruzioni di animali feroci e figure demoniache. Oltre alle forti suggestioni visive, sonore e verbali che i pupi armati con luccicanti armature, regalano, lo spettacolo è caratterizzato, dunque, da un repertorio il cui fondo narrativo presenta un'ascendenza colta - dal ciclo carolingio e bretone, all'epica orale; dall'affabulazione del cuntu fino alle esilaranti farse. Dopo un attento studio da parte dei vari comitati in occasione dei convegni dell'UNESCO, questa nel 2001 ha incluso l'opera dei pupi tra i 19 capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità.

La mostra "I Cavalieri della memoria" espone immagini dagli archivi fotografici del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, sul tema del teatro dell'opera dei pupi e delle altre tradizioni cavalleresche presenti nell'isola, come il carretto dipinto e alcune feste popolari. L'obiettivo è quello di restituire attraverso la rappresentazione fotografica quei segni che parlano di una cultura che resiste nelle mani di pochi opranti ma che ancora dopo due secoli vive nella contemporaneità.
L'esposizione include 21 pannelli fotografici e 12 didascalici ed è corredata da un video esplicativo. Infine la mostra sarà completata dai pupi di proprietà del Museo Nazionale delle Arti e tradizioni popolari in modo da valorizzare il patrimonio museale collocandolo all'interno di un percorso espositivo performativo.

Dal 20 al 22 Marzo 2014, inoltre, è prevista la messa in scena dello spettacolo nel Salone d'Onore: Duello di Orlando e Rinaldo per amore di Angelica.
Lo spettacolo, adatto a grandi e piccini, è un libero adattamento di Vincenzo Mancuso di uno dei molteplici episodi del lungo ciclo Carolingio ed è tratto da antichi canovacci ispirati dalla Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lo Dico.
Il ricorso a "pupi a effetto", le battaglie tra Magonzesi e Cristiani, l'amore dei due eroi, Orlando e Rinaldo, per la bella principessa Angelica del Catai danno vita ad una performance che mostra gli aspetti più peculiari dell'Opera dei pupi siciliana.
In questo modo sarà offerta la possibilità di rileggere le fotografie attraverso la visione dello spettacolo e, viceversa, di leggere lo spettacolo attraverso la conoscenza, acquisita mediante le immagini, di tutto ciò che normalmente è nascosto alla vista degli spettatori.

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Rassegna: Filming music in Africa. Incontro musicale: Donal Kachamba’s Kwela Heritage Jazzband

26 febbraio

FILMING MUSIC IN AFRICA. SCREENING AND DISCUSSION: RASSEGNA VIDEOCINEMATOGRAFICA
organizzata nell'ambito della settimana dedicata a "Music and Culture Dynamics: Africa and Beyond" (a cura di Giorgio Adamo)

Rassegna videocinematografica Filming music in Africa: screening and discussion
ore 11.00-13.30

Saluti e introduzione
Maura Picciau - Direttrice dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Emilia De Simoni - Responsabile dell'Archivio di Antropologia Visiva dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Giorgio Adamo - Docente di Etnomusicologia presso l'Università di Roma "Tor Vergata"
Gerhard Kubik (Vienna)
Methods and techniques of research film, from 8mm to videotape.
Moya A. Malamusi (Chileka, Malawi)
Video documents from field research in Malawi and Mozambique
Regine Allgayer-Kaufmann (Vienna)
Video documents: The wagogo music and dance festival 2013 in Chamwino (Tanzania): living tradition or revival?
August Schmidhofer (Vienna)
Video documents: Dance groups in refugee camps in Northern Uganda, 2008.

