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Sardegna, Oristano, 1970. La Sartiglia. V. Contino Sardegna, Oristano, 1970. La Sartiglia. V. Contino

Immagini del Carnevale dall'Archivio di Antropologia Visiva

9-10-12 febbraio 2013

IMMAGINI DEL CARNEVALE DALL'ARCHIVIO DI ANTROPOLOGIA VISIVA

In occasione del Carnevale, l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia presenta ai visitatori una selezione di filmati relativi alle regioni italiane. I 1500 documenti conservati nell'Archivio di Antropologia Visiva, databili dal 1939 ad oggi, ripropongono per immagini i temi espositivi (riti e cerimonie, lavoro, musica, danza, artigianato, giochi etc.) e costituiscono una significativa documentazione del patrimonio immateriale del nostro Paese.

Il tema del Carnevale è ampiamente rappresentato nei materiali fotografici e audiovisivi, grazie all'intensa attività di ricerca dell'antropologa Annabella Rossi (1933-1984), che avviò la costituzione della Cineteca del Museo e la arricchì, nel tempo, con documenti realizzati nel corso di indagini sul campo e con l'acquisizione di documentari etnografici ormai "storici".

I filmati sul Carnevale saranno visionabili nella Sala degli Audiovisivi del Museo
sabato 9 febbraio, domenica 10 febbraio e martedi 12 febbraio, dalle ore 10.00 alle ore 19.00

IL CARNEVALE DI VIAREGGIO - Prod. Video/Italia - 1988 (23') - Viareggio
LA SARTIGLIA DI ORISTANO - Prod. Video/Italia - 1989 (26') - Oristano
CARNIVAL KING OF EUROPE - Prod. Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina - 2012 (23')

A cura dell'Archivio di Antropologia Visiva e del Laboratorio Audiovisivo

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La Madonna di Montevergine La Madonna di Montevergine

Documentazione al Santuario di Montevergine

Immagini della festa - 2 febbraio 2013

Candelora a Montevergine: Mamma Schiavona

Nell'ambito della documentazione audiovisiva sul patrimonio immateriale, il Museo ha effettuato il 2 febbraio, a Montevergine, rilevamenti fotografici e filmici su alcuni aspetti della devozione alla Madonna, detta "Mamma Schiavona", raffigurata nella tavola dipinta da Montano d'Arezzo. L'icona è stata ricollocata nel 2012 nella cappella dei D'Angiò, dopo il restauro promosso dalla Soprintendenza BSAE di Salerno ed Avellino sotto la direzione di Maura Picciau, che da gennaio 2013 è direttrice dell'Istituto.

La ricerca è a cura di Emilia De Simoni (riprese fotografiche) e Stefano Sestili (riprese video).

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L'Istituto partecipa alla mostra Culturacibo

L'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia contribuisce, con il prestito di 19 manufatti, alla mostra "Verso il 2015. Culturacibo. Un'identità Italiana", presso il Complesso del Vittoriano a Roma. La mostra, allestita da "Comunicare Organizzando", si inaugura il 12 febbraio 2013 e sarà aperta fino al 5 aprile 2013. I manufatti dell'Istituto sono: 7 insegne relative all'alimentazione di varie regioni (insegna di venditore di "topini alla veneziana", frittelle dolci di farina; insegna di pescivendolo "pesci d'Arno"; insegna di vinaio; insegna di mangiatore di uova; insegna di venditore di castagne arrostite; insegna di venditore di cocomeri; insegna di venditore di panini). Vengono esposti anche: uno stampo per burro in legno, una coppa con coperchio in legno tornito, tre cucchiai in legno e un terzo più grande per scremare il latte; uno stampo per dolci; una "coppa" da vino in legno tornito; due forchette in osso; un bicchiere in legno; una zucca-borraccia per liquidi.

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1985-1995. Teatro Laboratorio

FABULA RIDICOLOSA. Mostra seminario. Teatro Laboratorio a cura di B. Premoli con la collaborazione di L. Mariti. 1985. 78p.

ARLECCHINO SELVATICO CON DRAGHI E SATIRI. A cura di B. Premoli. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1986. 63p.

OMAGGIO A PULCINELLA. A cura di B. Premoli. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1987. 78p.

MASCHERE DI GIANCARLO SANTELLI. A cura di B. Premoli. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1986. 63p.

L'UOMO SELVATICO IN ITALIA. A cura di B. Premoli. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1986. 197p.

L'IMMAGINE DEL SELVATICO. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1986. 62p.

SCENARI CASAMARCIANO. Gibaldone de' soggetti da recitarsi all'improviso alcuni proprii e gl'altri da diversi raccolti di D. Annibale Sersale conte di Casamarciano, MS. AA. XI.41 della Biblioteca nazionale di Napoli. Saggio introduttivo, trascrizione e note critiche di M. Perez; iconografia, progetto e realizzazione grafica di B. Premoli. Roma. 1987-88. 371p.

Mastropasqua F., KOMOS.IL RISO DI DIONISO:MASCHERA E SAPIENZA. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1989. 28p.

Falossi F., L'ERMA DAL VENTRE RIGONFIO. Morfologia della maschera comica antica. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1989. 38p.

Premoli B., MASCHERE FLIACICHE. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1990. 63p.

Calendoli G., DALLA FARSA FLIACICA ALLA FABULA ATELLANA. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1990. 26p.

Brogi M., IL GIULLARE NEGATO: Teatro del gesto ed inibizione ecclesiastica tra XII e XIII sec. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1990. 23p.

Allegri L., MASCHERA E IDENTITA'. "Il senso della maschera nella cultura medievale". Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1990. 21p.

Sorrentino L., LA FESTA FIORENTINA DELL'INFERNO. La rappresentazione mimica dell'inferno svoltasi a Firenze sul ponte della Carraja nel 1304: un'ipotesi di comicità. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1990. 26p.

MASCHERA LABIRINTO. Mostra di grafica e opere plastiche. Presentazione di V. Apuleo; introduzione di B. Premoli; interventi di A. Areddu, F. Falossi, P. Valenzi. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1991. 182p.

Areddu A., UTOPIE SOLARI E UTOPIE DEL ROVESCIAMENTO. Le maschere - il riso - il comico. Roma, ETL, 1993. 27p.

Areddu A., SIMBOLOGIA ZOOMORFICA ED ETERNO RITORNO. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1994. 30p.

Bessoni S., ATTRAVERSO LO SPECCHIO. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1994-95. 39p.

CAPRICCI GROTTESCHI E MASCHERE di Giuseppe Maria Mitelli nella collezione Stampe del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. A cura di B. Premoli. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1995. 138p.

Premoli B., GRANDE CAPRICCIO. Itinerario di viaggio in un mare di segni. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1995. 24p.

Rampazzo M., SCRITTURE PARALLELE. Dalla maschera al teatro, percorsi e documenti del Femmere Teatro. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1995. 25p.

Battaglia R., 40 ANNI DI MANIFESTI CINEMATOGRAFICI. Roma, Ed.Teatro Laboratorio, 1995. 26p.

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1994-1996. Quaderni dell’Archivio Storico

Materiali e strumenti per lo studio delle raccolte della Mostra di Etnografia italiana del 1911
Ricerca diretta da Alfredo Lombardozzi

1. VENETO FRIULI-VENEZIA GIULIA. Testi, repertori e indici a cura di M. Maggiorani. Roma. Grafica S. Giovanni. 1994. 63p.

2. LOMBARDIA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1994. 78p.

3. LIGURIA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta e M. Maggiorani. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 54p.

4. TOSCANA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 51p.

5. CALABRIA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 87p.

6. EMILIA ROMAGNA - MARCHE. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 43p.

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2011. La festa delle feste

La festa delle feste. Roma e l'Esposizione Internazionale del 1911. A cura di S. Massari. Roma. Palombi. 185p.

lafestadellefeste

Il libro ripercorre i luoghi e le manifestazioni legate all'Esposizione Internazionale di Roma del 1911 voluta per celebrare i 50 anni dell'Unità d'Italia e mostrare i progressi compiuti dalla Nazione. Attraverso la "fantasmatica città di tela e di gesso" costruita per l'occasione con i suoi "manufatti provvisori grandiosi e sfarzosi" destinati a scomparire a chiusura dei festeggiamenti, che lasceranno una traccia indelebile nei programmi di sistemazione urbanistica dell'epoca, è così possibile osservare l'assetto iniziale di interi quartieri della Capitale costruiti tra Vigna Cartoni (oggi Belle Arti) e Piazza d'Armi (oggi rione Prati e quartiere Delle Vittorie). L'itinerario proposto si snoda, tra narrazione fotografica e ricostruzione documentaria, tra le opere che in quell'occasione vennero realizzate sotto la regia dei più importanti architetti dell'epoca tra i quali spicca Marcello Piacentini, indagando e ricostruendo un passato che costituisce una tappa fondamentale della nostra cultura e della nostra identità rappresentate nella serie di mostre realizzate per l'occasione, prima tra tutte la vastissima "Mostra Etnografica e Regionale" dalle cui raccolte trarrà origine il nucleo principale delle collezioni del Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni Popolari e "l'Esposizione Internazionale di Belle Arti" che determinerà la nascita della Galleria Nazionale di Arte Moderna.

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2010-2012

10 dicembre 2009 - 10 gennaio 2010 IL TIRO DELLA GRANDE FUNE
Mostra fotografica realizzata da Massimo Berretta.

Il Tiro della Grande fune (Naha ōzunahiki) si svolge annualmente a Naha, capoluogo dell'isola di Okinawa, nella domenica di ottobre che precede il giorno della Festa dello sport. È una sorprendente competizione durante la quale due squadre opposte si sfidano tirando una corda gigantesca. La fune, realizzata oggi in paglia proveniente da Taiwan, è la più grande del genere mai costruita ed è entrata a far parte del guinness dei primati nel 1995. L'evento, che occupa il secondo giorno del grande Festival di Naha costituendone l'attrattiva principale, è preceduto al mattino dalla parata dei 14 stendardi, ognuno dei quali rappresenta un quartiere della città. La parata degli stendardi parte dalla via Kokusai Dōri e guida la grande folla degli spettatori fino al crocevia di Kumoji dove ha luogo la gara del Tiro della Grande fune. La tradizione del tiro alla fune di Naha risale al XVII secolo ma lo svolgimento annuale è entrato in vigore solo dal 1971, in occasione del 50º anniversario della fondazione del governo municipale di Naha. La grande fune è costituita da due elementi, maschio (wuunna) e femmina (miinna), di uguale lunghezza, peso e larghezza, che presentano ad una delle due estremità una chiusura a forma di grande anello. Durante la cerimonia l'unione dei due anelli viene realizzata per mezzo di un bastone (kanuchiboo) di legno di sandalo rosso, del peso di 365 kilogrammi, lungo 3 metri e 65 centimetri e con un diametro di 43 centimetri. Dopo che ha avuto luogo questa unione, i gruppi rivali rispettivamente rappresentanti l'Est (corda maschio) e l'Ovest (corda femmina) si potranno affrontare e potranno iniziare a tirare la grande fune, ciascuno nella propria direzione, fino a quando uno dei due supererà i 5 metri dal centro della linea di partenza aggiudicandosi la vittoria. Le grida di incitamento dei capi delle due corde e le parole pronunciate a gran voce dai partecipanti per scandire il tempo e accompagnare lo sforzo fisico, si mescolano alla musica e al ritmo crescente dei tamburi mentre una moltitudine di spettatori assiste eccitata. Ad aderire ogni anno sono in migliaia: circa 280 mila persone, di cui più di 100 mila sono coloro che partecipano tirando la fune. Sebbene in origine questo rituale appartenesse esclusivamente alla sfera del religioso con la principale finalità di propiziare l'esito di abbondanti raccolti, in tempi più recenti, la festa ha assunto un valore squisitamente celebrativo. Con tale manifestazione, infatti, si vuole commemorare l'incursione aerea del 10 ottobre 1944, evento nefasto durante il quale la città di Naha fu quasi completamente rasa al suolo. Nella mostra è esposta anche una selezione di preziosi manufatti di corallo e di madrepore, della collezione privata Liverino di Torre del Greco. I manufatti, databili tra il XVIII e XIX secolo, sono esempi di differenti tipologie di corallo: asiatico e mediterraneo. L'isola di Okinawa ancora oggi rappresenta una fonte fiorente di coralli che esporta per la lavorazione in tutto il mondo.


