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Articoli filtrati per data: Settembre 2018

L'ICDe e il MuCIV alla XVI edizione di Tocatì

La presenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali alla XVI edizione di Tocatì, attraverso la partecipazione dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia e del Museo delle Civiltà, rappresenta un importante passo avanti nella salvaguardia e nella valorizzazione dei giochi e degli sport tradizionali, ma soprattutto dimostra che la collaborazione tra istituzioni e comunità è possibile.

L'edizione di quest'anno si inserisce all'interno di un vasto progetto formativo e informativo che l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia (ICDe) condivide con l'Associazione Giochi Antichi (AGA), iniziato a Verona nel novembre del 2017: si tratta di un ciclo di appuntamenti stagionali che tra primavera, estate e autunno stanno toccando grandi città e piccoli paesi, il nord e il sud del paese, coinvolgendo le comunità ludiche locali nei e con i loro diversi territori.

Lo scopo di questa azione, che l'ICDe e le comunità ludiche hanno pianificato e condiviso e che stanno attuando insieme nel pieno spirito della Convenzione di Faro, che tutti ci auguriamo venga ratificata al più presto, è quello di contribuire a far conoscere un patrimonio nascosto: quello delle culture ludiche locali.

Un viaggio-scoperta che fa dialogare città e campagna, mondi rurali e spazi urbani, ambienti metropolitani e piccoli paesi, società civile e comunità scientifica, attraverso un percorso di apertura alla reciproca conoscenza tra comunità e di riconoscimento e sostegno da parte delle istituzioni.

Con l'adesione dell'ICDe al Protocollo di Verona, diffuso durante il Tocatì 2017, si è inaugurata una promettente stagione di lavoro, con attività di ricerca e documentazione finalizzate all'inventario del patrimonio ludico, che confluirà nel più vasto inventario del patrimonio culturale immateriale, un progetto che l'ICDe sta portando avanti in collaborazione con le comunità patrimoniali e che vedrà la partecipazione della società civile e del mondo accademico nazionale ed internazionale.

In occasione di questa edizione 2018 del Tocatì, la presenza dell'ICDe e del Museo delle Civiltà nell'ambito del Forum Internazionale della Cultura Ludica intende proporre la forte collaborazione tra due importanti istituti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, finalizzata a costituire un importante polo di ricerca, promozione, valorizzazione ed esposizione del patrimonio culturale demoetnoantropologico e immateriale italiano e non italiano, un polo di ricerca che, nella collaborazione con le comunità, le università e gli istituti di ricerca, con le istituzioni e le amministrazioni locali, intende porsi come punto di riferimento nazionale e internazionale nei suoi ambiti di attività.

L'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia opera per la valorizzazione, in Italia e all'estero, dei beni culturali demoetnoantropologici, materiali e immateriali, e delle espressioni delle diversità culturali presenti sul territorio. L'istituto promuove inoltre attività di ricerca, formazione, studio e divulgazione, collaborando, per raggiungere i suoi fini istituzionali, con università, enti pubblici e privati, centri di ricerca nazionali e internazionali. Dal 2017 l'Istituto, insieme all'Associazione Giochi Antichi, organizza il progetto di formazione Tocatì: un patrimonio condiviso.

Il Museo delle civiltà, istituito nel 2016, raggruppa in un unico organismo quattro importanti musei nazionali: il Museo preistorico etnografico "Luigi Pigorini", il Museo delle arti e tradizioni popolari "Lamberto Loria", il Museo d'arte orientale "Giuseppe Tucci" e il Museo dell'alto Medioevo "Alessandra Vaccaro". L'obiettivo del museo è valorizzare e promuovere in modo unificato e innovativo collezioni archeologiche ed etnografiche uniche in Italia, per diffondere a un pubblico sempre più vasto settori del nostro patrimonio ritenuti fino ad oggi di interesse esclusivo di specialisti e appassionati.

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"Un patrimonio sulle spalle" alla 75° Mostra del Cinema di Venezia

75° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Italian Pavilion - giovedì 6 settembre 2018 - ore 16.30
Sala Tropicana - Hotel Excelsior - Venezia Lido

La Direzione Generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio e l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia in collaborazione con la Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla, decretata dall'Unesco Patrimonio Immateriale dell'Umanità, presentano

UN PATRIMONIO SULLE SPALLE di Francesco De Melis

Le macchine a spalla sono impressionanti strutture processionali portate a spalla da centinaia di persone nel corso di feste religiose profondamente radicate nella tradizione mediterranea, animate da un'intensa partecipazione collettiva. Tra queste, la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, i Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari formano, dal 2005, una "rete", la Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla - protagonista di questo short-film - che per la spettacolare complessità degli elementi messi in gioco e per l'importanza che riveste all'interno delle rispettive Comunità è stata decretata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità, oltre che "modello e fonte di ispirazione".