15.00-17.30
Cecilia Pennacini (Torino): Viaggio in Congo by Guido Piacenza (1912, (35mm, bn, 34' a 20 ft/s, muto con didascalie in lingua italiana e inglese)
Giorgio Adamo (Rome): Alleluja! Festa e preghiera in una comunità Ziyoni del Malawi (31', 2011)
Donald Otoyo Ondieki (Nairobi): Retracing Kenya's Funky Hits: Afro Boogie of the 70s and 80s (41', 2011, Director: Bill Odidi)
Wolfgang Bender (Bayreuth): Commercially produced music videos

ore 17.30
Incontro musicale con la Donal Kachamba's Kwela Heritage Jazzband

Nell'ambito di una serie di iniziative scientifiche e musicali nate intorno alla presenza a Roma dello studioso austriaco di fama mondiale Gerhard Kubik e del gruppo musicale erede del polistrumentista malawiano Donald Kachamba, scomparso prematuramente nel 2001, l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia / Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari presenta, in collaborazione con l'Università di Roma "Tor Vergata", una rassegna videocinematografica, a cura di Giorgio Adamo, dedicata al filmare la musica in Africa.
Punto di partenza della rassegna sarà l'esperienza di Gerhard Kubik, figura straordinaria di ricercatore che per oltre cinquant'anni ha percorso l'Africa costituendo la più vasta collezione individuale di documenti sonori, fotografici e cinematografici sulla musica africana esistente al mondo, relativa a 88 diverse lingue in 18 paesi africani. Al fianco di Kubik lavora da molti anni il musicista e antropologo del Malawi Moya A. Malamusi, che presenterà materiali relativi alla ricerca sul campo nel suo paese e nelle aree limitrofe.
Alla rassegna, che costituirà un importante momento di verifica e riflessione sulla documentazione visiva all'interno della settimana dedicata al tema "Musica e dinamiche culturali in Africa e oltre", parteciperanno, tra gli altri, studiosi come Wolfgang Bender (Università di Bayreuth), noto per le sue ricerche sulla popular music e la storia dell'industria discografica in Africa, Regine Allgayer-Kaufmann (Università di Vienna), etnomusicologa che ha svolto recenti ricerche in Mozambico, Donald Otoyo Ondieki (Technical University of Kenya), esperto di storia della popular music in Kenya, August Schmidhofer (Università di Vienna), autore di numerose pubblicazioni sulla musica in Madagascar e attualmente attivo sul campo in Uganda.
Tra le esperienze italiane che saranno presentate si segnala la proiezione di straordinario interesse, a cura di Cecilia Pennacini, del documentario "Viaggio in Congo" di Guido Piacenza, del 1912 (35mm, bn, 34' a 20 ft/s, muto con didascalie in lingua italiana e inglese), ritrovato di recente e restaurato nel 2013 dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con la collaborazione della Fondazione Piacenza di Pollone e del Laboratorio di Antropologia Visiva del Dipartimento Culture, Politiche e Società dell'Università di Torino.
A conclusione della rassegna, alle ore 17.30, vi sarà un incontro musicale con la Donald Kachamba's Kwela Heritage Jazzband, gruppo acustico che interpreta e rinnova il linguaggio della musica Kwela, nato in Sudafrica negli anni '50 sulla base delle influenze del jazz americano. Il gruppo è formato da Gerhard Kubik, voce, clarinetto e chitarra, e dai musicisti del Malawi: Sinosi Mlendo, voce, flauto pennywhistle e chitarra, Moya A. Malamusi, basso a una corda, Christopher "Khilizibe" Gerald, sonaglio.

Organizzazione al Museo: Emilia De Simoni e Stefano Sestili

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Malattia e morte

Ogni cultura ha avuto ed ha i propri concetti di malattia e di cura, e ai diversi tipi di medicina corrispondono rimedi differenti. In ambito folklorico la concezione della malattia comporta il ricorso ad adeguati rituali magico-terapeutici, che prevedono spesso la presenza di un piccolo gruppo di appartenenza. Il rito avviene con l'intervento di un operatore magico, le cui doti siano riconosciute dalla comunità. L'efficacia è garantita da molteplici fattori: pronunciamento di formule, esecuzioni coreutiche e musicali, ricorso a medicine naturali, uso di oggetti magici, gesti rituali e così via.