15–21 giugno 2010 - CAMPUS ROM, C'ERA UNA VOLTA SAVORENGO KER
A cura di Michele Carpani, Max Intrisano, Maria Teresa Bovino

La mostra è un evento collaterale della I ed. della Festa dell'Architettura di Roma "Index Urbis"
L'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia (IDEA) ospita una mostra multimediale che racconta due esperienze di ricerca realizzate dal collettivo di artisti Stalker/ON in collaborazione con le comunità Rom della capitale. Due anni di lavoro, vissuti tra intese e malintesi, che hanno visto nascere progetti coraggiosi e sogni condivisi, narrati dalla mostra fotografica Campus Rom e dal documentario "C'era una volta... Savorengo Ker, la Casa di Tutti" di Fabrizio Boni e Giorgio de Finis, presentato in anteprima assoluta.
MOSTRA FOTOGRAFICA "CAMPUS ROM"
Il racconto, attraverso lo sguardo eterogeneo di diversi fotografi, di "Campus Rom, oltre i campi nomadi". Un progetto di ricerca transdisciplinare, formazione reciproca, progettazione e azione condivisa, attivato, da Stalker/Osservatorio Nomade, insieme a diverse comunità rom di Roma, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Urbani della Facoltà di Architettura di Roma Tre ed altre organizzazioni cittadine, nazionali e internazionali, per affrontare l'emancipazione civile, culturale, economica, sociale e abitativa dei Rom, verso il superamento della realtà dei campi nomadi in Italia. Lo scopo dei fotografi è stato quello di documentare l'intervento diretto nello spazio urbano e narrare il processo costantemente aperto e fluido di attraversamento e superamento delle barriere tra le varie culture, e le energie che si sono sviluppate dando vita ad un'arte combinatoria in grado di rendere percettibile una comunità "invisibile".
Fotografie di: Simona Caleo, Giorgio de Finis, Max Intrisano, Massimo Percossi, Maria Stefanek, Maria Teresa Bovino, Hector Silva Peralta, Alessandro Imbriaco
ANTEPRIMA DEL FILM "C'ERA UNA VOLTA... SAVORENGO KER, LA CASA DI TUTTI"
Savorengo Ker (che in lingua Romanés significa "la casa di tutti") è un progetto sperimentale di costruzione partecipata realizzato nell'ex campo rom Casilino 900. È la storia di un'idea semplice e coraggiosa, divenuta il simbolo di emancipazione di una comunità emarginata. Il progetto è stato ospitato alla Biennale di Architettura di Venezia, è stato visitato da numerosi parlamentari europei, recensito dalla stampa internazionale e dibattuto nelle accademie di mezzo mondo, ma a Roma, dove la casa è stata costruita e presentata, ha incontrato solo ostilità e inutili polemiche. Ora quella casa non c'è più.
Regia di: Fabrizio Boni e Giorgio de Finis. Produzione: In Iride Sfoggio 2009. Durata: 55 minuti
TAVOLA ROTONDA
Insieme ad antropologi e architetti, ai rappresentanti delle comunità Rom e delle associazioni che operano sul territorio, si discuterà delle conseguenze del nuovo piano nomadi a Roma e delle proposte per superare il dispositivo dei campi rom, nel tentativo di individuare tematiche e strategie capaci di sottrarre il dibattito in corso dalla trappola dell'emergenza sociale.
Intervengono: Stefania Massari (direttrice dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia); Emilia De Simoni (antropologa, Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia); Barbara Terenzi (coordinatore Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani); Mirsad Sedjovic, Hakja Husovic, Bayram Hasimi, Nenad Sedjovic, Klej Salkanovic (direttori dei lavori della casa Savorengo Ker); Najo Adzovic (Coordinatore di Rom a Roma); Graziano Halilovic (presidente Roma Onlus); Giorgio Piccinato (ex direttore del DIPSU); Francesco Careri (Stalker/ON, DIPSU); Lorenzo Romito (Stalker/ON); Marco Solimene (antropologo); Fabrizio Boni e Giorgio de Finis (autori del film "C'era una volta...Savorengo Ker, la casa di tutti").


3 marzo 2011 - 8 maggio 2011 - L'INVERNO RUSSO
Mostra organizzata con il Festival Internazionale Diaghilev Post Scriptum e l'Unione Artistica Europea

Nell'ambito delle manifestazioni per l'Anno della cooperazione culturale Italia-Russia, il Festival Artistico "Diaghilev Postscriptum" di San Pietroburgo, rappresentato dal direttore artistico Natalia Metelitsa e dal Direttore esecutivo Ekaterina Sirakanian, d'intesa con l'Unione Artistica Europea (UAE) di cui è Presidente Marisa Pinto Olori del Poggio, e con il sostegno del Prof. Louis Godard, ha promosso la mostra "L'inverno russo".
La mostra illustra attraverso l'esposizione di 200 oggetti provenienti dai più prestigiosi Musei di San Pietroburgo - Museo dell'Hermitage, Museo di Arte Russa, Museo Etnografico, Museo-Parco Nazionale Tsarskoye Selo (ex residenza imperiale), Museo "Peterhof" (ex residenza imperiale), Museo del Teatro e della Musica - le tradizioni delle feste invernali russe della Corte dello Zar che univano gli elementi della cultura popolare tradizionale a quelli dell'aristocrazia. Proprio gli oggetti, i costumi e le carrozze invernali saranno i protagonisti di questa mostra allestita su disegno di Emil Kapelush e Alexander Malishev, famosi designers di San Pietroburgo. Questi oggetti trasporteranno il visitatore nelle atmosfere fredde, ma accoglienti, della tradizione russa, rievocando una festa di origine antichissime: la Maslenitsa, considerata il ponte di passaggio dall'inverno alla primavera. L'antico evento, con la partecipazione sia della corte dello Zar che del popolo, veniva celebrato con musiche, balli, giochi e maschere e può essere equiparato al nostro Carnevale. Tra gli oggetti di maggior prestigio: la slitta dello zar Nicola II, la slitta di carnevale del XIII sec., i costumi del famoso Ballo al Palazzo d'Inverno del 1903, tenutosi per celebrare i 200 anni dalla fondazione della città avvenuta nel 1703, i costumi del ballo "Veronese" così chiamato in onore del Rinascimento italiano oltre alle tele del pittore Boris Kustodiev.


16 marzo 2011 - 15 maggio 2011 - L'ANGELO DELLE ACQUE
Opere recenti di Mario Teleri Biason

9 giugno - agosto 2011 - SPIRITUEL - HANJI Capolavori in carta di gelso dell'artigianato coreano
Mostra organizzata dall'Associazione Culturale Korean Art in Europa e dall'Hanji Development Institute

Esiste in Corea una connessione intima fra il buddismo e la carta. Durante il periodo Koryŏ, quando il buddismo era al culmine, veniva effettuato un gran lavoro di copiatura e di stampa dei sutra buddisti e di altri scritti. Naturalmente, questo richiedeva che vi fosse una fonte affidabile di carta di alta qualità , e i monaci di molti monasteri sparsi per il paese si dedicavano a soddisfare questa necessità. Svilupparono le loro tecniche alla perfezione e la carta coreana divenne molto apprezzata e ricercata, non solo dagli stessi coreani, ma anche dai cinesi e dai giapponesi. La carta coreana conosciuta con il nome di hanji (韓紙), prodotta principalmente con la pianta del "gelso della carta" (Broussonetia kazinoki), è famosa per la sua qualità fin dai tempi più antichi nei paesi confinanti, Cina e Giappone. È anche così strettamente collegata con la vita di ogni giorno dei coreani da essere elencata come uno dei "quattro amici necessari per lo studio" (la carta, il pennello per scrivere, l'inchiostro e il calamaio). Per i coreani è stata molto importante da sempre ed è un patrimonio culturale prezioso da far conoscere al mondo e che dovrebbe essere conservato intatto per le generazioni future. Molto tempo fa la carta coreana che oggi si chiama semplicemente hanji fu denominata con nomi diversi a seconda del periodo storico, del suo colore, delle sue dimensioni, dell'area in cui veniva prodotta, del materiale usato per crearla, del processo di produzione e del suo utilizzo. Si sono così classificati circa 200 tipi diversi di hanji. Questa grande varietà di carta usata principalmente per scrivere e dipingere, veniva impiegata anche per creare articoli di uso comune e bellissimi oggetti d'arte che avremo l'opportunità di ammirare in questa mostra che l'Associazione Culturale Korean Art in Europa con l'Ambasciata della Repubblica di Corea hanno voluto organizzare presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari.