Girato "dall'interno" nel corso delle quattro feste, non a caso con la tecnica della "macchina a spalla", il film del regista etnomusicologo Francesco De Melis, è un incessante contrappunto di immagini e suoni prelevati "fisicamente" dal "cuore" delle feste nel corso di numerose campagne di ricerca etnografica sul campo. Il complesso missaggio del video, condotto su molteplici tracce audio, mira a far vivere un'esperienza di percezione contemporanea relativa a tutte le sonorità delle feste, come se si trattasse di un'unica cerimonia, scandita da un'unica partitura. S'intende così restituire al pubblico l'intensità del trasporto rituale come vissuto in prima persona, ossia dal punto di vista e dal "punto di udito" degli stessi portatori. In un rocambolesco divenire d' immagini, sotto il peso monumentale delle alte strutture votive, portatori e pubblico, al culmine della fatica fisica, all'apice dello slancio spirituale, vengono letteralmente calamitati verso la meta, dove sembrano riecheggiare le parole del mistico medioevale Meister Eckhart: "Più il pozzo è profondo, più nel contempo è alto, giacché altezza e profondità sono una cosa sola".

Interverranno

Sen. Lucia Borgonzoni
Sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali
Caterina Bon Valsassina
Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Leandro Ventura
Direttore dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Stefania Baldinotti
Funzionario antropologo dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Elena Sinibaldi
Funzionario antropologo del Servizio I del Segretariato Generale
Patrizia Nardi
Responsabile tecnico-scientifico e focal point della Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla, esperto in candidature UNESCO
Nicola Sanna
Sindaco della Città di Sassari, in rappresentanza di tutte le Comunità della Rete
Francesco De Melis
Regista e etnomusicologo

Conduce Patrizia Giancotti

I Gigli di Nola sono otto strutture, una per ogni antica corporazione di mestiere. Ogni macchina è trasportata a spalla da circa 120 uomini, detti Cullatori, che si muovono danzando al ritmo incessante di musicisti e cantanti collocati sulla base quadrangolare di ognuna delle altissime torri.
Questa processione musicale, accompagnata dalla barca di San Paolino, coinvolge centinaia di migliaia di persone: una "festa felice", semplicemente travolgente.

La Varia di Palmi è una complessa macchina processionale che celebra l'ascensione della Vergine Maria. Il carro votivo, una immensa nuvola con astri rotanti, che rappresentano l'universo, ha un'altezza di sedici metri e viene trascinata e sospinta da duecento portatori, gli 'Mbuttaturi. Su di esso trovano posto figuranti che rappresentano il Padreterno, gli Apostoli e gli Angeli: li sovrasta l'Animella, una bambina arditamente collocata sull'estrema sommità della Varia, scelta per rappresentare la Madonna Assunta in Cielo.

I Candelieri di Sassari sono dieci grandi colonne di legno dipinto ornate di nastri e stendardi, che rappresentano altrettanti ceri votivi in onore della Madonna Assunta. La Faradda, cioè la discesa, dei Candelieri ad opera dei Gremianti, avviene al suono e al ritmo di tamburi e pifferi, con coinvolgenti coreografie a passo di danza. I dieci candelieri, dopo aver fatto il giro di tutta la città, si ritrovano sul sagrato della Chiesa di Santa Maria di Betlem per le ultime giravolte danzanti, prima di entrare a rendere omaggio alla Vergine.

La Macchina di Santa Rosa di Viterbo è una imponente torre illuminata da fiammelle e luci elettriche, alta circa trenta metri e pesante cinque tonnellate. Nella città medioevale, totalmente oscurata per dar risalto alla sua luminescenza, la macchina viene portata a spalle da centotredici uomini, i "Facchini di Santa Rosa", lungo un percorso di oltre un chilometro tra le vie, talvolta molto strette, e le piazze del centro storico.

UN PATRIMONIO SULLE SPALLE
Regia: Francesco De Melis
Montaggio: Fabrizio Barraco
Coordinatori per l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia: Leandro Ventura direttore, Stefania Baldinotti consulente antropologo
Responsabile tecnico-scientifico per la Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla: Patrizia Nardi
Responsabile per il piano di comunicazione: Patrizia Giancotti

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Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
Metro Linea B (EUR Fermi) Bus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791
Amministrazione
trasparente

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