Anche la preghiera e il pellegrinaggio si possono considerare modalità terapeutiche, quando l'oggetto delle richieste sia la guarigione. La devozione tradizionale attribuisce alle entità religiose specifiche prerogative taumaturgiche. Sant'Antonio Abate guarisce le eruzioni cutanee, Santa Lucia le malattie degli occhi, San Lorenzo le ustioni e cosi' via. Si può dire che ogni parte del corpo umano, con le relative afflizioni, sia rappresentata nell'affollato pantheon della religiosità popolare. L'invocazione e la visita al santuario o luogo sacro divengono in tal modo i rimedi del disagio. Lo dimostrano anche le storie degli ex voto pittorici, con le loro immagini forti di malattie e disgrazie, spesso sovrastate dalle iconcine di Santi e Madonne che hanno contribuito alla salvezza. Oggi nei santuari queste raffigurazioni sono state sostituite da fotografie nelle quali vengono ricostruiti gli eventi negativi della vita e gli scampati pericoli. L'ideologia devozionale persiste dunque nel tempo e ha radici profonde. Sono infatti testimonianza del ricorso alle divinità in epoca pre-cristiana gli ex voto anatomici, che riproducono, come quelli in cera o in argento di ambito folklorico, le parti guarite del corpo esposte nella sala.

Il ciclo della vita biologica si chiude con la morte, che è occasione di riunione della famiglia e di socializzazione dell'evento attraverso il funerale. Il passaggio dal vecchio equilibrio rappresenta una fase di instabilità per il gruppo sociale, una forte trasformazione della realtà. Tale cambiamento e' rappresentato anche dal passaggio materiale del morto dallo spazio della casa allo spazio del cimitero, con il corteo funebre composto dai parenti e dalla comunità. Oggi la morte si occulta al nostro interno e non disponiamo di opportuni segni esterni per condividere il dolore nel tempo e superarlo: affrettate esequie, effimeri annunci sui giornali e poi il silenzio. Nei contesti tradizionali la sospensione irrompe nei suoni delle ore scandite dalla chiesa, con la "campana a morto", che annuncia la funzione e sollecita al commiato. I costumi del lutto, che sono esposti, comunicheranno in seguito la memoria dell'assenza, rinnovata e resa pubblica nella vita quotidiana.

Comunemente si dice che non vi sono parole per esprimere la sofferenza causata dalla perdita di una persona cara. In ambito folklorico parole e gesti per rappresentare questo sentimento sono offerti in un percorso ritualizzato che consente la possibilità di un controllo della crisi. Nella socializzazione del cordoglio, attuata dalla pratica del lamento funebre lucano, formule stereotipe ripetute, gestuali, verbali e musicali, forniscono un sistema di rielaborazione del dolore condiviso dalla comunità. Il disordine causato dalla morte viene in tal modo risanato in un adeguato orizzonte emotivo.

L'interpretazione è affidata a esecutrici femminili, che sollecitano la manifestazione del dolore da parte della persona colpita dal lutto, in una sorta di catarsi guidata. Il superamento può infatti avvenire soltanto con la piena espressione della crisi entro i canoni forniti dalla tradizione, che trova le sue radici nel pianto rituale della cultura classica e delle civiltà del Mediterraneo. Chi ha abbandonato l'esistenza terrena può, in alcuni casi, continuare a parteciparvi con funzioni protettive nei riguardi dei vivi, come accade nel culto napoletano delle Anime del Purgatorio, le cui raffigurazioni ricorrono in alcuni ex voto pittorici. A queste anime la devozione popolare attribuisce la facoltà di intercedere presso i santi per ottenere le grazie richieste. A conclusione di questo percorso nel ciclo della vita, è significativo ricordare l'usanza siciliana del 2 novembre, festa dei defunti, che esprime la continuità dell'esistenza umana in un particolare rapporto tra i vivi e i morti: secondo la tradizione, in questa ricorrenza, i morti tornano per recare doni ai bambini.