24-25 settembre 2011 - MODA E COSTUME AD ATINA NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO

La Mostra "Moda e costume ad Atina nei primi anni del Novecento" è curata dalla Direzione Generale PaBAAC e dall'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, con la collaborazione dell'Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, della Soprintendenza Archeologica di Roma e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, sede di Atina.
I cinque abiti femminili esposti, gli elementi di costume e i gioielli, appartenenti alle collezioni dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, provengono dalle località di Atina e Casalvieri e sono databili fra la fine del XIX secolo e i primi anni del XX. Sono stati acquisiti fra il 1908 e il 1910 da Lamberto Loria per la grande mostra del Cinquantenario dell'Unità d'Italia, svoltasi a Roma in Piazza d'Armi nel 1911. I raccoglitori locali, oltre allo stesso Loria, risultano essere Mainardi e Graziani.
Tra gli abiti interi vi sono: un costume nuziale, un abito festivo e un costume da bambina. I gioielli di Atina in esposizione accompagnavano l'abito festivo; per quanto riguarda l'oreficeria di Casalvieri, i primi tre pezzi in ordine di numero di inventario sono relativi all'abito nuziale. Le foto degli abiti (Abito femminile, Atina 1907; Abito femminile, Atina 1907; Donna in abito da sposa o da cerimonia, Atina 1907), provenienti dall'archivio fotografico dell'Istituto, servivano all'epoca soprattutto per il corretto montaggio dei costumi in mostra. Palazzo Ducale - Atina


8-30 ottobre 2011 - L'ARTIGIANATO ARTISTICO TRA PASSATO E FUTURO
Mostra di opere degli allievi e dei docenti Scuola d'Arte e dei Mestieri del Comune di Roma "Nicola Zabaglia"

Assessorato alle Attività Produttive al Lavoro e al Litorale
Dipartimento Attività Economico-Produttive, Formazione-Lavoro
Nel 1870, un gruppo di artisti ed uomini di cultura romani, attivi nell'allora Consiglio Comunale, rappresentarono l'esigenza di accrescere qualitativamente la preparazione dei giovani che lavoravano nelle officine e nei laboratori artigiani, attraverso l'acquisizione delle cognizioni del disegno e della storia dell'arte. Così, l'anno successivo, nacquero le Scuole Serali del Comune di Roma, quali istituzioni culturali che offrivano una specifica preparazione culturale a fabbri, scalpellini, falegnami, intagliatori, decoratori etc con il preciso intento di valorizzare le opere frutto delle attività artigianali.
Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, nato per raccogliere i molteplici documenti "d'indole intellettuale, morale, artistica e pratica" come riporta il Regio Decreto del 1923, ha accolto in occasione dei festeggiamenti del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia l'esposizione delle opere degli allievi della scuola "N. Zabaglia", riaffermando in tal senso la propria missione istituzionale volta alla conservazione, alla salvaguardia ed alla valorizzazione delle arti applicate e dell'artigianato.
La mostra, a cura della Dott.ssa Stefania Severi e dell'Arch. Renato Borzelli, responsabile dell'allestimento, presenta le opere, circa 100, degli allievi e dei docenti della Scuola d'Arte e dei Mestieri del Comune di Roma "Nicola Zabaglia" elaborate nell'anno 2010-11. Tutti i corsi, guidati dal Prof. Roberto Sacco, all'epoca coordinatore, hanno avuto al centro della loro didattica il tema delle tradizioni in dialogo con le opere del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, istituito con i materiali della mostra tenutasi a Roma nel 1911 per i 50 anni dell'unità nazionale.
Il corso di pittura (Laura Barbarini) ha lavorato sui mesi dell'anno. Il corso di ceramica (Romana Vanacore e Graziella Zamarra) ha rivisitato il contenitore per l'acqua. Il corso di disegno (Franco Crocco) ha riproposto gli antichi mestieri. L'illustrazione (Barbara Duran) si è ispirata alle favole italiane di Italo Calvino. Vari oggetti di fattura italiana sono stati restaurati (Restauro di Materiali Antichi: Marco Castracane e Giuliano Salaro). Il corso di affresco (Michelina Lambriola e Cristiana Pompei) ha rielaborato "L'allegoria del Buon Governo" di Lorenzetti e soggetti pompeiani. Le tecniche pittoriche antiche (Letizia Ardillo e Alessandra Pasqualoni) hanno ideato segni zodiacali e finti marmi. Il corso di scultura e formatura (Antonella Conte) si è sbizzarrito dai bersaglieri alla "Pizza Italia". Il mosaico (Prof.sse Elisabetta Accoto e Gabriella D'Anna) ha ripreso frammenti di antichi mosaici. Il corso di grafica al computer (Rossella Canuti) ha elaborato locandine per il museo e il progetto "Facce d'Italia". Alcuni ex allievi si sono uniti con opere omaggio all'arte italiana. La mostra ha avuto una prima edizione a Capri (NA) presso il Centro Caprense "Ignazio Cerio" nello scorso mese di Giugno. Un CD, con veste grafica di Antonella Conte, raccoglie l'intera produzione. Antonella Conte ha curato altresì l'immagine della mostra.
La Mostra ha ottenuto il patrocinio della Regione Lazio - Assessorato Cultura Arte e Sport e della Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali.


10 novembre - 21 dicembre 2011 - IL PIANETA CARTA NEL III MILLENNIO - LE ORIGINI MARCHIGIANE: LA CARTA E FABRIANO

Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari che già in passato ha presentato a cura del CeSMA la Mostra ne promuove questa seconda edizione con carattere prettamente marchigiano e presenta alcune stampe ed alcuni volumi sul tema appartenenti alle proprie collezioni. L'esposizione, concepita in due sezioni strettamente correlate, una storica propedeutica ed una contemporanea vuole portare all'attenzione del visitatore la CARTA, quella di Fabriano, protagonista principale, unica ed insostituibile nelle varie forme ed applicazioni che l'uomo nel corso dei secoli le ha voluto dare. La sezione storica presenta alcuni documenti relativi al passaggio dall'uso della pergamena alla carta ed a seguire la carta per scrittura e stampa con riproduzioni delle storiche arti grafiche A. Tallone (dalla scrittura manuale a quella digitale); la filigrana (quale elemento di sicurezza e per riproduzioni artistiche) del Maestro Franco Librari; la carta per usi artistici con le incisioni del Maestro Roberto Stelluti, acquerelli degli artisti della Royal Water Colour Society; la carta per le banconote ed i valori e sua evoluzione. Il percorso espositivo accompagnato da un ricco apparato iconografico espone una cospicua parte di materiali provenienti dal Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano. Ne sono curatori Sandro Farroni già Direttore Generale della "Cartiere Miliani Fabriano SpA" e Venanzio Governatori quale Consigliere della Fondazione CARIFAC. Il nucleo contemporaneo, a cura di Stefania Severi, attraversa la seconda metà del XIX secolo fino ai giorni nostri, partendo da tre presenze ampiamente storicizzate: Guelfo, Sante Monachesi e Wladimiro Tulli. Molti altri nomi sono presenti nell'esposizione Eros Donnini, Renzo Barbarossa, Bruno d'Arcevia, Maurizio Meldolesi, Riccardo Piccardoni, Mario Sasso, Sandro Trotti, Valeriano Trubbiani etc.
Nell'ambito della mostra martedì 29 novembre a partire dalle ore 10.00 nella Sala Conferenze si terrà una giornata di studio dedicata alla Carta di Fabriano ed alla sua utilizzazione. Interverranno oltre al Direttore ad interim dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia - Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari dott.ssa Daniela Porro, altri rappresentanti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Franco Moschini Presidente del CeSMa, Sandro Farroni esperto in carta, Stefania Severi critico d'arte, gli incisori Eros Donnini e Roberto Stelluti, Gabriele Mazzara per l'acquerello, Enrico Tallone tipografo storico artistico. Si terranno delle dimostrazioni sulla fabbricazione della carta a mano a cura del Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano e si concluderà con un assaggio di prodotti tipici marchigiani.


23 novembre 2011 - 5 febbraio 2012 - EROINE DI STILE. La moda italiana veste il Risorgimento

In occasione della mostra "Eroine di stile. La moda italiana veste il Risorgimento" organizzata presso il Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps (Roma) nel quadro delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia ha concesso in prestito 6 abiti tradizionali datati fine '800 - primi anni del '900.
Questi abiti furono esposti nella grande esposizione etnografica del cinquantenario dell'Unità d'Italia (Roma 1911) e fanno parte delle raccolte di Lamberto Loria, etnografo e fondatore storico del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari.
I costumi tradizionali sono relativi a sei regioni d'Italia particolarmente interessate dai moti risorgimentali: Piemonte (Fobello); Lombardia (Premana); Lazio (Casalvieri); Calabria (San Lorenzo del Vallo); Liguria (Quaratica); Campania (Caserta e dintorni [Sessa Aurunca]). Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps


1 dicembre 2011 - 29 gennaio 2012 - LA TRADIZIONE DEI PRESEPI DI CRACOVIA
Mostra organizzata in collaborazione con il Museo Storico della Città di Cracovia

Ogni anno il Museo Storico della Città di Cracovia, in occasione delle festività natalizie, presenta nei musei degli altri Paesi i presepi delle sue collezioni; questi, sintesi di stili architettonici che vanno dal gotico al barocco al rococò, riproducono le cupole e le torri dei più famosi monumenti di Cracovia.
Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, nell'anno della Beatificazione di Giovanni Paolo II, ospita Cracovia con una mostra che sarà inaugurata nella Sala delle Colonne il 1 dicembre 2011, alle ore 17.00.
L'esposizione include nel suo percorso la Sala dedicata al Ciclo della Vita, nella quale oltre ai due presepi napoletani del '700, verranno esposti anche alcuni presepi di varie regioni italiane appartenenti alle collezioni museali.
Per l'allestimento dei presepi polacchi saranno utilizzati cassoni nuziali finemente intagliati in gran parte di origine sarda (fine 800 / inizi 900) della collezione originaria del Museo; per la prima volta verrà esposto un presepe polacco appartenente alle collezioni del Museo, restaurato nel 2007 in occasione del salone del restauro di Ferrara dello stesso anno. La manifestazione ha avuto il patrocinio della Fondazione "Giovanni Paolo II per la Gioventù".

Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia - Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari


5 dicembre 2011 - 8 gennaio 2012 - LA FESTA DELLE FESTE
Roma e l'Esposizione Internazionale del 1911

festafeste

Dalla mostra inaugurata il 5 dicembre 2011 una nuova sezione espositiva permanente dedicata alle origini del Museo.
Il 2011 è stato un anno particolarmente significativo per il nostro Paese, che ha visto, sull'intero territorio nazionale, le celebrazioni per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. Non poteva mancare in questo ambito di condivisione unitaria la testimonianza del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (attualmente compreso nell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, istituito dal MiBAC nel 2008). Il 5 dicembre 2011 è stata infatti inaugurata una mostra che ripropone i luoghi, gli eventi e le atmosfere connessi alle Mostre Etnografica e Regionale realizzate a Roma durante l'Esposizione Internazionale del 1911 (Roma, Torino e Firenze), dalle cui raccolte ha tratto origine il nucleo principale delle collezioni del Museo stesso.
Come una sorta di "mostra delle mostre", l'esposizione presenta, tra narrazione fotografica e ricostruzione documentaria, un itinerario attraverso le opere che in quell'occasione vennero realizzate sotto la regia dei più importanti architetti dell'epoca: apparati effimeri, ma anche importanti interventi urbanistici che, insieme, hanno contribuito a delineare la configurazione attuale di interi quartieri di Roma. Con la riproposizione di costumi tradizionali, oggetti della quotidianità e della religione popolare, viene ricostruito un passato che costituisce una tappa fondamentale della nostra cultura e della nostra identità. I materiali regionali esposti nel 1911 erano in parte costituiti dalla collezione dell'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) che, dopo aver compiuto numerose spedizioni in paesi extraeuropei, si rese conto, durante un breve soggiorno nel Sannio, della necessità di documentare anche in Italia quella cultura agro-pastorale messa in crisi dalla progressiva industrializzazione. La mostra prende avvio dal volume "La festa delle feste. Roma e l'Esposizione Internazionale del 1911". In occasione della pubblicazione sono state acquisite numerose immagini relative ai luoghi e agli eventi dell'esposizione romana, dalle fototeche dell'Iccd, del Museo di Roma, del Vaticano e di Editalia. Il lavoro di ricerca documentaria, bibliografica e iconografica ha coinvolto le diverse professionalità del personale dell'Istituto e ha prodotto una consistente mole di informazioni. Su tali basi è stato costituito l'idoneo supporto scientifico per la realizzazione di questa mostra, il cui "progetto di conoscenza" è raccontare al pubblico un evento poco noto, che ha tuttavia lasciato tracce indelebili, dal punto di vista scientifico nella successiva museografia etnologica italiana e da quello storico artistico nel tessuto urbanistico della Capitale.

Ideazione e coordinamento generale: Stefania Massari, Daniela Porro (direttore ad interim dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia)
Mostra a cura di: Stefania Baldinotti, Emilia De Simoni, Paolo Maria Guarrera
Progetto di allestimento, direzione tecnica e progetto illuminotecnico: Oreste Albarano, Stefano Sestili
Testi: Stefania Massari, Stefania Baldinotti
Ricerche bibliografiche e documentarie: Stefania Baldinotti, Anna Paola Bovet, Laura Ciliberti, Francesco Floccia, Marina Innocenzi, Marisa Iori, Francesca Montuori, Valerio Lazzaretti, Lidia Paroli
Acquisizione, elaborazione digitale e masterizzazione delle immagini: Stefano Sestili con Simonetta Rosati
Laboratorio di restauro: Lucia Carta Brocca, Roberta Scoponi, Nicolò Giacalone, Franco Rossi Gandin
Ufficio inventario: Anna Cologgi
Ufficio amministrativo: Loredana Alibrandi, Raffaella Bagnoli, Maurizio Di Gregorio, Enrico Vergantini
Segreteria: Claudia Graziosi
Allestimenti: Matec Impianti
Si ringraziano per i prestiti gentilmente concessi: Laura Moro, direttore dell'istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione; la Biblioteca Vaticana.

Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari


21 gennaio - 25 marzo 2012 - L'ABITO POPOLARE RUSSO

21-01-2012

in collaborazione con il Museo Etnografico Russo di San Pietroburgo

La Mostra presenta cinquanta abiti databili tra il XIX e il XX secolo, appartenenti alle collezioni del Museo Etnografico Russo di San Pietroburgo, originari di differenti regioni della Russia di cui una rilevante parte fu raccolta e conservata a partire dal 1867, anno in cui si tenne a Mosca la prima Esposizione Etnografica. Il criterio adottato nella scelta degli abiti esposti è stato quello di offrire, anche ad un pubblico non specializzato, la possibilità di apprezzare la tradizione culturale russa attraverso l'abito popolare e mostrare in maniera adeguata tutte le diversità ed il valore estetico dell'abbigliamento tradizionale. Il visitatore potrà così rintracciare immediatamente i temi dell'evoluzione storica ed osservare l'abito popolare con le sue peculiarità, il luogo in cui era diffuso, il legame con la ritualità, l'età e il sesso di chi lo indossava. I principali tipi di abiti maschili e femminili tra i quali il più arcaico con la poniova, il sarafàn un abito lungo senza maniche e l'abito con la gonna a righe. Ancora oggi, in alcune località, le donne anziane continuano a portare la poniova, la camicia, il perednìk ed il copricapo, secondo i modelli tradizionali. La collezione è stata esposta in Mostra nel 2009 a Parigi e viene riproposta a Roma in occasione dell'Anno della cultura e della lingua russa in Italia.


5 dicembre 2012 - 31 marzo 2013 - LA SEDUZIONE DELL'ARTIGIANATO. OVVERO: IL BELLO E BEN FATTO

05-12-2012

A cura di Bonizza Giordani Aragno e Stefano Dominella

Una grande mostra che celebra la maestria sartoriale del Made in Italy attraverso l'esposizione museale di centotrenta abiti. "La Seduzione dell'Artigianato ovvero: il bello e ben fatto", promossa da Unindustria - Unione delle Industrie e delle Imprese di Roma, Frosinone, Rieti e Viterbo in collaborazione con CNA - Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa del Lazio e con il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, con il contributo della Camera di Commercio di Roma e con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Provincia di Roma, della Camera Nazionale della Moda Italiana e di AltaRoma, che inaugura il 5 dicembre presso il Salone d'Onore del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni di Roma, è un tributo all'Alto Artigianato racchiuso nella moda italiana. Un focus sulle straordinarie lavorazioni e sulle sapienti mani artigiane che le realizzano, fiore all'occhiello del bello e ben fatto rigorosamente italiano. La vernice della mostra sarà preceduta da una conferenza stampa che illustra l'evoluzione della professione Sartoriale, partendo dalle Caterinette fino alla dressmaker. Saranno presenti: Attilio Tranquilli - Vice Presidente Vicario Unindustria Roma, Daniela Porro - Direttore Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed etnoantropologico per il Polo Museale della città di Roma, Nicola Zingaretti - Presidente Provincia di Roma, Lorenzo Tagliavanti - Direttore CNA Roma, Maurizio Tarquini - Direttore Generale Unindustria, Stefano Dominella - Vice Presidente con delega alla moda Sezione tessile abbigliamento moda e accessori Unindustria, Stefano Micelli - Professore di Economia e Gestione delle Imprese Università Cà Foscari, Bonizza Giordani Aragno - Storica della moda.
L'esposizione, a cura del Vice Presidente con delega alla moda Sezione tessile abbigliamento moda e accessori Unindustria Stefano Dominella e della storica della moda Bonizza Giordani Aragno, si articolerà non solo attraverso meravigliosi manufatti inediti e contemporanei ma, la rivisitazione del "bello e ben fatto" partirà dal costume popolare italiano che all'Expo internazionale a Roma nel 1911 decretò il successo del nostro Paese come leader del settore manifatturiero in Europa. Grazie alla lungimiranza della Sovrintendente Daniela Porro saranno in mostra anche preziosissimi costumi, patrimonio storico del Museo, accanto agli abiti degli stilisti più acclamati del nostro secolo. E ancora in esposizione tavole di ricami preziosissime dagli anni Trenta ad oggi e croqui di lavorazioni sartoriali eccelse. Completeranno l'esposizione fotografie di laboratori-couture e sartorie, tanti volti sconosciuti da ammirare e immagini di particolari di quelle lavorazioni che hanno fatto la storia della moda ma che ancora oggi vengono realizzate con indubbia maestria, anche grazie alle nuove tecnologie. Plissé, nervature millimetriche, asole di ogni tipo, tessuti dipinti a mano e molte altre tecniche sartoriali saranno protagoniste della mostra. In mostra le mirabilie sartoriali delle più importanti case di moda italiane e di giovani designer che con la loro creatività rappresentano il futuro del Made in Italy. Sono stati inoltre coinvolti gli studenti dei più importanti Istituti e Accademie di moda e design e storici atelier di calzature che ancora oggi realizzano un prodotto rigorosamente fatto a mano.
Un percorso espositivo didascalico e sorprendente, con abiti e materiali mai visti prima,un excursus creativo-artigianale, sia per il pubblico tecnico che per i comuni visitatori della mostra. Durante la vernice della mostra verranno premiate una sarta première per l'impegno profuso durante la sua lunga carriera e una giovane dressmaker con l'augurio di diventare un'affermata professionista del settore.

Si ringraziano: Armani, André Laug, Antonio Marras,Benedetta Bruzziches, Bertoletti, Blumarine, Camillo Bona, Carta e Costura, Dal Co', Delfrance Ribeiro, Emilio Schuberth, Enrico Coveri, Fondazione Annamode, Fondazione Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Gabriele Colangelo, Galitzine, Gattinoni, Klopman, Lancetti, Laura Biagiotti, Leonardi, Maison Litrico, Marella Ferrera, Maurizio Galante, Max Mara, Mila Schön, Missoni, ModatecaDeanna, Mortari, Nicola Del Verme, Odile Orsi, Prada, Raffaella Curiel, Renato Balestra, Roberta di Camerino, Roberto Capucci, Roberto Cavalli, Roberto Spinelli, Romeo Gigli, Salvatore Ferragamo, Sante Bozzo, Santo Costanzo, Sarli, Scuderi, Sorelle Fontana, Spadafora, Sportmax, Sylvio Giardina, Stefano Merola, Teatro dell'Opera di Roma, Tiziano Guardini, Valentino,Versace, Walter Albini. Istituti e Accademie italiane di moda: Accademia di Costume e di Moda, Accademia di Belle Arti Frosinone, Accademia Koefia, Accademia Maria Maiani, Accademia Nazionale dei Sartori, Istituto Europeo di Design, Istituto Virginia Woolf, Scuola di Moda Ida Ferri

CREDITI
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari - Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Direttore ad interim: Daniela Porro
Allestimento: Oreste Albarano, Roberta Scoponi, Franco Gandin, Nicolò Giacalone
Comunicazione web e Archivio di Antropologia Visiva: Emilia De Simoni
Apparati audiovisivi e multimediali: Stefano Sestili, Simonetta Rosati
Ufficio del Direttore: Loredana Alibrandi
Segreteria di Direzione: Laura Ciliberti, Marina Innocenzi, Claudia Graziosi
Segreteria Comunicazione web: Francesca Montuori
Accoglienza e vigilanza: Antonio Fiorillo
Attività in conto terzi: Luigia Ricci Rozzi

Catalogo
Testi: Daniela Porro, Paolo Maria Guarrera
Fotografie: Massimo Berretta
Ricerche inventariali: Paolo Maria Guarrera, Roberta Scoponi, Anna Cologgi

Realizzazione e organizzazione
Mostra a cura di Bonizza Giordani Aragno e Stefano Dominella
Ideazione Progetto a cura di Sezione Tessile Abbigliamento, Moda e Accessori di Unindustria
Organizzazione e Ufficio Stampa a cura di Unindustria
Realizzazione Progettuale a cura di Unione Servizi Roma
Redazione, coordinamento e ufficio stampa moda: Edoardo de' Giorgio, Gustavo Marco P. Cipolla, Giulia Cupello
Progetto di allestimento: REDSTUDIO
Coordinamento allestimento: Rossella Ronti, Joi De Santis
Studio grafico per l'allestimento: Maria Giudice
Immagini fotografiche delle aziende associate Unindustria: Paolo Belletti

Si ringraziano
Anna Biagiotti, Barbara e Marisa Curti, Paola Fidanza, Silvia Samaritani Giordani. Gabriella Lo Faro, Simona Marchini, Maria Stella Margozzi, Rita Samaritani Midulla, Deanna Ferretti Veroni

Catalogo
Concept a cura di Stefano Dominella
Immagini fotografiche a cura di Antonio Barrella
Studio grafico a cura di Simona Petrollini
Styling dello shooting fotografico ed elaborazione archivio di moda a cura di Simona Aragno, Lucia de Grimani, Isabella Faggiano
Realizzazione catalogo: Edizioni Sette Città Srl