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Presentazione del volume "Santi, pantasime e signori. Feste della Bassa Sabina"

14 febbraio

Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia / Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Eolo Etnolaboratorio per il Patrimonio Culturale Immateriale
Regione Lazio - Comune di Poggio Mirteto

Presentazione del volume: SANTI, PANTASIME E SIGNORI. FESTE DELLA BASSA SABINA
a cura di Alessandra Broccolini e Emiliano Migliorini (Espera Editore)

ore 10.00
Apertura
Dott.ssa Maura Picciau (Direttrice dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia)
Interventi
Prof. Luigi Lombardi Satriani (Ordinario discipline DEA, "Università Suor Orsola Benincasa" Napoli)
Dott. Vito Lattanzi (Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini")
Coordina: Arch. Claudio Cristallini (Area Servizi Culturali Regione Lazio)

ore 14.30
La restituzione della documentazione audiovisiva
Proiezioni, visioni, ascolti
a cura di Eolo Etnolaboratorio per il Patrimonio Culturale Immateriale
Coordina: Dott.ssa Emilia De Simoni (Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia)
- Alessandra Broccolini: Video. Il Carnevalone Liberato di Poggio Mirteto. Il rogo del Bamboccio - Video. La festa della Madonna delle Noce e San Barnaba a Tarano. Il rinfresco del festarolo
- Riccardo Lodovici: Fotografie. Un aiuto per la memoria: documentazione e fotoracconto
- Emiliano Migliorini: Audio. Il paesaggio sonoro dei carnevali di Poggio Mirteto
- Emanuela Panajia: Fotografie. Santi Patroni attraverso i frammenti del sacro e le azioni miracolose
- Paola Elisabetta Simeoni: Video. Preparazione della pupazza per la festa di Sant'Anna e della Madonna del Ponte di Granica (Castelnuovo di Farfa) - Video. Ballo della pupazza per la festa di Sant'Anna e della Madonna del Ponte di Granica (Castelnuovo di Farfa) - Video. Preparazione dei carri di carnevale di Borgo Santa Maria (Montelibretti), Talocci (Fara Sabina), Poggio Mirteto
- Tommaso Rotundo, Emanuela Panajia, Emiliano Migliorini: Video. Convivialità nella festa di Sant'Antimo a Nazzano

Il volume è il risultato di un progetto di ricerca e documentazione basato sullo studio e la valorizzazione delle feste tradizionali e del patrimonio demoetnoantropologico della Bassa Sabina.
Il volume illustra nei suoi tratti costitutivi e da diverse prospettive, i meccanismi socio-culturali innescati dai fenomeni festivi presi in esame: momenti rituali, cerimoniali, ludici, espressivi, conviviali, musicali. Le indagini etnografiche offrono un materiale documentario di grande ricchezza che consente di leggere adeguatamente la pluralità delle varianti locali di specifici "universi festivi" all'interno dei quali, la cultura materiale e immateriale radicata e diffusa nell'area prescelta per le attività di rilevazione e documentazione, esprime tutta la sua creativa vitalità. L'opera descrive e interpreta le occasioni di festa indagate – il "sistema dei festaroli", i banchetti rituali, la costruzione di carri carnevaleschi e di fantocci antropomorfi (pantasime) – attraverso la lente dei più aggiornati studi e proposte teorico-metodologiche della produzione scientifica contemporanea.
Nel volume confluiscono vari saggi che esaminano sette feste dei sei paesi selezionati per la ricerca: la festa di Sant'Antonio Abate a Montopoli; i due carnevali di Poggio Mirteto (il Carnevalone Poggiano e il Carnevalone Liberato); San Liberatore a Magliano Sabina; Sant'Antimo a Nazzano; San Barnaba e la Madonna della Noce a San Polo, frazione di Tarano; Sant'Anna e Madonna del Ponte a Granica, frazione di Castelnuovo di Farfa.
Il volume è arricchito dalla presenza di un contributo di Roberto Marinelli, di un cospicuo numero di immagini (tra cui l'appendice curata dal fotografo Riccardo Lodovici) e di un cd audio, che restituisce i repertori e il paesaggio sonoro delle feste.

Coordinamento tecnico al Museo: Stefano Sestili

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M'illumino di meno 2014: dal silenzio energetico all'ascolto poetico

14 febbraio 2014

L'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia / Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari aderisce all'iniziativa M'ILLUMINO DI MENO 2014 "Spegni lo spreco, accendi la cultura!": il 14 febbraio 2014 dalle ore 18.00 alle ore 19.00 spegneremo le luci nel Salone d'Onore e, a lume di candela, festeggeremo San Valentino con la lettura di alcuni brani poetici.