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2002-2009

2001-2002 IL PRESEPE POPOLARE. LA COLLEZIONE STORICA DEI PASTORI NAPOLETANI

La mostra sul Presepe popolare e, in particolare sulla collezione di pastori napoletani del '700 e '800 conservati nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, rientra nel panorama espositivo attraverso il quale si intende far conoscere, nella loro completezza, alcune collezioni note solo parzialmente al pubblico. Il presepe napoletano storico, di proprietà del Museo, risale al 1911 quando, per l'Esposizione Internazionale tenutasi a Roma nello stesso anno, vennero allestiti sotto la direzione di Lamberto Loria (1855-1913), all'interno della Mostra di Etnografia Italiana, due presepi napoletani. Il "presepe", termine che significa capanna o mangiatoia, con riferimento alla greppia dove, secondo la tradizione evangelica, nacque o fu deposto Gesù, diventa nel tempo la ricostruzione convenzionale, mediante statuette ed elementi scenografici per lo più mobili, dei luoghi in cui nacque Gesù. I presepi, in quanto composizioni plastiche formate oltre che dalla Sacra Famiglia da un numero variabile di personaggi, con fondali più o meno ricchi, nascono con funzione devozionale nelle chiese, ma finiscono per diventare oggetto di culto privato nelle case. Si diffondono col tempo vere e proprie scuole presepiali, con temi, stili, tecniche, figure suggerite dalla fantasia e dall'inventiva degli autori. Nell'ambito della mostra si possono visitare, nel rinnovato allestimento della Sala del Ciclo della Vita Umana, due presepi: uno ricostruito con le figure presepiali dell'Esposizione Universale del 1911 e l'altro con le figure napoletane del '700 e dell' '800 acquisite nel 1999. Le scenografie dei due presepi sono state realizzate dal paziente lavoro di Nicola Maciariello. Nel primo sono collocati oltre 200 tra pastori e finimenti della collezione storica del Museo. Nel secondo viene presentato l'importante donativo di Mario e Laura Verduzio, costituito da 178 pezzi relativi a un presepe napoletano del '700.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (19 dicembre 2001 - 30 settembre 2002)


2002 DAL MASSO ALLA FORMA VIVA. IL MARMO DI CARRARA ATTRAVERSO LE IMMAGINI DI ILARIO BESSI

La mostra fotografica, promossa dal Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari con il Club Unesco Carrara dei Marmi, ha privilegiato la fotografia storica quale oggetto etnografico in sé ed ha capovolto l'impiego della fotografia come documentazione dell'oggetto decontestualizzato utilizzando, invece, la lizza, lunga slitta di pali di legno – donata dalla Scuola del Marmo di Carrara e dal Comitato dei Lizzatori al Museo – come oggetto/simbolo, pretesto del discorso narrativo volto a valorizzare il lavoro dei cavatori e dei lizzatori quale strumento di costruzione dell'identità locale. Obiettivo della mostra è far conoscere e valorizzare il lavoro operaio condotto nelle cave del marmo delle Alpi Apuane, nel periodo compreso fra il 1920-1930 e il 1940-1955, attraverso le immagini fotografiche scattate dal fotografo Ilario Bessi (1903-1986).
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (8 febbraio - 19 aprile 2002)


2002 LA MACEDONIA ATTRAVERSO LE TRADIZIONI FESTIVE E QUOTIDIANE
Mostra fotografica dedicata alle feste ed ai rituali pubblici e privati della Macedonia. La Mostra è costituita da circa 75 immagini fotografiche, che risalgono per lo più agli anni '50, che mostrano usi e consuetudini ancora pienamente praticate in quegli anni ed in alcuni casi perduranti fino ad oggi. E' esposto anche un limitato numero di oggetti legati alle varie occasioni cerimoniali macedoni. L'iniziativa è promossa dal Museo di Macedonia – Shopje e il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. Le immagini raffigurano momenti e fasi di alcuni importanti usi cerimoniali macedoni, per lo più legati al ciclo calendariale o ai riti di passaggio nel ciclo della vita umana. Il pubblico può assistere alla proiezione di alcuni filmati sul tema cerimoniale realizzati negli anni '50 dal Museo di Macedonia. L'iniziativa si inserisce in una serie di mostre fotografiche che il Museo ha allestito negli ultimi anni, riguardanti diversi aspetti o eventi di interesse etnografico presentati al pubblico attraverso il mezzo fotografico, anziché attraverso gli oggetti della cultura materiale o dell'arte folklorica.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (24 maggio - 22 settembre 2002)


2002 LE IMMAGINI DELLA FANTASIA. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ILLUSTRAZIONE PER L'INFANZIA

Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari ospita per la seconda volta a Roma, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell'Infanzia, "LE IMMAGINI DELLA FANTASIA" della Fondazione del Comune di Sàrmede, provincia di Treviso. La mostra curata dal gruppo "RomaInsieme" – Centro Turistico Giovanile, in collaborazione con il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari e con l'Assessorato alle Politiche di promozione dell'Infanzia e della Famiglia del Comune di Roma. L'esposizione dà visibilità ai linguaggi dell'illustrazione infantile: tutti gli autori si ispirano al repertorio universale dei racconti e dei miti. Per questa XIX edizione, ospitata come quella dello scorso anno presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, sono presenti 40 artisti provenienti da ventidue paesi. Messico, Brasile, Giappone, USA, Africa de Sud, sono alcuni dei paesi rappresentati in questo ventaglio eccezionale di immagini che testimoniano l'impegno costante degli organizzatori volto a presentare sempre nuove culture ed espressioni artistiche originali. La mostra e il catalogo si propongono dunque, come strumenti di conoscenza e di valorizzazione di ciò che viene prodotto di anno in anno in questo campo a livello mondiale. L'edizione del 2002 è dedicata a Pinocchio, il burattino più discolo di tutti i discoli, al quale è stata riservata un'intera sezione della Mostra.


2002-2003 IL VOLO DELLO SCIAMANO. SIMBOLI ED ARTE DELLE CULTURE SIBERIANE

L'Esposizione affronta il tema dello sciamanesimo siberiano. Caffettani, idoli, divinità magico-religiose, tamburi, raffigurazioni degli spiriti adiutori degli sciamani sono oggetti testimoni di un altro mondo che si intende esplorare e su cui riflettere. La mostra è il frutto dell'accordo culturale stipulato nel 1999 tra lo Stato Italiano e la Confederazione Russa. La gran parte dei materiali proviene dal Russian Museum of Ethnography di San Pietroburgo, una delle più grandi collezioni di opere – datate tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo – appartenenti ai popoli siberiani coinvolti nel complesso mondo sciamanico che lega la magia alla religione. Quale omaggio ai viaggiatori ed esploratori dell'Ottocento italiano sono in mostra gli oggetti raccolti da Stephen Sommier (1848-1922) nella Siberia Occidentale nel 1883 conservati al Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. "Siberia", vuol dire terra meravigliosa, un paese delle meraviglie, con grandi catene montuose e colline dorate, caleidoscopio odierno di etnie, tradizioni, religioni. La Siberia è conosciuta anche come terra delle aquile, luogo di nascita ed elezione del primo sciamano. A partire dalla fine del Settecento, il termine stesso di sciamano saman, che proviene dalla lingua di un popolo alcaico, sta a designare il protagonista assoluto delle cerimonie religiose e dei riti di guarigione. La mostra è stata organizzata in tematiche fondamentali: l'ambiente, la figura dello sciamano con i suoi caffettani e accessori, usati durante le sedute di guarigione e nei viaggi o voli da lui compiuti attraverso l'axis-mundi e simboleggiati dall'albero fissato al centro dello spazio sacro riservato al rituale sciamanico. L'esposizione, volendo anche mettere in relazione tali fenomeni magico-religiosi con quelli presenti nella nostra cultura, è accompagnata dalla documentazione fotografica originale – datata tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento – che proviene dagli Archivi Fotografici Storici del Russian Museum of Ethnography e dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. In occasione dell'esposizione sono presentati alcuni filmati, girati tra il 1994 e il 1996, sulle culture sciamaniche siberiane dell'Istituto Etnografico di Nuoro e quelli concessi da Rai Educational, per la regia di Giorgio de Finis, oltre ai documentari di Miháli Hoppál Shamanism. Past and Present (1994) e di Lajos Nádorfi e Miháli Hoppál The land of the Shaman (1996).
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (28 novembre 2002 - 26 maggio 2003)


2003 EMERGENZE UMANITARIE "LE CRISI DIMENTICATE"

L'esposizione è costituita da 40 immagini scattate da Javier Teniente tra il 1998 e il 1999 in Mauritania, in Honduras, durante il disastro naturale dell'uragano Mitch, in Kosovo e a Timor e da quattro pannelli fotografici, di autori diversi,che illustrano l'impegno di Medici del Mondo in Ecuador. La Mostra è in collaborazione con la Fundacion para el Arte y Cultura en el Ecuador, nata nel 1979 e con l'Associazione di Solidarietà Medici del Mondo Italia, Sezione centrosud. La Fondazione ha come obiettivi la conoscenza e la diffusione della cultura ecuadoriana e dell'America Latina. È stata impegnata in diversi eventi culturali a Roma ed attualmente ha in progetto la realizzazione di un Centro Pilota in Guayaquil per accogliere i bambini di strada, recuperandoli attraverso l'arte-terapia. L'Associazione di Solidarietà Internazionale Medici del Mondo è nata nel 1980 in Francia ed è composta da 12 delegazioni nazionali. Si caratterizza per la vocazione alla cura delle popolazioni vulnerabili nelle situazioni di crisi mondiale; alla promozione dell'impegno volontario di medici, di operatori professionisti nel settore della salute, di cittadini e di altri professionisti interessati al sostegno umanitario nei territori di crisi; all'assicurazione dell'impiego di tutte le competenze necessarie all'assolvimento dei suoi obiettivi; alla predilezione del rapporto di cooperazione con le comunità locali. In totale indipendenza della loro pratica medica, Medici del Mondo rivela i rischi di crisi e le minacce alla salute e alla dignità per contribuire alla loro prevenzione; ricerca la cooperazione di altri partner per azioni di solidarietà anche fuori dall'area strettamente legata alla salute; denuncia con un'azione di testimonianza le violazioni dei diritti umani, ed in particolare, gli ostacoli all'accesso alla salute; sviluppa nuovi approcci e nuove pratiche di salute pubblica nel mondo, fondati sul rispetto della dignità umana; s'impegna nelle operazioni di trasparenza con i propri sostenitori; milita affinché venga istituita l'etica della medicina umanitaria. Le 40 immagini fotografiche sono di Javier Teniente, fotografo di Vigo, Galizia, impegnato da anni nella documentazione delle condizioni delle popolazioni emarginate e colpite da eventi bellici. La sua opera rappresenta la tragica quotidianità di un'umanità esclusa, vittima dei disastri naturali, di epidemie, della fame, di ingiustizie sociali, di conflitti armati, della violenza politica e del razzismo. L'Esposizione al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari è accompagnata da cinque documenti video girati da operatori di Medici del Mondo in Cecenia, Afganistan, Repubblica democratica del Congo ed Ecuador.


2003-2004 ANNABELLA ROSSI E LA FOTOGRAFIA. VENT'ANNI DI RICERCA VISIVA NEL SALENTO E IN CAMPANIA

Mostra in collaborazione con l'Università di Salerno, Cattedra di Antropologia Culturale. L'esposizione è costituita da 87 immagini scattate da Annabella Rossi tra il 1959 e il 1976 in occasione delle sue ricerche di campo a Ruffano (Lecce), nel Salento, a Nardò (Lecce), a Montesanto (Lecce), a Galatina (Lecce) e a Templata, frazione di Albanella nel salernitano. Annabella Rossi (1933-1984) iniziò a lavorare al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari negli anni Sessanta del Novecento occupandosi, in particolare, delle ricerca e catalogazione delle forme di religiosità popolare. Nell'estate del 1959 partecipa alla ricerca di campo nel Salento, promossa dall'etnologo Ernesto de Martino sul tema del tarantismo, istituto magico-religioso di possessione radicatosi nel Salento da epoca pre-romana. Questa circostanza ha costituito per Annabella Rossi un momento formativo fondamentale per la sua attività di antropologa. Reclutata nella ricerca come intervistatrice, presto iniziò a fotografare il Salento, confermandosi tra i primi antropologi italiani, in particolare, donna, ad usare la macchina fotografica come ausilio nel lavoro di campo. Fotografa la parte più segreta di questa terra, la piega profonda che spesso si trova nel fondo dell'anima di un individuo, così come di una comunità.
Salerno, Lecce, Roma, Napoli (maggio 2003 - aprile 2004)


2003-2004 LA CERAMICA DI GROTTAGLIE OVVERO L'IMPORTANZA DELLA TRADIZIONE

La mostra presenta al pubblico circa 130 manufatti dall'Ottocento ad oggi e analizza il mondo della produzione ceramica di Grottaglie - centro di tradizione secolare nel campo dell'arte di plasmare la creta - nel contesto della produzione artigianale tradizionale e artistica pugliese. Tale produzione, in ambito nazionale, può vantare una continuità produttiva unica e costituisce un'irripetibile singolarità: a partire dal XVI secolo la produzione ceramica viene effettuata nelle abitazioni in grotta di una delle tante Lame (Lama di S. Giorgio), adibite pian piano esclusivamente a laboratorio, che hanno dato vita nel corso del tempo a quell'unicum urbanistico costituito dall'attuale, caratteristico, "Quartiere delle ceramiche". Un patrimonio interessantissimo che questa esposizione intende promuovere a sostegno di questo particolare settore produttivo proprio degli artigiani, che nel rispetto dei valori della tradizione locale hanno dato nuovo impulso e vigore alla creatività, contribuendo notevolmente al riconoscimento della città di Grottaglie, quale centro di antica produzione ceramica, degna di essere inserita a pieno titolo nel novero dei 25 centri nazionali, tutelati dal marchio DOC per la "ceramica artistica e tradizionale". Accanto ai manufatti di creta sono esposti anche esempi di artigianato tessile (cinque tra costumi femminili e maschili) e quelli di produzione orafa (ventidue tra gioielli e ornamenti). Il percorso espositivo presenta un andamento a cerchi concentrici dall'interno verso l'esterno, offrendo una lettura degli oggetti, analizzati nel loro valore simbolico e in quello pratico-funzionale. Oggetti antichi e moderni sono posti a confronto per segnalare le differenti tecniche costruttive, i materiali, le diversificate funzioni, ma soprattutto per identificare la varietà delle scuole e dei maestri artigiani attivi nella contemporaneità. Sono presenti nella esposizione le opere delle seguenti botteghe: Bottega "Ceramiche Domenico Caretta" di Caretta Pietro; Bottega "Ceramiche d'Arte" Carriero Carmelo; Bottega "La Ceramica Vincenzo Del Monaco" di Giuseppe Del Monaco; Bottega Francesco Fasano; Bottega Nicola Fasano; Bottega Oronzo Mastro; Bottega Domenico Pinto; Bottega Vestita, e la "Manifattura Ceramica Grottagliese". A corredo della mostra, nella Sala Fotografica viene proposta una panoramica di immagini, realizzate dal fotografo grottagliese Giovanni De Vincentis, che documentano la produzione ceramica sin dagli anni '50. Questo patrimonio di straordinario interesse andrà ad arricchire l'archivio fotografico del Museo.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (26 novembre 2003 - 30 giugno 2004)


2005 INCANTATI DALLA BELLEZZA DELLA TRADIZIONE

La mostra "Incantati dalla bellezza della Tradizione" rappresenta il secondo appuntamento con le più significative espressioni dell'arte e della cultura slovacche. Organizzata secondo nuclei tematici legati al gioiello d'argento, all'abito e ai suoi accessori, l'esposizione presenta complessivamente circa 100 manufatti antichi e contemporanei di raro pregio esecutivo. Nel contesto della mostra, inoltre, uno spazio rilevante alle fotografie di Karol Plicka (Vienna 14.10.1894 - Praga 6.5.1987), autore straordinario non soltanto per la sua profusione, ma soprattutto per la molteplicità dei suoi generi. Plicka nel corso della sua vita ha prodotto, oltre ad un numero considerevole di fotografie, circa cento pubblicazioni letterarie, sessantamila registrazioni originali di canti popolari, decine di migliaia di negativi e diapositive, nonché innumerevoli metri di pellicola cinematografica.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (10 febbraio - 3 aprile 2005)


2005 COSTUMI. GLI ABITI SARDI DELL'ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI ROMA DEL 1911

Mostra realizzata in collaborazione con l'Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro. L'abito costituisce, tra le testimonianze etnografiche, il documento più idoneo ad interpretare e conoscere la nostra storia e la nostra cultura perché è strettamente connesso al contesto sociale e culturale in cui nasce, da questa consapevolezza la scelta della realizzazione di questa esposizione, che presenta gli abiti tradizionali e gli ornamenti esposti in occasione della Mostra di Etnografia del 1911 nell'ambito dell'Esposizione Internazionale, organizzata dall'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) nel contesto dei festeggiamenti tenutasi a Roma per il primo cinquantenario dell'Unità d'Italia. I settanta abiti esposti assieme ad oltre cento oggetti di oreficeria, che testimoniano le tipologie vestimentarie nel periodo compreso tra Ottocento e Novecento, colpiscono per la notevole ricchezza delle varianti legate alla festa, alla quotidianità e al lutto e date dalla combinazione creativa di tessuti, tecniche, colori e ornamenti. Gli ori, strettamente connessi alla foggia degli abiti, sorprendono per la notevole ricchezza dei buttones usati per camicie, giubbetti e panciotti, e delle catene e fibbie indispensabili per allacciare alcune parti del costume, come il grembiule e il corpetto, oppure fermare il copricapo. Alla base della Mostra c'è un'idea particolarmente suggestiva: presentare, oggi, gli abiti tradizionali che la Sardegna aveva inviato a Roma per l'Esposizione del 1911. Un'idea di crocevia di tante storie, dell'Italia e delle Regioni, della nascita del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari e dei tanti Musei della Vita e delle Tradizioni Popolari, che godono oggi del rinnovato interesse per i beni etnoantropologici. Le grandi Esposizioni, nazionali ed internazionali, della seconda metà del XIX secolo e dei primi decenni del XX hanno riservato al costume una particolare attenzione. Nel generale contesto di raccolta etnografica, focalizzata sul "tradizionale" e sull'"autentico", i costumi "antichi" delle diverse località regionali dovevano essere raccolti in via preferenziale, proprio per le caratteristiche identitarie.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (18 maggio - 18 settembre 2005)


2005-2006 SIVIGLIA AGO E ORO. SPLENDORI E ARTE DEL RICAMO

Mostra realizzata in collaborazione con la Società d'Arte di Siviglia, sotto l'alto patronato della Commissione Pontificia per i Beni Culturali e con il patrocinio della Junta de Andalucia. L'esposizione di circa 100 manufatti ricamati in oro e in argento consente di individuare i temi fondamentali della mostra, articolata per sezioni che illustrano la storia e l'evoluzione professionale dei ricamatori sivigliani; i supporti, le tecniche e i materiali utilizzati; la trasformazione dei decori ricamati sui tessuti; la produzione in relazione alle corporazioni, ai laboratori e ai disegnatori; la tipologia e il simbolismo delle opere ricamate. La mostra si svolge su una superficie di circa 1530 mq. secondo un itinerario didattico e interattivo suddiviso in aree tematiche specifiche: arte ed artigiani, bajo palio, il fulcro dello sguardo, la processione biblica, la immagine adorna, la ricostruzione di una strada di Siviglia e la messa in scena. Il visitatore, grazie alla suggestiva scenografia e alle proiezioni audiovisive ha la possibilità di essere partecipe di tutto il processo: conoscerà l'origine del ricamo ed il suo sviluppo (la storia); come si elabora (materiali e tecniche); il significato iconografico e simbolico sia dei singoli particolari sia degli elementi che si fondono nel ricamo; come si compongono i vari elementi per formare le sfilate delle confraternite ed ovviamente il contesto della processione, il ruolo delle confraternite, il sentimento religioso, i vari passaggi, i rituali. Il percorso infrange la concezione tradizionale della cultura storica delle esposizioni, orientandola in un processo di ricostruzione fatto di esperienza, ricerca e tecnica, che si arricchisce di argomenti e metodi attraverso il ricorso a discipline diverse, aperte ai fenomeni sociali, storici e antropologici, in grado di attivare uno stretto legame con la tradizione.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (11 ottobre 2005 - 15 gennaio 2006)


2007 VOLTI DEL GIAPPONE

La mostra fotografica ha presentato al pubblico circa 100 immagini di volti e aspetti della società giapponese, nelle quali viene evidenziato l'apparente contrasto tra tradizione e modernità. La mostra è stata realizzata con il patrocinio della Fondazione Italia-Giappone e con la partecipazione della Facoltà di Antropologia dell'Università "La Sapienza" di Roma, dell'Istituto di Cultura Giapponese, dell'Ambasciata del Giappone in Italia e della Facoltà di Arti Orientali dell'Università "La Sapienza di Roma".
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (12 aprile - 3 maggio 2007)


2009 ABITI. RACCONTI DELLA TRADIZIONE VALDOSTANA CON LE IMMAGINI DI ANTONIO NOVENA (1931-2003)

In accordo con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e l'Assessorato dell'Istruzione e Cultura della Valle D'Aosta è stata inaugurata il 25 maggio 2009 nella sede del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari la mostra "Abiti. Racconti della tradizione valdostana con le immagini di Antonio Novena (1931-2003)". L'abbigliarsi è uno dei temi centrali della ricerca etnografica condotta dal Museo - oggi parte del nuovo Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia - che nell'ultimo decennio ha dedicato a questo tema un'attenzione particolare attraverso esposizioni ad esso dedicate. È stato infatti il lavoro capillare compiuto sul patrimonio, via via sedimentato e sistematicamente ordinato, che ha permesso di presentare in mostra e in catalogo una significativa campionatura della raccolta di abiti e ori della Valle D'Aosta (383 pezzi) che fanno parte dell'eccezionale collezione conservata nella sede dell'EUR, composta da oltre 1000 abiti tradizionali della fine dell'Ottocento e dei primi del Novecento. Collezione formatasi per iniziativa dell'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) in occasione della Mostra dell'Etnografia Italiana tenutasi nell'ambito dell'Esposizione Internazionale del 1911 per il cinquantenario dell'Unità d'Italia.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (26 maggio - 25 ottobre 2009)