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20 MA UNA Festa musicale delle regioni italiane

Domenica 2 febbraio ore 16.30 un concerto evento di musica popolare dedicato a tutte le regioni italiane, ideato da Maura Picciau, direttrice del Museo, insieme a Paolo Scarnecchia, etnomusicologo del Conservatorio di Benevento e direttore artistico del progetto, che si avvale della conduzione/narrazione di Antonello Ricci, attore e cantastorie ispirato dalle culture di tradizione orale.

Lo spettacolo prevede esecuzioni vocali e strumentali di musica popolare cui si alterneranno spunti narrativi, poetici e detti popolari da tutte le regioni d'Italia per dar vita a un concerto festoso, dinamico e allegro nella suggestiva cornice del Salone d'Onore, un ambiente di grande forza visiva e bellezza architettonica. Qui, infatti, il Museo ha recentemente curato un allestimento dedicato ai costumi e alla cultura materiale delle regioni italiane, in realtà il nucleo fondamentale della raccolta del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, costituitosi con la Mostra Etnografica italiana, tenutasi a Roma nel 1911 per celebrare il cinquantenario dell'Unità d'Italia.
La serata di musica ha uno scopo benefico: il ricavato dello spettacolo sarà destinato a finanziare dei progetti per l'infanzia nelle regioni colpite dalle alluvioni nello scorso autunno, Sardegna, Basilicata e Calabria. Il fior fiore della musica popolare italiana sarà presente quel pomeriggio al Museo: dalla voce calda e profonda di Elena Ledda per la Sardegna, a quella di Lucilla Galeazzi, dalle zampogne lucane di Pino Salamone al suono limpido di Paola Lombardo, valente rappresentante della cultura musicale occitana alpina, al duo Valla-Scurati per la Liguria, vent'anni di successo e prestigio.
Si tratta di un concerto davvero originale e forse irripetibile, in cui convergeranno a Roma, per una sincera e condivisa ragione civile e umanitaria, le punte più avanzate del canto e della musica di tradizione, per una riscoperta di questo immenso patrimonio immateriale, ricchezza inestimabile della nostra cultura e bene in dote ad ognuno di noi .

Musicisti che si esibiranno: Abruzzo: Michele Avolio, Antonello Di Matteo - Basilicata: Pino Salamone, Paolo Napoli - Calabria: Anna Maria Civico Campania: Massimo Ferrante - Emilia Romagna: Claudio Vezzali - Friuli Venezia Giulia: Glauco Toniutti - Lazio: Raffaello Simeoni Liguria: Stefano Valla, Daniele Scurati - Lombardia: Maddalena Scagnelli, Franco Guglielmetti - Marche: Gastone Pietrucci, Marco Gigli - Molise: Ivana Rufo, Lino Miniscalco - Piemonte: Paola Lombardo, Enrico Negro - Puglia: Maria Moramarco, Luigi Bolognese - Sardegna: Elena Ledda, Mauro Palmas - Sicilia: Matilde Politi - Toscana: Francesca Breschi - Trentino Alto Adige: Mauro Odorizzi - Umbria: Lucilla Galeazzi -Valle d'Aosta: Anna Paola Zavattaro, Sergio Pugnalin - Veneto: Rachele Colombo

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Racconti di Museo: febbraio 2014

2, 9, 16 e 23 febbraio

L'OGGETTO DELLA DOMENICA

Domenica 2 febbraio ore 11,30
Marisa Iori – L'abitazione

Domenica 9 febbraio ore 11.30
Paolo Maria Guarrera – Il Carnevale

Domenica 16 febbraio ore 11.30
Stefania Baldinotti – I pupi siciliani

Domenica 23 febbraio ore 11.30
Emilia De Simoni - I pupi siciliani

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Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
Metro Linea B (EUR Fermi) Bus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791
Amministrazione
trasparente

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