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1997-2001

1997 NELLE INDIE DI QUAGGIÙ

Mostra di 159 immagini in bianco e nero di alta qualità formale e interesse scientifico, scattate da Francesco Faeta nel Mezzogiorno d'Italia e, in particolare, in Calabria. Le fotografie illustrano aspetti della realtà sociale ed etnologica delle regioni meridionali, soprattutto in rapporto ai riti legati al culto dei morti, alle feste della settimana santa, al carnevale, all'architettura del paesaggio, alle condizioni e ai modi di vita delle comunità ivi insediate. Con l'espressione "Le Indie di quaggiù", alla fine del XVI sec., i missionari gesuiti indicavano remoti universi contadini sparsi per ogni dove in Italia, in particolare nel Mezzogiorno, nei quali per l'isolamento geografico e la frammentazione del territorio, per la miseria spirituale e materiale delle popolazioni, per la durezza della condizione civile più urgeva, a loro dire, l'impegno di evangelizzazione. La mostra è stata presentata da Luigi M. Lombardi Satriani e Marina Miraglia ed è stata accompagnata da un'ambientazione sonora curata da Antonello Ricci.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (24 gennaio - 23 febbraio 1997)


1997 ARTE COREANA CONTEMPORANEA

Mostra itinerante collettiva di pittura contemporanea per promuovere e favorire lo sviluppo dell'arte coreana, tutelare i diritti degli artisti e promuovere gli scambi internazionali, con il patrocinio della Korean Foundation di Seul e della Korea Fine Arts Association e in collaborazione con l'Ambasciata della Repubblica di Corea. L'arte coreana contemporanea è giunta in Italia la prima volta nel 1984, in occasione della Quarantaduesima Biennale d'Arte di Venezia dove, in seguito, nel 1995, è stato inaugurato un padiglione coreano. La mostra Arte Contemporanea Coreana, con la partecipazione di artisti coreani attivi sia in campo tradizionale che in quello moderno, è stata già ospitata i numerosi paesi, tra cui l'Olanda, l'Ungheria, la Romania, la Germania, la Turchia.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (6 marzo - 6 aprile 1997)


1997 ALI NEL MUSEO

Mostra organizzata con il Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, articolata in base a un percorso di testi e immagini che illustrano il rapporto bambino/museo/territorio. Un ipertesto interattivo consente, attraverso giochi e sentieri, di visitare il museo e il territorio romagnolo alla scoperta delle tradizioni locali. La sperimentazione del laboratorio didattico di Santarcangelo di Romagna è stata riproposta con un documento audiovisivo. Coordinamento di Patrizia Ciambelli e Mario Turci.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (16 aprile - 16 maggio 1997)


1997-1998 COSTUMI PER NARRARE. L'OFFICINA DI PIERO FARANI. ARTE, ARTIGIANATO, CINEMA

In mostra circa cento abiti originali della sartoria di Piero Farani realizzati con materiali e tecniche antiche. Disegnati da Danilo Donati per i film di Pier Paolo Pasolini, questi costumi rappresentano una sintesi della nostra cultura e il felice risultato del lavoro comune di scenografi, registi, sarti e artigiani di livello internazionale come Carlo Pompei, che ne ha fatto le calzature. Accanto ai costumi si possono ammirare gli oggetti delle collezioni etnografiche del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, come cesti, panieri, gerle, filatoi, ciotole di legno e di metallo, lanterne di latta e così via, che testimoniano la profonda attenzione del regista verso la cultura popolare, l'antropologia e l'archeologia rivisitata attraverso il mito. I costumi cinematografici originali, rimasti nell'oscurità per decenni, dopo la loro utilizzazione sul set, possono essere ammirati anche sugli schermi posti nel Salone d'Onore. Vengono proiettate le seguenti pellicole: Il Vangelo secondo Matteo, L'Edipo Re, Porcile, Il Decamerone, I Racconti di Canterbury, Il Fiore delle Mille e una Notte. La mostra è stata curata in collaborazione con l'Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma e del Centro Sperimentale per la Cinematografia-Cineteca Nazionale.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (18 dicembre 1997 - 20 maggio 1998)


1998 MOSTRA PERMANENTE: LA CERAMICA TRADIZIONALE ITALIANA NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO

Allestita nella Sala delle Colonne la mostra "La ceramica tradizionale italiana nelle collezioni del Museo" presenta al pubblico circa 170 manufatti della fine dell'Ottocento, un patrimonio estremamente interessante che si intende far conoscere al pubblico anche nell'intento di sostenere il settore produttivo ceramistico contemporaneo. La mostra è strettamente legata alla tradizione artigianale della lavorazione dell'argilla. Gli oggetti di terracotta sono testimonianze della vita quotidiana di una civiltà non ancora industrializzata. A seconda delle zone e dei periodi storici, le forme e le fatture risentono di particolari influenze, cosicché le produzioni mostrano autonomia di stile e di funzioni che conferiscono ai manufatti una originalità del tutto singolare. Ancora oggi sono attive moltissime fornaci nei centri più rinomati del paese. Accanto ai manufatti di creta sono esposti anche esempi di artigianato tessile (cinque tra costumi femminili e maschili) e quelli di produzione orafa (ventidue tra gioielli e ornamenti). Il percorso espositivo presenta un andamento a cerchi concentrici dall'interno verso l'esterno, offrendo una lettura degli oggetti, analizzati nel loro valore simbolico e in quello pratico-funzionale. Oggetti antichi che segnalano le tecniche costruttive, i materiali, le diversificate funzioni, e la ricca varietà.


1998 MOSTRA PERMANENTE: OGGETTI DELLA TRADIZIONE
Le raccolte etnografiche da Lamberto Loria a Paolo Toschi

Nell'intento di offrire al pubblico la possibilità di "riscoprire" una serie di oggetti conservati nei depositi etnografici del Museo, è stata allestita nel Salone d'Onore una esposizione permanente che contiene una selezione di oggetti provenienti dalle collezioni storiche del Museo. Il repertorio di manufatti del '900 è da attribuire all'etnografo Lamberto Loria (1855-1913), ideale fondatore del Museo. Nel percorso museale sono visibili anche reperti etnografici degli anni '40 raccolti dal folklorista Paolo Toschi (1893-1973). In 25 vetrine sono presentate le diverse espressioni della religiosità e della ritualità popolare, le varie forme di artigianato insieme all'evocazione degli spazi domestici e un'interessante retrospettiva storica costituita da due "scene di vita" - tipiche forme di allestimento etnografico diffuse a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Rilievo è stato dato alla scultura religiosa, ai costumi delle regioni, ai manufatti nei diversi materiali, dal tessuto al ricamo, alla ceramica, alla terracotta, ai metalli, all'intreccio di fibre vegetali.


1998 PER FINTA

Mostra itinerante per bambini e ragazzi, che si propone di sperimentare e giocare con le immagini televisive, del cinema e del teatro, scegliendo fra diversi livelli di fruizione: dall'uso didattico-scientifico delle macchine esposte, alla ricerca di riferimenti storici e al piacere di guardare, toccare e ascoltare. Gran parte del percorso espositivo è stato creato con materiali di recupero, vecchie televisioni, scatoloni di legno, caschi per la messa in piega, vecchi giochi trasformati o rielaborati, assemblando in modo creativo tecnologia, scienza e arte. La mostra, organizzata e promossa dai Laboratori Infanzia del Comune di Torino, si è svolta in collaborazione con il Museo e con l'Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Roma. Per tale occasione sono stati proiettati dei video fatti insieme ai ragazzi. Coordinamento di Pasqua Izzo.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (9-30 novembre 1998)


1999 REALTÁ E MITO NEI COSTUMI DEL PIEMONTE E DELLA VALLE D'AOSTA

Significativa selezione di costumi storici della tradizione popolare, da donna, da uomo e da bambino, composti da cuffie, cappelli, abiti, giacche, corpetti, grembiuli e calzature, insieme ai loro corredi di oreficeria. Sono i vestiti delle "itale genti" presenti all'Esposizione etnografica di Roma del 1911 per il cinquantesimo anno di vita dello stato unitario. L'esposizione ripercorre la storia di una collezione formatasi tra il 1905 e il 1910 e ripropone al pubblico sia i costumi "ricchi", spesso opera di abili sarti o di fantasiosi assemblaggi, sia quelli "poveri", indossati durante le quotidiane fatiche, riportando nei confini di una verità storica effettiva anche gli assunti e le modalità che ispirarono la raccolta e che caratterizzano il repertorio di costumi italiani del Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni Popolari. In questo modo gli indumenti tornano ad essere protagonisti di una storia che non è più soltanto patrimonio della tradizione popolare, ma è diventata patrimonio collettivo. La mostra è stata curata da Francesca Gandolfo.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (20 aprile - 30 settembre 1999)


1999-2000 OLIVIERO TOSCANI AL MURO. L'ARTE VISIVA NELLA COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA.

Mostra delle pubblicità di Toscani per Benetton che comprende grandi poster di sei metri per tre metri che possono essere ammirati a distanza ravvicinata, offrendo allo spettatore un ulteriore livello di lettura delle immagini che hanno suscitato i dibattiti più accesi degli ultimi anni. Dal dramma dei malati terminali di AIDS agli omicidi di massa, dai disastri ecologici agli arrivi in massa dei profughi albanesi, questi ed altri i temi offerti ad una riflessione che va al di là dell'immagine pubblicitaria fine a se stessa e che qualifica il linguaggio della comunicazione pubblicitaria. I manifesti sono stati montati su grandi strutture di metallo nel Salone d' Onore del Museo, mentre nella Sala delle Colonne è stato posto un pallone areostatico decorato dalle immagini dei giovani di Fabrica. La manifestazione rientra nella decisa azione che il Comune di Roma e L'Ente Eur hanno avviato per il rilancio del quartiere Eur. All'iniziativa hanno partecipato il sistema museale RomaMuseur, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, Ingegneria per la cultura e l'Associazione Culturale Futuro.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (27 settembre 1999 - 30 gennaio 2000)


2000 PITTURA CONTEMPORANEA IRANIANA

La rassegna, che comprende 80 opere di 16 prestigiosi artisti iraniani contemporanei, offre un panorama completo dell'arte contemporanea dell'Iran, ancora poco conosciuta in Occidente. Sebbene l'arte iraniana sia oggi inserita a pieno titolo nelle correnti artistiche internazionali, affonda tuttavia le sue radici in una tradizione più che secolare. Nei quadri esposti la visione artistica, respinta ogni tentazione verista, offre spazi, colori e forme che esaltano lo spirito poetico e ideativo, dando corpo a compenetrazioni dinamiche tra piani, figure e profili. La mostra consente, in particolare, agli specialisti, ai cultori dell'arte e, in generale, a tutti i visitatori di conoscere direttamente alcune delle opere più pregnanti della pittura iraniana odierna, che rappresenta una ulteriore progressione verso la costruzione di un effettivo e ampio dialogo fra le culture.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (24 maggio - 20 luglio 2000)


2000 LA MAGIA DEL FILO D'ARGENTO

La mostra presenta una raffinata selezione di gioielli d'argento e capi d'abbigliamento tradizionali della Repubblica di Macedonia. L'esposizione viene organizzata in coincidenza con le manifestazioni annuali che si svolgono a Roma in onore di S.Cirillo di Salonicco e costituisce un'occasione irripetibile per conoscere un aspetto importante della cultura macedone legato alla definizione dell'identità nazionale.Oltre 200 oggetti d'argento in filigrana che coprono l'arco cronologico dal XVII secolo al XX secolo e circa venti indumenti, che fanno parte degli elaborati costumi nazionali macedoni, possono essere ammirati nella sala dell'abbigliamento e degli ori.I gioielli, in maggioranza d'argento, sono anche d'oro e di bronzo. La tecnica utilizzata per la loro manifattura è, in particolare, la filigrana, un tipo di lavorazione antichissima, che consiste nel creare moduli decorativi attraverso la torsione e la piegatura di sottili fili d'argento o d'oro su di un'ossatura detta "telaio" o "scafo", alla quale vengono successivamente saldati. Nell'etnocultura macedone la tecnica della filigrana ha profonde radici e rappresenta una delle più genuine espressioni della creatività e della bellezza della tradizione orafa macedone.
Skopje, Museo della Macedonia - Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (22 maggio - 22 luglio 2000)


2000 IMMAGINI E COLONIE

La mostra itinerante sul colonialismo italiano in Africa, tra ottocento e novecento, ospitata dal Museo, è il risultato della ricerca condotta da Enrico Castelli dell'Università degli Studi di Perugia, svolta in collaborazione con il Centro di Documentazione del Tamburo Parlante di Montone (PG), con il Ministero degli Affari Esteri, l'Istituto Italiano di Cultura di Adis Abeba, il Dipartimento Uomo e Territorio dell'Università degli Studi di Perugia. I 60 pannelli espongono le immagini di propaganda veicolate, all'inizio del secolo, dai fogli volanti, dalle riviste illustrate, dalla pubblicità, dalle fotografie, dalla pittura, dai fumetti, cartoline e francobolli, allo scopo di promuovere la costruzione dell'identità africana, connotata negativamente, debole, inferiore e pertanto bisognosa di quella tutela che giustificò la missione civilizzatrice, cui l'Italia, alla stregua delle altre grandi potenze, si adoperò. Completano il percorso le tele italiane raffiguranti l'uomo africano, spogliato della sua dignità di persona e reso simile alle bestie e quelle di produzione africana in cui il punto di vista si capovolge ed è l'uomo bianco ad essere oggetto di osservazione, da parte dei cosiddetti neri. Vengono inoltre, proposti oggetti artigianali delle collezioni storiche del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, datati XVIII secolo, e una collezione di oggettistica africaneggiante italiana datata inizio XX secolo. La mostra testimonia, quindi, i pregiudizi veicolati dai media, divenuti una consistente barriera ideologica nella mentalità collettiva, dei quali oggi constatiamo il peso nei confronti delle minoranze etniche presenti nel nostro paese. Uno spaccato interessante sui meccanismi di creazione, funzionamento e circolazione delle immagini sull'Africa del periodo coloniale italiano.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (20 settembre - 20 novembre 2000)


2000-2001 INUIT. RACCONTI DI PIETRA
La mostra, nel presentare al pubblico italiano una selezione della ricca produzione materiale e artistica degli Inuit dell'Artico canadese presente nella collezione del Musée de la Civilisation del Quèbec, consente al visitatore non solo di entrare in diretto contatto con le opere esibite ma anche di trasferirsi idealmente all'interno dell'ambiente naturale e culturale in cui vivono i "popoli del nord" residenti nel territorio del Nouveau-Québec (o Nunavik), senza presentarsi tuttavia come una ricostruzione dello stesso. Gli oggetti in pietra scolpita, le riproduzioni di stampe, i manufatti di interesse etnografico, unitamente ai preziosi volumi dei secoli XVII e XVIII custoditi presso il Fondo antico della Biblioteca del Séminaire de Québec del Muséee de l'Amerique Française, alla significativa documentazione audiovisiva originale (National Film Board of Canada, etc) e al repertorio storico fotografico appartenente al Centro di Documentazione dell'Institute Culturel Avataq costituiscono, infatti, l'insieme degli elementi fondamentali con i quali è stato realizzato il percorso espositivo. Le opere esposte, fabbricate utilizzando le risorse disponibili (pietra, osso, avorio, corno, pelli animali, etc) testimoniano sapientemente le differenti tecniche impiegate: dal disegno alla incisione - forme antichissime di espressione e comunicazione – dalla scultura alla litografia.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (15 dicembre 2000 – 22 giugno 2001)


2000-2001 TESORI ETNOGRAFICI DELL'ARTE SLOVACCA

La mostra presentata è organizzata nell'ambito dell'accordo di cooperazione culturale stipulato con il Ministero della Cultura della Repubblica Slovacca e con il Musée National des Arts et Traditions Populaires di Paris. Nel Museo sono esposti oltre 700 oggetti dell'arte e della cultura slovacca: sculture sacrali, vetri e opere grafiche del ciclo cristologico, immagini del culto mariano e quelle legate alla venerazione dei santi, costumi e ori tradizionali, oggetti d'uso quotidiano, risalenti ai secoli XVI-XIX e XX, provenienti dal Museo Etnografico Nazionale di Martin, di Bratislavia Organizzata secondo nuclei tematici relativi alla vita, al lavoro e all'arte la mostra sollecita il visitatore attraverso una gamma di spunti di riflessione che vanno dall'ospitalità alla convivialità, dal lavoro agricolo all'artigianato, dalla nascita alla festa tradizionale e religiosa.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (14 dicembre 2000 - 18 aprile 2001)


2000-2001 I MODELLI DEL TEMPO. L'ABITO LAZIALE E IL DONATIVO ATTILIO ROSSI

La mostra è strettamente legata alle vicende del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. Gran parte dei costumi e degli ornamenti esposti, pervenuti grazie al lascito dello studioso e giornalista Attilio Rossi (1875-1966), nativo di Castel Madama, hanno arricchito, infatti, il patrimonio dello Stato in linea con i presupposti che hanno determinato la collezione di abiti del Museo. Gli abiti esposti, da sposa, da contadina, da artigiana, confezionati con tessuti a fiori rossi, blu, arancio, tutti coloratissimi; i vistosi corsetti "a sella" di seta e broccato con stecche e nastri di legatura per sottolineare il seno e il punto vita; le "tovaglie" per il capo; gli abiti da buttero con fusciacca; le classiche "ciocie" di pelle bovina, gli eleganti corredi di oreficeria, richiamano l'attenzione sull'affascinante universo linguistico dell'abito, che oltre a proteggere e coprire l'individuo, è fondamentalmente segno, comunicazione, luogo privilegiato per esprimere l'identità della persona e del gruppo sociale.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (30 novembre 2000 – 30 marzo 2001)


2001 GIARDINI DI PIETRA. L'ABITARE IN GROTTA NELLA CULTURA MEDITERRANEA

La mostra del fotografo tedesco Wolfgang Kleber, allestita presso il Museo è stata realizzata in collaborazione con la Cattedra di Antropologia Culturale della Facoltà di Sociologia dell'Università di Roma "La Sapienza", inserendosi così nel numero delle manifestazioni culturali che il Museo intende dedicare al concetto di alterità. Matera e Petra sono state poste a confronto, attraverso una selezione di sessanta fotografie in bianco e nero che illustrano i diversi modi dell'abitare: i diversi spazi abitativi e culturali che le caratterizzano.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (9 febbraio - 9 aprile 2001)


2001 IL PIANETA CARTA NEL TERZO MILLENNIO
La mostra presenta le opere di trentadue artisti italiani e stranieri d'arte contemporanea: opere prevalentemente tridimensionali realizzate attraverso la tecnica della cartapesta, del collage, degli origami. Nell'itinerario della mostra, accanto alle opere degli artisti è esposto il modello in cartapesta del Museo, raffigurante il santuario della Madonna di Loreto e databile 1862-70. Da sempre gli artisti hanno impiegato la carta come materia espressiva. In passato come superficie di lavoro, utilizzando il colore o l'inchiostro, in modo diretto oppure attraverso tecniche calcografiche. Oggi è stata riscoperta come materia in grado di offrire nuovo stimolo creativo. C'è chi costruisce da sé direttamente dalle fibre la carta, chi ricicla carte destinate alla distruzione, chi utilizza carte industriali e chi carta artigianale con uno spessore che varia dalla velina al cartone pesante in soluzioni che portano alla tridimensionalità. L'esposizione, ideale continuazione del Convegno "Il Pianeta Carta nel Terzo Millennio" - svoltosi presso la Sala delle Conferenze del Museo il 23 novembre 2000 - promossa con il CIAS (Centro Internazionale Amici della Scuola), è organizzata in collaborazione con il CeSMA (Centro Studi Marche) di Roma.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (4 ottobre - 4 novembre 2001)


2001 SANGUE, DIAVOLI E MISTERI. UNO SGUARDO SULLA PASQUA

La rassegna fotografica di 47 immagini del fotografo Marco Marcotulli, realizzate tra il 1992 e il 2000, presenta al pubblico alcuni esempi di processioni, tra le più "teatralizzate", che ancora oggi si svolgono in Sicilia, in Calabria e in Campania, durante i riti della Settimana Santa. Le immagini proposte sono quelle della processione dei Misteri a Trapani, Caltanisetta, Enna e Cassano Ionio; quelle del "rito del sangue" a Nocera Terinese e Verbicaro; quelle del pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell'Arco e del "ballo dei diavoli" a Prizzi. Il tema fondamentale è la rappresentazione della passione, morte e resurrezione di Cristo, celebrate in modo altamente drammatico e teatrale. A queste feste sottende un apparato di risoluzione simbolica di bisogni e aspettative, che sul piano della realtà e del quotidiano rimangono irrisolte. La comunità, che si stringe attorno ai riti che si celebrano durante il triduo pasquale, trova quindi nel luogo e ne tempo della festa oltre ad un senso di protezione e di salvezza anche un modo per meditare sul mistero della morte e di esorcizzarla.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (16 maggio - 30 settembre 2001)


2001 IL COSTUME POPOLARE ALPINO. LE ORIGINI DI UNA COLLEZIONE ETNOGRAFICA

La mostra, inaugurata nella rinnovata sede espositiva Casa del Conte Verde della città di Rivoli (TO), realizzata in collaborazione con il Comune di Rivoli, testimonia l'importanza e la necessità di utilizzare l'abito come veicolo comunicativo nel sociale e nel personale. I trenta costumi presenti nella mostra rendono note ad un ampio pubblico le collezioni di costumi e di tessuti conservati presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, raccolti nei primi anni del Novecento nelle valli Piemontesi e Valdostane e confluite nella prima Mostra di Etnografia Italiana del 1911, organizzata nell'ambito delle celebrazioni per il cinquantenario dell'Unità d'Italia. Gli abiti da lavoro sono affiancati a quelli cerimoniali e festivi, e presentano accessori quali cuffie intarsiate di fili d'oro e d'argento, scialli di seta damascati e tessuti decorati da finissimi pizzi al tombolo.
Rivoli, Casa del Conte Verde (8 settembre - 18 novembre 2001)

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